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Nel nome di “Jesahel”: compie mezzo secolo il più grande successo dei Delirium

In questi giorni di cinquant’anni fa i Delirium erano in cima all’hit parade da ben cinque settimane. Storia di un successo divenuto il manifesto della cultura hippie in Italia.

C’era una volta un gruppetto di ragazzi capelloni e antimilitaristi. Siamo a Genova, è il 1969 e i Sagittari sono uno dei tanti gruppi pop nati all’ombra della Lanterna. L’anno seguente si cambiano il nome, scegliendosi l’appellativo – assai più lisergico – di Delirium. All’alba degli anni Settanta invitano un altro capellone a far parte della loro comune: si chiama Ivano Fossati, ha una bella voce, originale e calda. Fossati porta con sé due strumenti, l’immancabile chitarra classica e un inconsueto flauto traverso, che suona già con grande padronanza.

Vincono La strada del successo, un premio indetto da Radio Montecarlo; dopo qualche mese si aggiudicano quello di rivelazione al primo Festival di Musica d’Avanguardia e di Nuove Tendenze di Viareggio, con la canzone Canto di Osanna.

Il pezzo ottiene un grande successo all’estero ed è tradotto in francese, inglese e tedesco. Non è cosa di tutti i giorni che un gruppo semisconosciuto (e che non ha ancora inciso un album) venga apprezzato all’estero.

Comunque, il primo LP sta per arrivare:

è il 1971 quando i Delirium realizzano il loro primo album in studio. Si chiama Dolce acqua. I Delirium fanno conoscere il loro disco nei vari raduni pop italiani, come il Davoli Pop di Reggio Emilia e il Festival del Pop di Palermo.

È l’inizio del 1972: uno dei responsabili della Fonit Cetra resta folgorato da Jesahel. La propone come una delle canzoni che si sfideranno al prossimo Festival di Sanremo, in programma a metà febbraio. La candidatura di Jesahel viene accolta e i Delirium attraccano nella vicina Sanremo.

Quello che state per vedere è un documento Rai di cinquant’anni fa

A dirigere il ventiduesimo Festival di Sanremo è stato chiamato Mike Bongiorno, che da circa un anno sta mettendo alla prova la cultura degli italiani. Tutti i giovedì sera va in onda Rischiatutto, il più famoso telequiz della storia della televisione.

È affiancato da Paolo Villaggio e Sylva Koscina: sia il primo che la seconda non si dimostreranno in grado né di rubargli la scena, né di evitarne le proverbiali gaffes, verso le quali Bongiorno sembra possedere una vocazione naturale che asseconda con accurato zelo. 

Siamo nel Salone delle feste del Casinò di Sanremo, è la sera del 25 febbraio 1972, la seconda serata del Festival

Mike è semplicemente inarrestabile: nell’annunciare i Delirium come “terza canzone della serata” usa la parola complesso, termine corrispondente a band per tutti gli anni Sessanta e buona parte dei Settanta. Impeccabile nel suo elegante smoking nero, Mike avrà strappato un sorriso perfino al suo papillon quando storpia sia il nome del brano – Gesael anziché Jesahel – che quello di uno dei suoi autori, Fossato anziché Fossati.

Ivano Fossati è a un metro da lui ma sembra essere “altrove”, nascosto in uno sguardo imperturbabile da santone nepalese

Appare sicuro del fatto suo, ha una presenza scenica invidiabile e quando – sul finire del pezzo – inizia a suonare il flauto traverso, la canzone è già entrata nell’immaginario degli italiani, anche di quelli più tradizionalisti e conservatori.

Jesahel sta vendendo centinaia di migliaia di copie mentre Ivano Fossati sta dicendo addio ai Delirium

La copertina del 45 giri

Lascia il gruppo dopo soli due mesi. Qualche settimana più tardi partirà per il servizio militare, che all’epoca era obbligatorio per tutti, anche per i musicisti antimilitaristi e i calciatori illustri.

L’esecuzione dei Delirium sul palco del Festival resterà scolpita negli annali e negli archivi della nostra memoria. La band – anzi il complesso, era formato da un gruppo di amici vestiti da hippy, armati di chitarre, qualche fiore e tante voci presenti nel coro. Fra queste, anche quelle di Oscar Prudente, Sara Borsarini, Mario Lavezzi e Alberto Canepa.

Sanremo ‘72 se lo aggiudicò Nicola Di Bari con la canzone “I giorni dell’arcobaleno”

Fu l’anno del debutto al Festival di Gianni Morandi – che aveva, tra le altre cose, già assolto da tempo il servizio militare – e della diciassettenne Carla Bissi alias Alice, una delle più autorevoli interpreti italiane nonché musa di Franco Battiato. Fu il debutto nell’ambiente musicale anche di Alberto Camerini: accompagnò con la sua chitarra l’esibizione di Anna Identici, in gara con il brano politicamente impegnato Era bello il mio ragazzo, la storia di un giovane operaio morto sul lavoro.

Nonostante il periodo di consapevolezza politica che stava attraversando l’Italia, la canzone di Anna Identici non ebbe il successo sperato e non riuscì a qualificarsi alla terza serata, la finale di sabato 26 febbraio 1972. Con 105 voti ricevuti, Jesahel si classificò al 6° posto.

Se il claim Perché Sanremo è Sanremo suona sincero, questo lo si deve anche ai Delirium, alla loro indimenticabile performance di mezzo secolo fa.

— Onda Musicale

Tags: Alberto Camerini, Franco Battiato, Ivano Fossati
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