Negli anni d’oro della musica elettronica, quando le piste da ballo d’Europa pulsavano al ritmo di bassi profondi e sintetizzatori ipnotici, emerse dal panorama italiano un gruppo che seppe catturare l’essenza della dance underground e trasformarla in hit planetarie.
Gli U.S.U.R.A., acronimo enigmatico e carico di storia personale, rappresentano uno dei capitoli più vibranti della musica italiana degli anni ’90. Formati nel 1991 e attivi fino al 1998, questi artisti non furono solo produttori e musicisti, ma veri e propri architetti sonori che influenzarono il sound eurodance, mescolando techno, house e trance in un cocktail irresistibile.
La loro traiettoria, breve ma intensa, è un viaggio attraverso l’evoluzione della club culture, dal sottobosco delle label indipendenti alle classifiche internazionali, segnando un’epoca in cui l’Italia esportava non solo moda e cibo, ma anche ritmi che facevano tremare i dancefloor di mezzo mondo
Il nome U.S.U.R.A. non è un semplice acronimo inventato per suonare futuristico o misterioso, come spesso accade nei progetti dance dell’epoca. Al contrario, nasconde una storia intima e affettuosa: deriva dal nome della madre di Giacomo Maiolini, uno dei fondatori del gruppo. Ursula, la matriarca della famiglia Maiolini, diventa così l’ispirazione dietro le lettere che compongono l’acronimo – una scelta che infonde al progetto un tocco di calore umano in un genere spesso percepito come freddo e meccanico.
«l’idea della denominazione della band è nata dalla speranza di vedere
le canzoni della formazione suonate ed ascoltate sino all’usura!»
Giacomo, imprenditore visionario e proprietario della Time Records (una delle etichette dance più influenti d’Italia, con sede a Brescia), decise di omaggiare la propria origine familiare in un momento in cui la musica elettronica stava rivoluzionando il panorama sonoro globale
Questo dettaglio aneddotico, emerso da interviste e resoconti storici, aggiunge profondità al gruppo, trasformandolo da entità astratta a collettivo con radici autentiche nella cultura italiana. Gli U.S.U.R.A. si inseriscono pienamente nel filone dell’electronic dance music (EDM), ma con un approccio distintivo che li rende pionieri della scena italiana. Il loro sound è un ibrido esplosivo: influenze techno-underground – ereditate dalle produzioni berlinesi e detroitiane degli anni ’80 – si fondono con elementi di house e trance, creando tracce ipnotiche e ritmiche, perfette per i rave e le discoteche emergenti.

A differenza di molti act eurodance più pop-oriented, come i vicini Eiffel 65 o i Black Box, gli U.S.U.R.A. mantengono un’anima cruda e sperimentale, con bassi pulsanti, loop ipnotici e vocals eterei che evocano atmosfere oniriche. Il loro stile crossover, che unisce club music a melodie accessibili, li ha resi ideali per la rotazione radiofonica e MTV, contribuendo a democratizzare la dance in Italia e oltre. Prodotto dalla Time Records, il loro output riflette l’energia caotica degli anni ’90: un periodo in cui la musica elettronica passava da nicchia underground a fenomeno mainstream, influenzata da label come Deconstruction Records (con cui collaborarono per il debutto).
La nascita del gruppo
La storia degli U.S.U.R.A. inizia nel 1991, quando Giacomo Maiolini, fresco di successi con la sua label Time Records, recluta i produttori Walter Cremonini e Alessandro Gilardi per dar vita a un progetto ambizioso. Il nucleo creativo del gruppo, però, è formato dai performer e vocalist Claudio Varola, Michele Comis ed Elisa Spreafichi, che portano voci e presenze sceniche al sound elettronico. L’idea è chiara: creare musica dance che catturi l’euforia dei club bresciani e la esporti globalmente, in un’Italia ancora dominata dal pop sanremese ma pronta a esplodere con la club culture.
Il debutto arriva come un fulmine a ciel sereno nel 1992 con il singolo “Open Your Mind”, pubblicato inizialmente sotto Deconstruction Records
Questa traccia è una rivisitazione magistrale di “New Gold Dream” dei Simple Minds, arricchita da un giro di basso iconico e da un ritmo techno che la rende irresistibile. Il video, con le sue immagini psichedeliche e futuristiche, entra in heavy rotation su MTV, spingendo il brano in cima alle classifiche europee. È un successo immediato: vende centinaia di migliaia di copie, conquista i dancefloor e posiziona gli U.S.U.R.A. come nuova frontiera della dance italiana. L’album omonimo segue a ruota, raccogliendo i primi esperimenti del gruppo e consolidando il loro status di talenti emergenti.
Tra le numerose produzioni degli U.S.U.R.A. – che includono collaborazioni con artisti come Aladino, Silvia Coleman e Jinny – emergono tre singoli che rappresentano l’apice della loro carriera, ognuno un pilastro del repertorio dance anni ’90. Questi non sono solo tormentoni, ma tracce che hanno influenzato generazioni di DJ e produttori.
- Open Your Mind (1992) – Come accennato, il loro biglietto da visita. Con il suo hook vocale (“Open your mind before your brain becomes closed“) e il beat travolgente, raggiunge la vetta delle chart UK e italiane, vendendo oltre 500.000 copie. È il brano che introduce il pubblico al suono U.S.U.R.A.: energico, introspettivo e perfetto per l’alba di un rave.
- Infinity (feat. Datura) (1995) – Dopo un periodo di transizione con singoli come “Sweat” (1993) e “Drive Me Crazy” (1994), arriva questa collaborazione epocale con i Datura, altro act dance italiano. Pubblicato dalla Time Records, “Infinity” è un inno trance con cori gregoriani e ritmi pulsanti, che sigla un ritorno trionfale. Supera persino “Open Your Mind” in termini di impatto radiofonico, diventando un classico dei festival estivi e un tormentone che ancora oggi riecheggia nei remix moderni.
- Trance Emotions (1998) – L’ultima grande hit, che chiude l’era del gruppo su una nota alta. Rifacimento e evoluzione del loro sound, con influenze trance più marcate, anticipa il futuro della musica elettronica. Sebbene non eguagli i picchi precedenti, entra nelle top 20 europee e simboleggia la maturità artistica degli U.S.U.R.A., prima della pausa.
Questi successi non sono isolati: il gruppo ha prodotto decine di tracce, remix e album, ma questi tre catturano l’essenza della loro legacy – innovazione, collaborazione e un’abilità unica nel fondere underground con mainstream
Verso la fine degli anni ’90, con l’ascesa della commercializzazione estrema della dance e il mutare dei gusti verso l’euro-trance più pop, gli U.S.U.R.A. decidono di fermarsi. Nel 1997 esce un remix di “Open Your Mind” curato da DJ Quicksilver, che rilancia il brano per un’ultima volta, ma “Trance Emotions” segna l’addio.
Il gruppo si scioglie nel 1998, dopo aver prodotto hit per altri artisti e influenzato la scena italiana
I membri si dedicano a progetti paralleli: Cremonini e Gilardi continuano con la produzione, mentre Varola, Comis e Spreafichi appaiono in reunion sporadiche, come nel 2008 per eventi nostalgici.L’eredità degli U.S.U.R.A. è immensa: hanno contribuito a far conoscere l’Italia come culla della dance europea, ispirando act come Gigi D’Agostino o Prezioso. Oggi, le loro tracce vivono su piattaforme streaming e in compilation anni ’90, ricordando un periodo in cui la musica era sinonimo di libertà e connessione. In un’era di EDM algoritmico, il loro sound autentico rimane un faro per chi cerca radici genuine.








