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Una breve rivelazione musicale: cosa si nasconde dietro ‘Wonderwall’, l’iconica hit degli Oasis

Non c’è bisogno di ricorrere a particolari presentazioni laddove ci si ritrovi a discorrere di canzoni e gruppi entrati con merito all’interno dell’immaginario collettivo globale, condottieri di interessanti movimenti artistico-musicali, se non addirittura protagonisti di intere epoche.

Gli Oasis e il brit pop

In questo senso, infatti, sarebbe certamente inutile spendere ulteriori parole riguardo gli Oasis e sull’effettivo ruolo da essi occupato all’interno della scena Britpop, dominante nei ruggenti anni ’90 in Regno Unito. Tuttavia, c’è una canzone – insieme a pochissime altre – che potrebbe senza ombra di dubbio fregiarsi del titolo di hit più rappresentativa del decennio in questione, e stiamo chiaramente parlando di ‘Wonderwall’, l’iconico capolavoro dei fratelli Gallagher.

Canzone simbolo degli Oasis

Amato da molti ed in egual misura odiato da tanti altri – esattamente come i suoi due litigiosi interpreti, dopotutto –, il brano, com’è noto, ha finito per diventare non solo il tratto identificativo par excellence della band di Manchester, quanto anche del movimento Britpop già citato, vincendo moralmente prima ancora che numericamente – grazie alle vendite del noto e acclamato sophomore album ‘What’s The Story (Morning Glory)?’ – la battaglia in suo nome avviata contro gli acerrimi nemici Blur, con sede a Londra.

Colonna sonora di Onycron

Particolarmente noto è, innanzitutto, il collegamento stabilito con la colonna sonora del film “Onyricon”, “Wonderwall Music”, ila quale non poteva che coincidere con il debutto solista di George Harrison, avvenuto nel 1968. Qualche anno più tardi, invece, Noel Gallagher – ispirato, appunto, dal titolo scelto dal quiet beatle –, scrive ‘Wonderwall’ mentre si trova all’interno dei leggendari Rockfield Studios – nel bel mezzo di un martedì sera particolarmente piovoso – e, conscio sin da subito del suo potenziale, decide di proporla al resto della band, in particolare allo scapestrato fratellino Liam, il quale avrebbe dovuto scegliere se interpretare la stessa o l’altrettanto celebre “Don’t Look Back In Anger”.

Oggi conosciamo quella che fu la scelta (ampiamente azzeccata) del fratello minore e conosciamo anche il suo pensiero riguardo al brano che in fin dei conti ne ha causato la fortuna:

Non sopporto quella cazzo di canzone. Ogni volta che sono costretto a cantarla vorrei imbavagliarmi. Il problema è che era una grande, grande canzone per noi.”

Il vero significicato del termine Wonderwall

Ma la vera domanda, dopotutto, oggi come allora sembra essere rimasta poco più che la stessa. Cosa significa veramente il termine ‘wonderwall’? Si tratta di un fantomatico “muro dei desideri” oppure è soltanto un particolare nomignolo riferito ad una persona in carne ed ossa? Ebbene, le ipotesi nel corso degli anni hanno continuato a consumarsi ma, ahimè, senza mai giungere ad una risposta realmente convincente e capace di mettere d’accordo tutti, per il semplice motivo che ognuna di esse sembrerebbe essere allo stesso modo lecita.

Tesi contrastanti

Noel, spesso – oltre alla celebre definizione di “canzone che parla di un amico immaginario che verrà a salvarti da te stesso” –, ha affermato di averla dedicata all’ex moglie Meg Matthews, salvo poi smentire tutto nel corso degli anni; Liam, dal canto suo, ha invece proposto un’interpretazione assolutamente libera da qualsivoglia genere di schematismo – e perfettamente in linea con la sua personalità –, secondo cui ‘wonderwall’ potrebbe significare nient’altro che qualunque cosa. E, forse, non avrebbe potuto trovare un’interpretazione migliore.

Ma è davvero importante il suo significato?

Perché, in fondo, non è importante trovare una spiegazione scientifica e certosina riguardo il reale significato di una parola tanto affascinante quanto misteriosa come quella di cui si è sin qui trattato. Ciò che conta davvero, in realtà, è il significato che essa è riuscita ad acquisire per milioni e milioni di persone sparse in giro per il mondo, risolvendo l’intera questione in un perfetto rapporto poeta-lettore, in cui quest’ultimo non fa nient’altro che attribuire all’opera il significato che più ritiene opportuno.

Tutto o niente

Il fascino di un brano simile – il cui arrangiamento appare tutt’oggi avvolto da una disarmante aura di cosiddetta ‘semplicità’ – rimane, dunque, cristallizzato all’interno di un’unica grande certezza, secondo cui lo stesso potrebbe significare tutto e in egual misura potrebbe non significare niente. Pienamente in accordo, dopotutto, con la poetica e lo stile di un autentico genio creativo quale è Noel Gallagher.

— Onda Musicale

Tags: Noel Gallagher, Liam Gallagher, George Harrison
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