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Gods of Metal 2016, un piccolo live report da Monza

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Con la giornata di ieri è ripresa la tradizione dopo quattro anni di pausa dall’edizione 2012, e con una sola giornata, del Gods of Metal, edizione 2016, che riunisce sullo stesso palco diversi gruppi metal appartenenti ai più disparati sottogeneri del capostipite heavy metal.

Dovevano partecipare anche i Kiss ed i Down, questi ultimi guidati dall’ex – Pantera Phil Anselmo, ma purtroppo hanno disdetto. In tal caso ci sarebbero stati ben due giorni di festival.

In ogni caso la giornata non è stata di certo buttata via ed è valsa il viaggio ed il costo del biglietto anche se, inizialmente, il maltempo rischiava di guastare il tutto.

Ad ogni modo, Jeff Angell’s Staticland, Planet Hard, The Shrine, Overtures e Halestorm, questi ultimi capitanati dalla grintosa Lzzy Hale, hanno riscaldato gli animi del pubblico di ieri all’Autodromo Nazionale di Monza.

Dopo di loro è stato il turno dei gruppi principali, ognuno appartenente ad un diverso sottogenere del metal, dimostrando l’eterogeneità del festival e del pubblico presente all’evento.

Per primi si sono esibiti i teutonici Gamma Ray, power metal, guidati dall’ex – Helloween Kei Hansen nelle vesti di cantante e chitarrista.

Il gruppo ha dato il meglio di sé suonando il migliore materiale proveniente dagli album più recenti senza dimenticare l’album che ha consacrato definitivamente Hansen con il gruppo, Land of the Free del 1995.

Un’altra cosa che non è stata dimenticata è stato il suo passato negli Helloween dato che si sono esibiti in una cover del classico della ex – band del chitarrista, “I Want Out”. Nell'assolo dire che Hansen si è sbizzarrito, oltre che divertito, è dire poco.

Assoli al fulmicotone, acuti altissimi e cori maestosi hanno caratterizzato l’ottima performance della band che non si prende mai troppo sul serio, ma è sempre pronta a scherzare con il pubblico ed a farlo divertire con il loro grintoso power metal.

Dopo di loro è stato il turno degli americani Sixx:A.M. guidati dall’ex – Mötley Crüe Nikki Sixx. Il tatuatissimo bassista ha dunque portato sul palco la sua band hard – glam partendo dal fortunato singolo This is Gonna Hurt facendolo seguire a ruota da, pochi, altri brani dato che il tempo concesso loro non era molto.

Tra il pubblico ha riscosso molto successo una delle ultime canzoni proposte, “Life Is Beautiful”, che hanno concluso la loro breve esibizione.

A seguire è stato il turno dei compatrioti, i thrasher Megadeth. La band guidata dal severo Dave Mustaine ha presentato, per la prima metà del concerto, materiale dal nuovo album Dystopia, mentre per la seconda la band si è esibita nei suoi brani più classici.

“Sweating Bullets”, “Wake Up Dead”, la strumentale “Hangar 18” e la classica “Peace Sells” sono stati alcuni dei brani in scaletta.

La performance vocale di Mustaine non è stata delle migliori, ma la sua chitarra è rimasta la stessa sei corde indiavolata che lo distingue da sempre.

Schermi posizionati su delle capsule messe ai lati del palco, inoltre, hanno proiettato le immagini adeguate per ogni canzone. Visi di politici, guerra, la mascotte ufficiale Vic Rattlehead (ha fatto anche una comparsata in costume) ed i vari simboli di pace, religione e politica sono state le immagini in questione.

Kiko Loureriro, chitarrista degli Angra e nuovo chitarrista dei Megadeth, ha dato prova di grande abilità e tecnica in ambito thrash metal. Segnalo la cosa perché il suo gruppo di appartenenza, i brasiliani Angra, è di stampo più power metal con influenze progressive.

Infine è stato decisamente toccante il momento di silenzio, prima di ripartire con la loro caratteristica grinta, per l’ex – batterista morto pochi giorni fa, Nick Menza.

A loro hanno fatto seguito gli statunitensi Korn, uno tra i gruppi fondatori del nu metal, che hanno infiammato gli animi con le loro distorsioni delle chitarre a sette corde, i loop elettronici, i trascinanti giri di basso e batteria e la potente voce, e cornamusa, di Jonathan Davis.

