Musica

Ivano Fossati e l’album che segnò l’Italia

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Cantautore, polistrumentista, scrittore, poeta. Dobbiamo aggiungere qualcosa? Stiamo parlando di un personaggio che per distacco diventa nel corso della sua lunga carriera, uno dei veri e propri mattatori della musica d’autore italiana.

Ivano Fossati non è soltanto il simbolo di uno stile musicale intramontabile, ma è anche il simbolo della città dei poeti, Genova. La maturità di questo immenso artista, passa attraverso varie “ere” musicali, attraverso varie sperimentazioni tra loro collegate ma comunque espressive di una personalità forte e profonda. Il tempo del rock, del progressive, della musica d’autore, il tempo degli straordinari suoni etnici con i quali contamina uno dei lavori più belli che il bel paese abbia mai conosciuto: “La pianta del tè”.

La pianta del tè” segna la svolta, la grande progressione della carriera di Fossati. Un modo di scrivere unico, associato ad una maturità artistica impressionante, frutto di anni di gavetta e di duro lavoro, iniziato nel settanta con i Delirium ed approdato alle immense collaborazioni di questo progetto, condiviso proprio con nomi del calibro di Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori. Il progetto vede il coinvolgimento totale dell’artista genovese, a livello emozionale e a livello morale, consacrandolo come vero e proprio idolo delle generazioni future. E’ infatti evidente il salto di qualità di Ivano, su sfera culturale ed esistenziale, rispetto ad altri colleghi.

L’album poggia su solide basi rock, tipiche del Fossati primitivo, tipiche del suo primo repertorio. Ma è proprio qui, a fine anni ottanta, che Ivano scopre la sua finestra sul mondo. Da sonorità finemente “world”, con strumenti che la fanno da padrone come l’antare e la quena, a sonorità reggae, il progetto si rivela un vero spasso per i timpani di tutti gli appassionati di vera musica. Dischi come “Terra dove andare”, sono destinati a restare per sempre scolpiti nell’olimpo dei brani più inimitabili di sempre. Intriso infatti di suoni etnici e molta Africa, il brano segna la sperimentazione più azzeccata attribuibile all’artista genovese.

Ma le sorprese dell’album non sono finite qui. Ivano conosce molta gente, molti colleghi, la sua scrittura diventa a volte addirittura oggetto di contesa. E’ così che De Andrè e De Gregori entrano in contatto con Ivano, condividendo un percorso artistico addirittura eccezionale. Il trio collabora con unità e sostanza, riunendo in un corpo unico anni di musica e poesia.

Tutti questi ingredienti trovano sfogo in un brano eccezionale, “Questi posti davanti al mare”, pietra miliare della musica cantautoriale. Il livello della canzone è talmente alto da far sobbalzare critici e pubblico, trascinando l’intero lavoro verso un successo clamoroso. L’album contiene una versione straordinaria di “La costruzione di un amore”, molto lontana dai soliti canoni musicali legati alla musica leggera.

Artista incredibile, Ivano da seguito alle sue sperimentazioni con album come “Discanto”, assolutamente da ascoltare e inserire nella propria collezione personale. Ma la prima cosa da fare è studiare a fondo questo capolavoro, in quanto fondamentale per la carriera di qualsiasi musicista, indispensabile per ogni vero amante della musica rock e dintorni.

Di seguito, allego parole importanti, attuali ed estremamente significative, parole tratte da un’intervista storica del 2019, rilasciata proprio da Ivano Fossati:

Siamo passati dalla centralità della musica al fatto che sia diventata il carburante per i cellulari. Si ascoltavano le cose con attenzione, si discutevano, si imparava a sognare o a ragionare. Esattamente come se si leggesse un libro. Non c’era differenza tra immergersi nella letteratura o nella musica”.

E’ tutto ragazzi, nei prossimi giornio andrei a farmi un giro nel pieno dell’elettronica visionaria  britannica, esaminando un album storicamente considerato capolavoro di genere: “I Robot” degli Alan Parsons Project 

Stay Tuned.

— Onda Musicale

Tags: Fabrizio De Andrè/Ivano Fossati/Francesco De Gregori
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