Musica

I due pesanti anni senza concerti: vivere nella speranza di uscire dal tunnel

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Il biennio nero per il mondo dello spettacolo non risparmia nessuno nonostante la parziale ripresa del 2021: ecco chi è danneggiato di più.

L’ultimo concerto prima del Covid lo ricordi per forza. Era l’11 febbraio 2020, ero appena uscito dalla laurea di un amico e mi apprestavo ad arrivare a Roma: quella sera al Palalottomatica dell’Eur si sarebbero esibiti i Dream Theater. Il concerto si svolse come previsto: assoli divini, il Palalottomatica strapieno e hola fatte con gli accendini. Impensabile quello che sarebbe successo in meno di un mese, il Covid avrebbe sconvolto le vite di tutti e in particolare quello della musica dal vivo: migliaia di concerti rinviati a data da destinarsi ancora oggi e tante incertezze su quello che sarà il mondo della musica live del post-pandemia.

Chi è stato danneggiato?

Se una volta quello che ti tratteneva dal comprare un biglietto potevano essere i costi ora sono i tempi: acquistarne uno significa infilarsi in un tunnel dal quale non si sa quando si uscirà a causa degli eterni rinvii dovuti alle ondate di covid. Essere appassionati di musica nella pandemia è croce e delizia: delizia perché la tecnologia e i mezzi attuali ci permettono di immergerci in qualunque genere grazie ai vari Spotify e AmazonMusic, condanna perché non possiamo condividerla con tanti sconosciuti in un live dove tutti sperano nel bis o si spintonano. Il 2020 è volato così, sognando il ritorno alla normalità che il 2021 ci ha restituito in parte ma nel frattempo i grandi nomi che dovevano raggiungere la nostra penisola hanno rinviato al 2022 i loro concerti o, peggio, hanno annullato le loro date.

La musica “accusa il colpo”

Le band anche accusano il colpo: se nel primo periodo della pandemia alcune sono riuscite a racimolare qualcosa con le “live home made” adesso la situazione è diventata insostenibile. Alle band più affermate è rimasto qualcosa ma il vero danno lo hanno accusato quelle emergenti, tenute lontano per troppo tempo dai palchi e dall’attenzione degli ascoltatori e senza soldi per registrare. Altre vittime sono le sale prove, sottoposte a regole stringenti e con sempre meno clienti pronti ad affollarle per produrre musica. Molte di queste sono state addirittura costrette alla cessazione dell’attività.

Infine ci sono le vere vittime di tutta questa lunga storia: gli operatori dello spettacolo, silenti eroi di ogni concerto che abbiamo visto. Non c’è stato un momento in cui questa categoria ha visto la luce, basti pensare alla “protesta dei bauli” che ha avuto luogo lo scorso aprile a Roma. Ultimo colpo è stato il decreto Natale che ha “inflitto l’ennesimo durissimo colpo al settore dello spettacolo dal vivo”, come hanno scritto diversi movimenti a tutela del settore che non ha mai conosciuto una vera ripartenza.

Il domani dei concerti: ritorno o cambio?

All’inizio di ottobre l’allentamento delle restrizioni per concerti e spettacoli sembrava un ritorno alla normalità per la musica o almeno al primo passo. «Finalmente tutta la cultura ricomincia a vivere», aveva scritto su Twitter il ministro della Cultura Dario Franceschini. Nonostante tutto la ripartenza non è mai avvenuta a causa di una mancanza di regole chiare, in particolare per i luoghi chiusi, e della paura che la fa ancora da padrona. I dubbi hanno portato a rimandare ancora di un anno i concerti, la speranza è che il 2022 sia l’anno della ripresa anche dei grandi eventi musicali che mancano da troppo in Italia.

(scritto da Francesco Fatone per Onda Musicale)

— Onda Musicale

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