Fino al 27 novembre, ogni giovedì alle ore 19, il Monk ospita Fuori Posto – Dialoghi sull’orlo di una crisi generazionale, la rassegna firmata Dominio Pubblico ETS.
Cinque appuntamenti gratuiti in cui artisti, attivisti e performer dialogano con il pubblico su temi centrali per la Generazione Z: diritti civili, salute mentale, attivismo climatico, identità, inclusione e nuove forme di comunità.
Nessuna cattedra e nessuna distanza: protagonisti del progetto sono gli stessi under 25 che lo conducono e lo curano, trasformando lo spazio in un laboratorio pubblico dove il confronto prende il posto dei monologhi. Non una promessa generica – quella del “lasciare spazio ai giovani” – ma una pratica effettiva: consegnare la guida a una generazione e accettarne linguaggi, tempi, inciampi e ambizioni.
Accanto alla redazione U25, una lineup che rispecchia la complessità del presente: tra gli ospiti Giuliano Logos, LOTTA, Giacomo Keison Bevilacqua, Giulia Ananìa, Eleonora Cuccu, Annachiara Vispi, Sofia Russotto, I Manifesto, Flavia De Muro, Hallyx e Aleksandros Memetaj, con la media partnership di UnderPark Radio. Tra atti performativi e dialoghi aperti, la rassegna attraversa poesia, musica, arti visive, teatro, fumetto e attivismo.
“Fuori Posto rappresenta ciò che succede quando si accetta la paura di lasciare tutto in mano alle nuove generazioni” spiega Nicola Boccardi, responsabile U25 “Forse ci servirà più tempo e commetteremo errori. Forse quello che realizzeremo non avrà la forma che ci si aspettava. Ma questo è il prodotto delle nostre necessità artistiche. Se spaventa la nostra visione del mondo, il dialogo è la chiave per venirsi incontro”
Una generazione che, per Boccardi, ha già ridefinito il rapporto tra arte e impegno: “La nostra non è la prima generazione a mescolare linguaggi artistici e necessità politiche, ma per noi questa commistione è organica. Non è una nicchia: è ormai il linguaggio comune di chi cresce connesso e sente l’urgenza di prender posizione”
Sul programma eterogeneo, Boccardi sottolinea la trasformazione dei linguaggi: “Oggi non stupisce più vedere forme ibride, dal fumetto alla musica passando per il teatro. Se l’esigenza comunicativa è comune, i linguaggi finiscono per incontrarsi. È inevitabile: chi fa arte, oggi, non può evitare l’impegno sociale”
Infine, sul ruolo degli spazi culturali nel favorire comunità e partecipazione, il punto è chiaro: “L’isolamento è reale. Per questo costruiamo occasioni di presenza condivisa. La nostra generazione ha bisogno di luoghi dove fare comunità senza togliere complessità al mondo. Non si tratta di semplificare, ma di capire insieme”
Fuori Posto diventa così un osservatorio generazionale, e un invito a lasciarsi spostare: da certezze comode a domande necessarie. Perché stare “fuori posto”, a volte, è la posizione migliore per vedere il futuro arrivare.