La band ha optato, per la maggior parte del concerto, per il suo repertorio più classico per la somma gioia dei fan a cui hanno aggiunto un paio di canzoni provenienti dagli album più recenti.

Segnalo quindi “Coming Undone” tratta dall’album “See You on the Other Side” del 2005 e Narcissistic Cannibal” (in originale con Skrillex e Kill The Noise) dall’album “The Path of Totality” del 2011.

Ma torniamo ai classici. I Korn sono subito partiti con “Blind”, estratto dall’esordio omonimo del 1994, uno dei brani che li hanno lanciati nel panorama metal mondiale.

La leggera percussione sui piatti e le note discordanti di chitarra e basso hanno fatto accorrere immediatamente i fan che hanno riconosciuto immediatamente il pezzo dall’inconfondibile intro.

Sono seguiti a ruota pezzi che hanno dimostrato come il gruppo abbia saputo incrociare vari stili e generi musicali componendo brani come “Freak On a Leash”, “Falling Away From Me” e “Got the Life”. Brani che hanno fatto, letteralmente, saltare il pubblico in estasi.

Un’altra chicca è stata la loro cover di “One” dei Metallica, in originale dall’album “… And Justice For All” del 1988, anche se c’è da dire che i Korn non sono di certo degli estranei rispetto alle cover.

Tra le varie cover ci sono infatti “Another Brick In The Wall” dei Pink Floyd, contenuta in “Greatest Hits Vol. I” del 2004, e “Word Up!” dei Cameo, altro singolo nella raccolta di successi.

L’esibizione più importante, ma soprattutto imponente, è stata quella del gruppo industrial metal tedesco dei Rammstein che hanno aperto il loro spettacolare show con la canzone omonima.

Pensata che i Korn hanno concluso annunciando i Rammstein il cui palco ha richiesto una mezz’ora e passa di preparazione, ma l’attesa è parte inscindibile del piacere di una qualsivoglia esperienza.

Il gruppo, ognuno con addosso il suo costume, ha saputo offrire uno spettacolo unico e pirotecnico al massimo optando per i classici che li hanno fatti conoscere ed amare anche dai fan non teutonici, anche se c’era una discreta schiera di loro compatrioti a sostenerli tra il pubblico.

Canzoni come “Du Hast”, “Feuer Frei”, “Engel”, “Mein Herz Brennt”, “Sonne”, “Reise Reise”, “Ich Will” e molte altre si sono susseguite in rapida successione e tutte avevano la loro coreografia personale.

Basti pensare che durante l’esecuzione di “Engel” il cantante Till Lindermann indossava delle gigantesche ali argentate, non per niente il titolo della canzone vuol dire “angelo”.

In particolare i numeri tra l’imponente Till Lindermann, ed il tastierista Christian Lorenz, detto anche Doctor Flake, sono stati all’ordine della serata così come i fuochi artificiali e le fiamme da bocche e strumenti.

Pioggia di scintille, fiamme sopra palco e pubblico, un finto giubbotto esplosivo per Lindermann, un abito glitterato e kitsch per Lorenz ed il gioco tra luci e piattaforme sono state solo alcune delle trovate sceniche che i Rammstein usano per stupire con efficacia il pubblico.

Avvicinandosi alla fine vi è il consueto saluto e ringraziamento, pronunciato in italiano da Till, ma diciamo che era un ringraziamento quasi – finale. Quasi perché l’inarrestabile gruppo tedesco non si sarebbe di certo fermato così facilmente, non prima di aver suonato un altro paio di canzoni esplosive e relative coreografie.

Una delle migliori performance in assoluto di tutta l’edizione. Mi ricordo quando, ai tempi, i miei amici mi dicevano solo quando li vedi dal vivo potrai capire com’è veramente un loro concerto ed ora posso dire che l’ho capito di certo.

In conclusione, due parole di sintesi per descrivere questa edizione del Gods of Metal? Direi che ne è valsa decisamente la pena!

 

Vanni Versini – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Phil Anselmo/Metallica/Halestorm/Kiss/Helloween/Korn/Dave Mustaine/Megadeth/Jonathan Davis/Motley Crue/Nikki Sixx/Vanni Versini/Pantera/Rammstein/Down/Pink Floyd
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