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Fabrice Quagliotti: il tastierista dei Rockets ci racconta il nuovo disco “Alienation”

Dal 1 ottobre è disponibile il nuovo disco “Alienation” dei Rockets. Il disco contiene 8 brani e, nella sua concezione, è il seguito (mai pubblicato) di “Galaxy”, realizzato tra le fine del 1980 e l’inizio del 1981.

Questa nuova produzione musicale vede coinvolti tutti e cinque i membri originali dei Rockets: Alain Groetzinger, Alain Maratrat, Christian Le Bartz, Fabrice Quagliotti Gerard L’Her. A pochi giorni di distanza abbiamo contattato Fabrice Quagliotti, tastierista e membro fondatore della band, al quale abbiamo rivolto alcune domande. Lui ha risposto con grande disponibilità.

Da qualche giorno è uscito il nuovo disco che vede partecipare tutti i componenti storici della band. Cosa puoi dirci al riguardo?

Dopo 40 anni è successa questa cosa meravigliosa. Dopo il disco Galaxy, che ha avuto il grande successo che tutti sanno, ci siamo rimessi subito al lavoro per fare un nuovo album che avrebbe dovuto essere esattamente Alienation più due brani che erano stati scartati da altri dichi. Ma al momento della presentazione del disco abbiamo avuto una discussione piuttosto accesa con la casa discografica. Secondo loro era troppo avanti ma anche troppo indietro, insomma non avevano le idee ben chiare tranne sostenere che non era adatto. Ci siamo (quasi) tutti rifiutati di correggerlo. Ecco questa è la storia di Alienation.

Cosa rappresenta questo disco per te? Una rivincita?

Non direi una rivincita, forse rappresenta un’incazzatura perchè secondo me l’album era avanti da tanti punti di vista. Questo disco (Alienation) è attuale già adesso come lo era quando fu scartato.

Come siete riusciti ad affrontare i cambiamenti che avvenivano nel panorama musicale senza stravolgere la vostra filosofia?

“La band non si è mai adattata e non ha mai cercato di seguire le mode. Posso dirti che abbiamo fatto sempre quello che ci sentivamo di fare senza accettare troppi compromessi.”

Cosa vedi nel futuro dei Rockets?

Ora che è uscito Alienation ci godiamo questo momento. Io sto lavorando anche ad un mio progetto solista e in futuro penseremo al tour, magari quando la situazione pandemica sarà migliorata. Recentemente ho fatto un bellissimo concerto in Uzbekistan e anche uno sul lago di Como. A noi musicisti il live manca come l’aria che respiriamo.

Secondo te quando è stato l’apice del successo dei Rockets? Con Plasteroid?

Plasteroid mi piace molto ma secondo me era ancora un po’ acerbo, però bello cattivo da un punto di vista strumentale. La nostra maturazione musicale è tuttavia arrivata certamente con Galaxy.

In tanti anni di carriera la vostra musica è stata definita in molti modi. Tu cosa ne pensi?

“Sono un fan dei Genesis, di David Bowie, dei Doors e quando ero molto giovane ho iniziato a suonare con il progressive. Adoro in modo particolare Tony Banks. Tuttavia, sinceramente, non riesco a definire la musica dei Rockets perchè la musica dei Rockets è la musica dei Rockets e basta. Non mi piace in generale mettere delle etichette nella vita.”

Puoi dirci un tuo ultimo pensiero sul nuovo disco Alienation?

“Il nuovo disco è scritto con passione da tutti noi ed è un disco pieno di aneddoti come quando abbiamo spostato la batteria e la abbiamo messa in casa di Claude (Lemoine – NDR) per ottenere un suono diverso. La copertina è stata disegnata dall’illustratore Victor Togliani. E’ un disco che, ne sono certo, vi piacerà”.

— Onda Musicale

Tags: The Doors, Tony Banks, Rockets
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