“Informazione non è conoscenza, conoscenza non è saggezza, saggezza non è verità, verità non è bellezza, bellezza non è amore, amore non è musica. La musica è una cosa migliore.“ (Frank Zappa)
Al tempo in cui capitava che Frank Zappa si esibiva in Italia, si aggirava sotto il falso nome di Ulixe, un personaggio che iniziò a farsi notare non solo per la sua attività di pittore naif esponendo le sue opere nelle gallerie d’arte di tutta la Penisola, ma anche per il suo carattere irrequieto che lo ha portato più volte ad avere problemi con la giustizia. Come quella volta che agli inizi degli anni ‘70 da giovane situazionista fu sorpreso a fare il bagno insieme ad altri compagni nella fontana di Piazza Trieste e Trento a Napoli, durante una manifestazione contro l’inquinamento, oppure quando nel 1980, per via del suo impegno nel sociale, venne arrestato nell’ambito di una campagna repressiva che tenne nella morsa tutta Italia.
Ulixe al secolo Francesco Cirillo, giornalista, pittore, situazionista e militante, incominciò così un viaggio fra torture, pestaggi, isolamento, che descriverà in un libro uscito nel 1983 dopo un anno e mezzo di detenzione: “Sogno sotto il cielo di Palmi”. Sicurante per il suo carattere ribelle e la innata curiosità, associata ai continui viaggi tra Londra e Milano e la sua militanza assidua nel movimento giovanile dell’epoca che lo hanno portato a conoscere i nuovi generi musicali che iniziavano ad imperversare soprattutto in quegli ambienti.
E’ quasi inimmaginabile per un ragazzo di oggi cosa potesse significare nell’era della musica liquida, dove è possibile con un solo click scaricare un’intera discografia, avere tra le mani un disco che ha dovuto viaggiare chissà per quanto tempo prima di essere tenuto nelle mani, ammirato nella sua copertina che la stessa spesso era un’opera a se stante, per poi finalmente metterlo sul giradischi ed iniziare l’ascolto che spesso si traduceva in un viaggio emozionale unico e irripetibile. Pensate che cambio di paradigmi ebbe chi per la prima volta ha udito i dischi di Frank Zappa.
Personalmente ho avuto la fortuna di vivere di riflesso questa dimensione, proprio grazie all’amicizia di Francesco Cirillo, instancabile collezionista e cultore della musica rock e soprattutto del genio in questione: la sua casa è un piccolo museo dove conserva tutti i suoi vinili, tutti i CD, i bootleg, i libri, le riviste e le fanzine. Da ragazzo andavo a trovarlo mentre era immerso nella sua attività pittorica, spesso accompagnata dal sottofondo della musica di un vinile di Frank, per poi, nelle pause perdersi in immancabili aneddoti sulle gesta di questo straordinario musicista italo americano, oppure disquisire sulle emozioni provate in qualche concerto che ha vissuto in prima persona.
Cirillo fu uno dei promotori con Moroni della Calusca di Milano della costituzione del circuito nazionale delle librerie alternative Puntorosso, organizzando l’apertura di oltre mille librerie in tutta Italia. La sua libreria “Puntorosso” di Diamante in Calabria, insieme alla vicina realtà di Radio Talpa, divennero punto di incontro per molti giovani che, anche grazie alla fervida attività di Francesco, ebbero accesso alla conoscenza di questa nuova onda musicale che da lì a breve avrebbe travolto direttamente o indirettamente tutta l’umanità.
Ho sempre trovato che ci fosse un filo conduttore tra Francesco e Frank, probabilmente perché entrambi poco inclini ad adattarsi alle convenzioni e ad ogni costrizione sociale. Lo straordinario e fantasioso musicista è stato uno dei più grandi fustigatori del sistema dei consumi americano: un libertario senza padroni né etichette. E che anche lui, come Francesco, ha avuto l’esperienza del carcere. Ricordiamo che Frank fu arrestato ingiustamente per presunta diffusione di materiale pornografico.
Le mie frequentazioni erano assidue nella casa di Francesco, dove trovavo, tra cataste di libri e dischi, l’opportunità di attingere ad una mole di informazioni che sarebbe stato impensabile trovare in un’epoca in cui internet non era neppure agli albori. E così man mano che crescevo si educava l’orecchio a qualcosa di unico e sicuramente di non facile fruizione, soprattutto per un ragazzo di provincia, dove in casa l’unica forma musicale era portata al culmine dal festival di Sanremo. Frank con le sue canzoni, nonostante sfugga inesorabilmente a qualsiasi tipo di catalogazione, mi ha da subito affascinato, sia per il suo talento che per la sua figura complessa e surreale. Unico nel genere. Sicuramente uno dei più grandi compositori del secolo scorso, capace di pubblicare cinque dischi in un solo anno.
