È esplosivo come una rivoluzione il debutto dei Soviet Ladies, che si sono scelti questo nome (da cui deriva anche il nome degli studi di registrazione e quello dell’etichetta discografica che gestiscono da anni) pur avendo le proprie radici nei dintorni di Padova e arrivando un secolo dopo il vagone piombato di Lenin.
Calzante tanto per il fil rouge estetico che richiama in continuazione la storia sovietica (come i titoli delle canzoni “Cyberia”, “Transitaliana” o “Kiev”), quanto perché è sì un’opera prima, ma con una gestazione lunga, maturata nel tempo, così come fu l’opposizione al regime zarista in Russia. Gastone “Belsen” Penzo, Matteo Marenduzzo e Luca Andretta cominciano a suonare come Soviet Ladies nel 2006.
L’inizio è promettente, ma i tempi non sono maturi e i tre si prendono un break fino al 2012. Poteva restare un’occasione mancata, invece la loro rivoluzione è stata solo rimandata, portando ora in dote un disco che oltre alla freschezza di un esordio aggiunge la maturità di chi sa quanto un gruppo si basi su equilibri sottili, a volte difficili da mantenere.
A Impact Hub (in via Sanseverino 95) martedì 26 gennaio alle 20.30, dopo il caffè dibattito di FutiraTrento dedicato all'innovazione, i Soviet Ladies saranno in concerto.
Scariche elettriche, brani che spaziano da note ballabili al postrock strumentali. Con autorevolezza il trio riesce a muoversi in un territorio vasto e insidioso perché parecchio battuto, che oscilla tra new wave e postpunk.
Ma qui ogni esempio viene destrutturato, ogni influenza demolita per essere ricostruita e rivisitata, l’atmosfera si fa inquieta e il suono si scalda e si riverbera. Gastone, Matteo e Luca parlano di contraddizioni, di mancate realizzazioni, delle città di provincia in cui sono cresciuti, di quel Veneto industrioso e paranoico, ricco e disperato, liberista e reazionaio.
(foto di Antonio Campanella)