Musica

Discriminazione musicale: riconoscerla ed evitarla per crescere

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Siamo nell’epoca in cui potremmo ascoltare anche dieci album al giorno ma molti hanno ancora pregiudizi sui diversi generi.

Lo scopo della musica è unire e non dividere, essa non conosce frontiere alcuna ed è un universo vasto e illimitato capace di sorprenderci nelle forme in cui si manifesta. Chi è più avanti con gli anni può raccontare di un viaggio avventuroso nelle più varie sonorità con i vinili o cd messi in bella vista sui propri mobili, ma oggi l’ascolto musicale e il viaggio nei generi è molto più facile: grazie a YouTube e alle più varie piattaforme d’ascolto è possibile scoprire ogni giorno nuove band e nuovi generi accrescendo la propria cultura musicale.

Razzismo ed analfabetismo musicale

Pur restando a casa nostra abbiamo un mondo nei nostri dispositivi di lettura musicale e tanti modi di confrontarci sul tema. Oltre a regalarci un potenziale di crescita infinito Internet ha dato la parola a una legione d’imbecilli-come diceva Umberto Eco-, basta entrare in una qualunque community musicale per trovare persone che rifiutano la crescita personale aggrappandosi a dogmi e stereotipi: il razzismo musicale esiste purtroppo ed è forte e diffuso. Ragioniamo sulla figura del razzista musicale adesso: in genere si tratta di persone over 30 con mantra ben precisi, spesso fanno la generale distinzione in “musica vera” e associano la fine di essa agli anni ’90 liquidando ogni genere diverso come eretico.

Sembra un atteggiamento infantile innocuo il più delle volte, quasi come un bambino isterico che vuole difendere a tutti i costi una teoria bislacca ma questo comportamento è pericoloso per la musica e per determinati generi e rischia di portarli alla morte. La condanna aprioristica di variazioni, incroci di genere e nuove sonorità può condizionare una parte importante degli ascoltatori che rimarranno fermi a un solo tipo di musica innalzata come insuperabile e non replicabile. In realtà non esiste musica buona o cattiva è tutto nella nostra testa, legato a sensazioni o in alcuni casi alla volontà di sentirci superiori a generi che oggi si prestano maggiormente all’industria musicale e all’orecchio dei più. Dietro l’infantile grido di una musica che è morta si potrebbe anche nascondere la paura dell’avanzare del tempo e dei cambi di tendenze, il timore di non fare più parte di qualcosa.

L’importanza dell’ascolto per la crescita

Ogni genere porta con sé un beneficio per il nostro animo e riesce a liberarci dallo stress in maniera differente. Una fase importante è saper impostare l’ascolto scegliendo i momenti migliori e variegando fra i vasti generi con i mezzi che oggi la tecnologia ci offre. Esistono addirittura studi che associano determinati generi ad orari precisi della giornata, un ultimo consiglio è quello di abbandonare l’ascolto di playlist preimpostate fatte di pezzi messi a caso provando ad ascoltare interi album. La prova scientifica che ogni genere è necessario all’essere umano la si trova nella musicoterapia, capace di riuscire a riabilitare, potenziare capacità e migliorare aspetti della vita dei singoli individui tramite i più disparati tipi di musica. Del resto cos’è la musica se non il cibo dell’anima: se ne mangiamo di un solo tipo rischiamo di rimanere denutriti.

(di Francesco Fatone)

— Onda Musicale

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