Frank Zappa fu un uomo libero da ogni convenzione, da ogni costrizione sociale. Una mente libera e indipendente, pronto ad accusare a denunciare una società che da lì a poco sarebbe andata dritta verso un becero falso benessere. La sua musica ha influenzato diverse generazioni di musicisti: da Alice Cooper, ai Funkadelic, gli Stooges, i Devo, i Faith No More, fino ad arrivare ai giorni nostri con Thundercat, che considera Frank Zappa uno dei geni indiscussi del Novecento, e Chassol, che conosce a memoria tutta Greggery Peccary.
Anche Francesco Cirillo, sicuramente ne fu influenzato, dandogli le chiavi di una coscienza critica, atta a scardinare convenzioni che confluivano nella sua arte ed espedienti di una vita intera; come quella volta che, complice della galleria d’arte con la quale lavorava, riuscì con uno stratagemma a far entrare clandestinamente i suoi dipinti nei paesi dell’est per poi farli rientrare in Italia legalmente attraverso la dogana. Il timbro doganale sulla tela confermava la provenienza dai paesi dell’est e il boom dei quadri naif fece sfondare nelle vendite. Oppure quando insieme a Renato Curcio dipinse un murale con una poesia scritta da Antonella Chitò. L’avvenimento fu seguito da un ingente numero di agenti della digos ed è riportato sulla rivista Frigidaire.
Fatto sta che in un paese sperduto del sud dove non c’erano opportunità culturali, non c’erano concerti, non c’era niente, di sicuro Francesco è stato un’opportunità di crescita intellettuale, e sarebbe stato davvero un peccato se nessuno si fosse occupato di far arrivare fin qua giù qualcosa di un così alto contenuto artistico da mettere sotto le puntine dei giradischi. Non avremmo goduto, dopo il fruscio che solca la parte iniziale del vinile, di quell’ esperienza che a molti ha dato il potere di far cambiare sia il pensiero che le cellule del proprio essere. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare questo scritto senza qualche aneddoto o sensazione raccontata dal diretto interessato, senonché sincero ammiratore del chitarrista più complesso e completo della storia del rock.
Ciao Francesco, parlaci di come sei arrivato a sentire per la prima volta la musica di Frank, cosa ti affascinava del personaggio.
“Mi trovavo a Napoli a studiare architettura, era il 1969, la musica rock ferveva e si ascoltava ovunque attraverso la radio. Andavamo a Forcella dove c’era un negozio di dischi che importava direttamente dagli Stati Uniti. La persona che vendeva questi vinili, che spesso manco conosceva, appena mi vide, mi disse che somigliavo a un cantante americano e mi mise fra le mani “Freak Out” di Zappa. Lo comprai immediatamente e quando lo ascoltai appena arrivato a casa, assieme ad altri occupanti l’abitazione, fu la nostra rovina. Ascoltavo a quel tempo, Led Zeppelin e Jimy Hendrix, ma l’ascolto di Freak Out fu qualcosa di straordinario. Ancora oggi quando lo riascolto, è come se fosse uscito oggi. Già nelle note nell’interno del doppio vinile, uscito tre anni prima, vi era tutto il pensiero zappiano che coincideva con il mio: “È stata scritta per Carl Orestes Franzoni. Lui è strampalato dalla testa ai piedi. Un giorno verrà a vivere di fianco a voi e il vostro giardino morirà. Ritiratevi da scuola prima che il vostro cervello, entrando in contatto con il nostro mediocre sistema scolastico, marcisca. Lasciate perdere il ballo per la fine dell’anno scolastico e andate in biblioteca per istruirvi da soli, se avete fegato. A qualcuno di voi piacciono gli inni prima delle partite e i robot di plastica che vi dicono cosa leggere. Fate come se non l’avessi detto. Questa canzone non ha alcun messaggio. Alzatevi in piedi per gli onori alla bandiera.” Tutto il vinile era un inno alla libertà, contro le convenzioni, le religioni, le mode, i poteri dello stato. Era un manifesto politico che venne messo al bando dalle radio americane ed europee.“
Raccontami di qualche episodio che ti è rimasto in mente durante un suo concerto.
