Durante il primo periodo di permanenza nei Beatles George Harrison si sentiva a disagio per le sue capacità di scrivere canzoni, almeno nei confronti di John Lennon e Paul McCartney.
Il chitarrista britannico non era per nulla colpito dalla sua prima sperimentazione con la scrittura, uno sforzo che in seguito definì “non particolarmente buono“. Harrison si sentiva a disagio durante questo periodo in quanto voleva contribuire maggiormente alla realizzazione compositiva dei dischi della band. Sempre all’ombra di John Lennon e Paul McCartney, Harrison non ha scritto nemmeno una singola traccia per l’album di debutto dei Beatles “Please, Please Me“, nonostante abbia fornito la propria voce solista in due tracce.
Il chitarrista era stato incoraggiato dagli amici ad iniziare a scrivere qualcosa, ma inizialmente era riluttante a farlo, forse per paura di fallire. Ma era anche consapevole che non lo avrebbe scoperto fino a quando non ci avrebbe provato. E ci provò, precisamente a Bournemouth nel 1963, sembra mentre era costretto a letto da un’influenza.
Il risultato è stato “Don’t Bother Me“, che è inserito nel loro secondo album With The Beatles (del 1963) e ha segnato un passo in avanti per il ruolo di Harrison all’interno del gruppo. Certo, il brano è il risultato del suo primo sforzo compositivo e, di conseguenza, non è certo memorabile. Tuttavia, avrebbe cambiato la dinamica all’interno del gruppo e gli ha dimostrato che, se avesse continuato a lavorare, dopotutto, avrebbe potuto essere in grado di scrivere qualcosa di importante anche lui. C’era solo da lavorarci sopra.
Queste le parole di George Harrison riportate nella sua auto-biografia:
Non penso che sia una canzone particolarmente bella; potrebbe non essere affatto una canzone. Ma almeno mi ha indicato che tutto quello che dovevo fare era continuare a scrivere e forse alla fine avrei fatto qualcosa di buono. Che è la sensazione che provo ancora oggi: vorrei poter scrivere qualcosa di buono. È comunque tutto relativo.”
In The Beatles Anthology, Paul McCartney ha rivelato che dopo “Don’t Bother Me“, lui e Lennon hanno discusso di una possibile integrazione di Harrison nel ruolo autore.
Macca ha ricordato:
Ricordo di essere passato davanti alla Woolton Church con John una mattina e di avergli chiesto ‘Senza voler essere troppo cattivo con George, pensi che dovremmo essere in tre a scrivere le canzoni nei Beatles o dovremmo continuare a farlo tu ed io?’ Abbiamo deciso di rimanere in due.”
Sebbene non sia uno dei loro migliori brani, “Don’t Bother Me” ha dato ad Harrison un senso di autostima e gli ha permesso di ricoprire un ruolo da protagonista nei loro album futuri. La sua evoluzione come paroliere è stata tutt’altro che rapida e non è avvenuta fino alla pubblicazione di Help! nel 1965. Tuttavia, verso la fine del regno dei Fab Four, Harrison aveva dimostrato in più di un’occasione il suo valore, realizzando autentici capolavori come “Something“. Da quel momento in poi la sua abilità come autore non poteva più essere ignorata. E non lo è stata.
Coni Beatles ha scritto “I Need You” e “You Like Me Too Much” (contenute in Help! del 1965), “Think For Yourself” e “If I Need Someone” (contenute in Rubber Soul del 1965), “Taxman“, “Love You To“, “I Want To Tell You” (contenute in Revolver del 1966), “Within You Without You” (contenuta in Sgt Pepper del 1967), “Blue Jay Way” (contenuta in Magical Mystery Tour del 1967), “While My Guitar Gently Weeps“, “Piggies“, “Long, Long, Long“, “Savoy Truffle” (contenute in The Beatles del 1968), “It’s All So Much” (contenuto in Yellow Submarine del 1969), “Something“, “Here Comes The Sun” (tratte da Abbey Road del 1969), “I Me Mine” e “For You Blue” (contenute in Let It Be del 1970).
Dopo lo sciglimento dei Beatles ha iniziato una grandiosa carriera solista di cui vi racconteremo in un altro articolo.
