Gilberto torna senza maschere e col proprio nome, senza nomi d’arte contorti come il precedente “Saffir Garland” e con canzoni più dirette, e musicalmente più semplici.
Dalla figura battagliera di “cantautore satirico”, ora si presenta come musicista “pop innocuo”. Perché questo cambiamento?
“Ho trovato una nuova giocosità nel mio essere. Non rinnego nulla di ciò che ho fatto” dice Gilberto, “ma mi mancava il mio lato più bighellone. Quel che facevo prima, anche se è stato apprezzato da un po’ di persone, sensibili a certe cause del mondo, era diventato una maschera da supereroe contro le ingiustizie, che non mi appartiene".
"Avevo temi gravi da esprimere, ma iniziavano a pesare anche a me. Ora voglio dare spazio alla musica in sé, alla melodia, e alla voglia di fare lo scemo. Che forse è anche un modo più efficace di trovare e dare la libertà, di divertirmi e di divertire”.
Gilberto dice di fare pop innocuo, ma il pezzo con cui si ripresenta, al BalconyTV di Trento, si chiama “Non è un Paese per Jovanotti”. Sei sicuro che sia innocuo?
“Per me sì, ma lascio libertà d’interpretazione allo spettatore. Già lì nell’intervista al BalconyTV, ho voluto spiegare che, a dispetto del titolo, questa canzone non sia direttamente contro Jovanotti, e subito qualcuno ha commentato deluso che ci sperava. Ma alla fin fine può anche essere così, visto che me lo immagino “esiliato col fagotto in spalla”. L’autore scrive le canzoni con un intento, ma diventano ciò che il pubblico recepisce. Vedremo chi si arrabbierà di più. Non spiegherò più nulla d’ora in poi, anche perché ho solo voglia di fare il bighellone”.
Ci sono concerti in previsione?
“Per ora no, e a meno che qualcuno non mi chiami (e forse c’è già qualcosa in ballo), non sto cercando datedi mia iniziativa. Questo tempo e spazio libero, mi serve a continuare tre libri che sto scrivendo, su tre ambiti diversi. Uno dei tre prima o poi lo finirò, probabilmente il più feroce dei tre”.
(vv)