“L’8 settembre del 1974, facevo il militare in un campo punitivo a Bari. Zappa si esibiva a Bologna. In cinque ore ce l’avremmo fatta, ma avevamo bisogno di copertura e così nella libera uscita pomeridiana in cinque su una Fiat 127, partimmo da Bologna e arrivammo verso le 20. Il concerto era alle 21 e finì a mezzanotte. Ripartimmo per essere prima della sveglia alle 7 a Bari. Sia le guardie che i piantoni erano zappiani che ci coprirono nella conta. Se ci avessero scoperti saremmo stati arrestati, ma il concerto valeva il rischio. Nel 1982, Zappa tenne nel mese di luglio un concerto a Napoli. Ero dal primo pomeriggio ai cancelli dello stadio per la prima volta aperto ad un concerto rock. Gridammo a squarciagola lì fuori una cinquantina di zappiani appena lo vedemmo passare, e LUI si avvicinò alla transenna e ci disse che se fossimo stati in silenzio ci avrebbe fatto assistere alle prove. Entrammo ed assistemmo a due ore di prove. Il concerto iniziò alle 21 e finì dopo tre ore ininterrotte di musica. Zappa era una persona maniacale anche nei concerti. Se sul manifesto c’era scritto un orario, a quell’ora iniziava. Ho assistito a concerti di altri big che iniziavano con ore di ritardo.“
Come hanno vissuto la prematura morte del genio
“Purtroppo sapevamo tutti della sua malattia. Io collaboravo all’unica fanzine su Zappa uscita in Italia ed avevamo un contatto diretto con la famiglia, e purtroppo la notizia ci sconvolse tutti. Per fortuna ancora oggi continuano ad uscire suoi lavori ed è come se fosse ancora vivo. L’ultimo suo cd riguarda l’ultimo concerto tenuto negli Stati Uniti nel 1988 ed è un autentico capolavoro.“
Come andò quella volta che c’era un suo concerto in Italia in concomitanza dei Mondiali di calcio
“Nel 1982 Zappa fece una tourné in Italia e alcune sue date coincidevano con partite importanti. Lui dissacratore di sé stesso, fece installare un maxi schermo a fianco al palco dove suonava e disse che se la sua musica non piaceva a qualcuno del pubblico, poteva vedersi la partita così che il costo del biglietto non era stato sprecato.“
Come si faceva ad ordinare un disco di Frank e quanto tempo ci voleva per riceverlo
“Fino a quando è stato aperto il negozio di dischi a Forcella a Napoli, bastava andare da lui e ordinarlo o acquistarlo direttamente. Poi i magazzini di Nannucci a Bologna, antesignani di Amazon, risolsero il problema. Bastava una telefonata o un fax e il vinile nel giro di una settimana ti arrivava a casa per posta. Le uscite dei vinili si potevano leggere su riviste musicali, come Ciao 2001, Gong, Muzak e bastava una telefonata.”

Esiste, secondo te, qualcuno che nella storia è andato vicino alla sua genialità?
“Ogni genio ha la sua storia, Zappa era unico, in quanto non solo ha trasformato la musica rock, inserendovi musica classica, jazz, musica popolare, ma anche dando un senso al suono con le parole. I suoi testi sono geniali e davvero importanti nella formazione giovanile. Non vedo nessuno che possa andarvi vicino, se non copiatori.“
Com’è possibile che dopo tanti anni e senza che la sua musica venga mai trasmessa dalla maggior parte delle televisioni e radio di tutto il mondo, possa comunque continuare a godere di così tanta fama
“Zappa vive, perché ci sono gruppi musicali che ne suonano pezzi e soprattutto perché grandi compositori e musicisti ne parlano in continuazione nelle loro interviste. I giovani oggi, grazie ad Internet sono affamati di musica nuova e diversa da quelle imperanti ed imposte dalle case discografiche e quindi smanettando lo trovano. Conosco giovanissimi ragazzi che lo seguono e sanno tutto di questo genio.“
Cosa era che lo rendeva così geniale dal punto di vista musicale?
“Lui era un ricercatore prima di tutto. Amava i suoni e il primo nel quale si è imbattuto fu Edgard Varese, al quale telefonò all’età di 15 anni, nel 1955. Raccontano le cronache che Zappa non trovò il suo eroe ma non per quello smise di studiarlo e di onorarlo nella sua personalissima Hall Of Fame, dove era in ottima paradossale compagnia: con Johnny Guitar Watson e Howlin’ Wolf, con Stockhausen, Stravinskij, Cage, i gruppi doo wop neri e bianchi, tranne Elvis considerato da Zappa troppo slavato. Quell’interurbana dalla California a New York era il regalo chiesto per il suo compleanno. Tra i miei vinili di Zappa, conservo una copia del disco di Edgard Varese del 1940, che trovai fra i dischi che un musicista austriaco aveva regalato a mio cognato.“
Con quale canzone vuoi chiudere questa intervista?
“La chiuderei con le note di Broadway the hard way, uno dei dischi più sfottenti del maestro.”