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Esce per Digressione Music il nuovo album del cantautore catanese Francesco Foresta

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Dodici canzoni dal taglio introspettivo in cui si intrecciano riflessioni profonde e spaccati autobiografici Esce per Digressione Music, il nuovo album di Francesco Foresta, cantautore catanese ma pugliese di adozione e con alle spalle una lunga carriera, intrapresa da giovanissimo negli anni Ottanta e alla quale è ritornato di recente, dopo una lunga pausa forzata.

Anticipato dalla pubblicazione dei singoli "il filo spinato" e "Tempo", il disco raccoglie dodici brani dal taglio introspettivo nei quali si intrecciano spaccati autobiografici e riflessioni profonde sulla vita e sul mondo che ci circonda. Sin dal primo ascolto, a colpire è la cifra stilistica diretta ed essenziale del songwriting

Ogni brano, infatti, arriva all'ascoltatore senza filtri come materia viva e vibrante, non mediata da finzioni letterarie o paludamenti di sorta. Significativi in questo senso sono le prime due tracce del disco: "Filo spinato" che con la sua prepotente attualità affronta il tema dei migranti che, ogni giorno, attraversano il Mediterraneo su imbarcazioni di fortuna, alla ricerca di un futuro migliore, e la dedica alla madre "Tempo" che brilla per la sua elegante trama sonora che rimanda al tango argentino.

Entrando nel vivo del disco, traccia dopo traccia, vibrano le corde emotive dell'ascoltatore spaziando dalla struggente "Niente" alla poesia intessuta sulle increspature dell'elettronica di "Teoria del melograno", dal crescendo di "Credimi" allo spooken word di "Io non sono questo" passando per le toccanti "Il mio metro quadro" e "Ricordi" fino a raggiungere la sequenza finale con "L'amore non ha pietà", "La bellezza di un fiore finto" e "La sua figura" che suggellano un lavoro di rara intensità emotiva che non lascerà indifferenti gli ascoltatori più sensibili.

TRACKLIST
 
1. Il filo spinato
2. Tempo
3. È un pensiero
4. Niente
5. La teoria del melograno
6. Credimi
7. Io non sono questo
8. Il mio metro quadro
9. Ricordi
10. L'amor non ha pietà
11. La bellezza di un fiore finto
12. La sua figura
 
 
Un metro quadro, il mio metro quadro
di Laura Binetti

 

Un metro quadrato lo puoi misurare, è meno dell'apertura delle braccia, meno dello spazio di un baule. Un metro quadrato è uno scrigno nel quale si annidano sentimenti e passioni. È il luogo dove ritrovare i volti che il tempo sbiadisce, aquiloni che sperimentano il volo, preghiere sussurrate, l'amore che libera e tradisce.
Un metro quadrato è anche il buio dello spazio visivo di chi non riesce più a leggere negli occhi il suo vicino e confonde i colori di un fiore finto con quelli veri della natura. In quel buio si agitano le paure del passato e la violenza dei sogni traditi; l'orrore delle morti in mare e delle vite spezzate nel sabato sera.
Un metro quadrato è infine uno spazio che si dilata nell'infinito e ti invita a non fermarti a guardare solo ciò che non puoi più vedere. Tutto questo è il disco di Francesco Foresta: un baule carico di cose buone e di cattivi ricordi, di speranze tradite e sogni delusi, di tenere carezze e dolci addii.
Francesco Foresta, cantautore catanese trapiantato in Puglia, nei suoi testi non lascia nulla all'immaginazione o alla libera interpretazione, ci parla di sé, della sua vita, dei suoi dubbi e delle sue angosce, e lo fa direttamente, raccontandosi.
 
Semplicemente. Francesco Foresta è un uomo desideroso di dare un senso alle inquietudini che agita noi suoi pensieri, di dare un volto ai fantasmi del passato e del presente che convivono e combattono nel suo intimo, di dare una risposta ai tanti perché che non trovano pace.
È un uomo alla ricerca, che vuole gettare un ponte tra ciò che era e ciò che è diventato. I suoi testi sono pagine di diario che fissano ricordi che il tempo non lenisce. Emozioni che bruciano nelle vene, che urlano di rabbia, che lasciano i lividi nel cuore. Ma se scrivere ha un senso, l'obiettivo è sciogliere i legami con il passato, dispiegare le ali verso un nuovo orizzonte e provare a volare altipiani, raggiungere le mete, mirare bene il tiro, seguire gli aquiloni, guardare negli occhi le persone, leggere il cuore, vivere il momento.
E se le parole servono ad allontanare i silenzi che non pagano, a sciogliere i lividi del cuore, a non chiudere il mondo nelle paure, allora… parlane, parlane, urla e chiedi il perché.
In questo lavoro Francesco tenta un'autobiografia dei sentimenti passati e presenti. I suoi testi sono pensieri sciolti, nudi, scarni che raccontano, descrivono e sottolineano un disagio e un bisogno: ricominciare da dove tutto sembrava finito. Riflessioni alla ricerca di un abito per affrontare la vita.

È qui che l'incontro con lo stilista della musica (Giovanni Chiapparino) diventa fondamentale per vestire di luce quel metro quadrato e proiettare pensieri e sentimenti verso l'infinito.Un incontro che diventa sodalizio musicale per dare vita al sogno di cantare la melodia del cuore.

Per qualcuno la musica è una terapia, per Francesco Foresta è molto di più. È una chiave di violino che incisa sulla pelle prova a riaprire il baule dei sogni.

Note Biografiche

Francesco Foresta (Catania 1962) inizia a cantare da ragazzo nelle band catanesi nelle cantine della città. Ancora 14enne viene scoperto da musicisti professionisti che gli propongono di far parte di un gruppo stabile, gli AQUARIUS. Inizia così la sua esperienza professionale cantando in vari locali e piazze della Sicilia maturando un'esperienza musicale sul campo. Per un lungo periodo canta nella base militare di Sigonella dove collabora con musicisti americani che gli fanno scoprire la black music. All'età di 21 anni si trasferisce a Milano, cuore e fulcro della discografia Italiana degli anni '80. A Milano frequenta il CTA (Centro Teatro Attivo ) dove conosce musicisti, attori e ballerini, tra cui Danilo Minotti col quale cuce una importante collaborazione musicale, registrando dei brani con suoi testi. La sua "vita" musicale continua per diversi anni tra pubblicità e serate, fino a quando la vita non gli riserva amarezze che lo costringono ad abbandonare la musica. Da pochi anni ha ripreso a scrivere musica con tenacia e rigore, attingendo ispirazione dalle vicende della sua vita e di quelle che toccano il suo cuore sensibile.

 

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