In una nuova intervista con Darren Paltrowitz, è stato chiesto al batterista dei Deep Purple Ian Paice (classe 1948) se lui e i suoi compagni abbiano mai passato un periodo di grande difficoltà in cui fosse stato messo in gioco il futuro della band.
Un periodo in cui magari temevano di non riuscire più a pubblicare una hit di successo o di restare ancora sulla cresta del successo e suonare ancora a lungo.
Questa la risposta di Ian Paice:
Non penso che la band si sia mai preoccupata di avere delle hit in classifica. Quello era un periodo in cui le band pop pubblicavano i singoli, mentre le band rock pubblicavano album. Per cui, fintanto che pubblicavamo album che piacevano alla gente, non ci interessava avere un singolo che entrasse nella Top 40. Se ci entravano, lo vedevamo come un bonus. Detto questo, l’unico periodo di preoccupazione, per noi, coincise con l’ultimo periodo di Ritchie nella band. Lui stava perdendo di interesse e ciò si rifletteva sulle performance della band, dato che tutti abbiamo bisogno l’un dell’altro sul palco. Non puoi comportarti come se fossi un passeggero. Ci accorgemmo che il pubblico si stava riducendo ed era meno impressionato e ciò ci preoccupava.
E ancora:
Quando poi Ritchie decise di lasciare la band, fu piuttosto traumatico. Anche perché in un primo momento non sapevamo bene cosa fare. E se non fossimo stati ingaggiati per andare in Giappone, la band sarebbe potuta finire in pezzi. Ma noi dovevavmo assolutamente andare in Giappone, con lo straordinario Joe Satriani, e ciò fu per noi la prova che c’era ancora vita, anche dopo l’uscita di qualcuno importante come Ritchie. Lui non voleva esserci, ma era la nostra band tanto quanto la sua. E noi invece continuavamo a divertirci. Iniziammo a divertirci ancora quando Joe divenne il quinto membro della band. Portando tutto il suo peso specifico. Quella fu la luce alla fine del tunnel.
Il batterista conclude:
Tutti sanno che provare a emulare o ricattura quella magia dei primi Settanta sarebbe impossibile. Il mondo va in un’altra direzione e così la musica. Noi stessi siamo persone differenti. Alla fine tutto si riduce al divertimento. E se riesci a far divertire con te altre persone, andrà tutto bene. Sarà un buon prodotto finale.
(fonte truemetal.it)