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Hotel California: storia di un viaggio nelle stanze della droga

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Oggi cerchiamo di scoprire alcuni aneddoti interessanti contenuti in uno dei dischi più belli degli Eagles: Hotel California.

Hotel California” è il quinto album in studio della rock band americana, originaria di Los Angeles, degli Eagles, pubblicato l’8 dicembre del 1976. Si tratta del primo album degli Eagles senza l’apporto del membro fondatore del gruppo Bernie Leadon e che vede la presenza del chitarrista Joe Walsh. Inoltre, è l’ultimo disco registrato dalla band con in formazione il bassista Randy Meisner. L’album divenne un enorme successo, con più di 16 milioni di copie vendute nei soli Stati Uniti, e 32 milioni in tutto il mondo. 

Il disco raggiunse la vetta delle classifiche in diversi Paesi e fruttò alla band due Grammy Awards per i brani Hotel California (leggi l’articolo) e New Kid in Town. L’album “Hotel California” ricevette anche una nomination come “Album of the Year” ma perse in favore di “Rumours” dei Fleetwood Mac. A dispetto delle premesse, Hotel California fu un trionfo. Il 15 gennaio 1977 l’album era già in testa alle classifiche americane, accompagnato da critiche molto positive, addirittura oltre le aspettative. Il primo singolo, New kid in town, raggiunse il primo posto della classifica americana il 26 febbraio. Ma fu con la canzone Hotel California, title track del disco, (leggi l’articolo) che la band entrò definitivamente nella leggenda. Arrivò al primo posto il 7 maggio 1977 e divenne disco d’oro in cinque giorni.

La foto di copertina venne scattata dallo stesso autore di quella di Abbey Road dei Beatles e Who’s Next degli Who, e fece quasi andare la band in tribunale.

Per dare vita all’allegorico Hotel California, gli Eagles assoldarono i servizi dell’art director inglese Kosh (alias John Kosh), l’artefice della straordinaria copertina di Abbey Road dei Beatles, quella di Who’s Next degli Who, di Get Yer Ya-Ya’s Out! dei Rolling Stones e di tante altre. Dopo aver sentito una versione abbozzata della title track, gli venne data una semplice indicazione. “Don voleva che scovassi e ritraessi l’Hotel California, e lo rappresentassi con un taglio leggermente sinistro”  ha ricordato Kosh in un’intervista del 2007 per Rock and Roll Report.

Girò varie location con il fotografo David Alexander, mettendo insieme una lista di edifici adatti. Il Beverly Hills Hotel su Sunset Boulevard risultò chiaramente il favorito, ma eliminare tutte le tracce della sua facciata luminosa e ariosa da resort sarebbe stata una sfida impegnativa.

Per ottenere la foto perfetta, io e David ci sporgemmo nervosamente da una autogru a cestello penzolante su Sunset Boulevard nell’ora di punta – dice Kosh – scattando foto alla cieca per via del sole.” 

Il titolo inizialmente scelto di Hotel California era Mexican Reggae.

Don Felder aveva noleggiato una casa sul mare a Malibu, “Ricordo che ero seduto in soggiorno, era una giornata spettacolare di luglio e avevo lasciato le porte aperte – ha detto a Guitar Word nel 2013 – Avevo addosso un costume da bagno ed ero seduto sul divano ancora gocciolante, fermo a pensare che il mondo era un posto fantastico in cui stare. Stavo giocherellando con una chitarra acustica a dodici corde; gli accordi di Hotel California vennero fuori in maniera spontanea. Concordammo tutti che si trattava di reggae messicano elettrico. Era una gran bella sintesi di stili diversi.

Quando si trattò di registrare Hotel California, Don Felder si era dimenticato cosa aveva scritto.

Quando gli Eagles si chiusero nei Criteria Studios (Florida) per buttare giù la base di Hotel California, era passato più di un anno dalle registrazioni su cassetta di Don Felder. Quando lui e Joe Walsh iniziarono a lavorare sul lungo fade della chitarra, Henley sentiva che mancava qualcosa. “Joe e io iniziammo a improvvisare, e Don disse: No, no, fermi! È sbagliato – ha raccontato Felder a MusicRadar nel 2012 – Io dissi “Che significa che è sbagliato?” e lui rispose “No, no, devi suonarla proprio come nella demoIl problema era che avevo registrato la demo un anno prima, non ricordavo neanche cosa ci fosse sopra. A complicare ulteriormente la faccenda, c’era il fatto che il nastro in questione si trovava dall’altra parte del paese, a Los Angeles, in California.”

Ian Anderson dei Jethro Tull pensava che Hotel California somigliasse troppo ad una delle sue canzoni.

Il primo ascolto di Hotel California convinse Ian Anderson dei Jethro Tull a ritenere che il brano somigliasse un poco alla sua “We used to know”, tratta dal secondo disco della band prog-rock, Stand up del 1969. “Si tratta solo della stessa sequenza di accordi – dice Ian Anderson – il tempo è diverso; è diversa la chiave, diverso il contesto. È una canzone molto bella quella che hanno scritto.

“Life in the Fast Lane” fu ispirata dallo spacciatore di Glenn Frey.

Faticavo a sentire “Life in the fast lane” mentre la stavamo registrando perché in quel periodo mi drogavo molto, e la canzone mi dava la nausea – ha detto a Rolling Stone nel 1979 – cercavamo di dire che la cocaina non è un granché. Ti si rivolta contro. Mi ha distrutto i muscoli della schiena, incasinato i nervi, rovinato lo stomaco e reso paranoico.

https://youtu.be/vydym4wh9Qo

— Onda Musicale

Tags: The Beatles/Ian Anderson/Jethro Tull/The Who/The Rolling Stones/Abbey Road
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