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Prince, l’angelo ambiguo della musica

Il 21 Aprile del 2016 un altro genio indiscusso della musica ci lasciava, il grande Prince, cantautore,  polistrumentista e produttore statunitense.

Sette lunghi anni già trascorsi e forse con poche menzioni nei confronti di un artista – Prince – che ha portato tante novità nel concetto di musica, senza mai dimenticare la sua sublime tecnica e il suo modo, unico, di scrivere canzoni. Il suo sound e la sua entità artistica, ambigua e penetrante, divenne popolare soprattutto negli anni ’80 e ’90, la sua vena artistica si sviluppò molto precocemente portandolo a dedicarsi alla composizione, arrangiamento, produzione, canto ed esecuzione  dei suoi lavori spesso in totale autonomia. Fu tra i primi artisti a lanciarsi nel mercato on-line, sfruttando internet per la vendita e promozione dei suoi album.

Gli inizi e la grande passione per la musica

Prince Rogers Nelson nacque a Minneapolis nel 1958 dai genitori afro-americani Lewis Nelson e Mattie Della, rispettivamente pianista e compositore e cantante Jazz. Il suo moniker deriva appunto dal gruppo del padre chiamato Prince Rogers Trio. Prince già da bambino sviluppò un amore e una dedizione nella musica incredibilmente  unica, ”Funk machine” è il suo primo componimento realizzato all’età di 7 anni. Frequentò la Bryant Junior High e la Central High School di Minneapolis dove giocò e intraprese anche una semi carriera a Basket  militando nella squadra  del College, un hobby che lo accompagnò anche successivamente. Nel 1973, alle medie,  incontrò Jimmy Jam (che poi divenne uno dei migliori produttori discografici attivi soprattutto negli anni ’80), che durante le lezioni di musica fu colpito dal suo talento, soprattutto dal modo in cui riuscisse a giostrarsi nell’utilizzo di strumenti diversi.

Gli esordi anni ’70 di Prince e già produttore di se stesso

La sua carriera prese il via a fine anni ’70. A soli vent’anni nel 1978 riuscì ad ottenere un contratto discografico con la Warner Bros che lo vide non solo esecutore ma anche produttore a tutti gli effetti delle sue canzoni, mai nella storia della musica si era visto un produttore così giovane. “For You” fu il risultato di enormi sacrifici, isolamenti in studio di registrazione per mesi, suonato interpretato e scritto unicamente da Prince, solo la produzione esecutiva fu effettivamente delegata a Tommy Vicari della famiglia Warner Bros. Tutto il lavoro fu ben fatto, il disco rispecchiava i canoni della Disco-music di quel periodo, un album piacevole che gli regalò anche il titolo di “nuovo Stevie Wonder”.

Il secondo disco

Già l’anno successivo Prince rientrò in studio per la composizione del secondo album “Prince”, stavolta puntò l’attenzione verso canzoni più orecchiabili e commerciali infatti l’intera opera ebbe ottimi riscontri di critica, pubblico e vendite, con un milione di copie vendute solo negli Stati Uniti. Avendo sempre composto unicamente da solo, per la promozione del disco in Tour ci furono un po’ di problemi per reclutare musicisti. La sua idea fu quella di ispirarsi alla multietnicità della Family Stone, e ci riuscì, si circondò non solo da veri e propri personaggi singolari ma anche di musicisti talentuosi. Il tour dell’album Prince partì di supporto a Rick James dal Novembre del’79 fino all’Aprile del 1980. Fu questa successiva decade che portò Prince nell’Olimpo delle Star. Furono gli anni d’oro della sua produzione artistica.

Gli anni della sua ascesa

Il decennio si aprì con la pubblicazione di “Dirty Mind” e il successivo Tour da headliner. Disco nuovo e rigorosamente  look nuovo. Abbandonate le tutine aderenti subentrò un look molto più estremo, con un’immagine più ambigua, androgina, oltraggiosa indossando calze e biancheria intima femminile sotto un semplice soprabito. Un’ immagine  per l’epoca forse troppo aggressiva, troppo estrema, tanto da essere bersagliato durante i live con bottiglie e lattine. Qualche mese successivo fu pubblicato  il terzo album “Controversy”, oltre alle solite provocazioni e allusioni sessuali, stavolta Prince cominciò ad avvicinarsi anche a tematiche più sociali.

Nel 1982 l’album doppio

Nel 1982 poi fu pubblicato il doppio album “1999”, disco che per la prima volta accreditava la band che accompagnava Prince durante i tour, ovvero i The Revolution. Questo album permise all’iconico Prince di superare definitivamente le barriere tra musica bianca e nera toccando finalmente l’intero mercato globale del rock. Durante tutti gli anni ottanta Prince ha sempre giocato sull’ambiguità con i giornalisti, è sempre rimasto un personaggio pieno di segreti, vago sulla sua infanzia e sulla sua data di nascita, addirittura si vantava delle  sue origini italiane mai esplicitamente confermate.

Il monumentale Purple Rain     

Nel 1984 venne pubblicato il progetto multimediale “Purple Rain”, un successo senza eguali nel mondo della musica e del cinema, un progetto composto da un film musical e dalla sua relativa colonna sonora. L’intera opera fu così strabiliante che portò Prince a raggiungere la vetta assoluta, Purple Rain fu premiato sia per il  miglior singolo, sia come miglior film oltre che come  miglior album, record raggiunto solamente dai Beatles fino ad allora.

Il film vinse l’oscar alla migliore colonna sonora, il brano “When Doves cry” ottenne un Golden Globe come migliore canzone originale

L’album vendette più di 13 milioni di copie rimanendo circa 24 settimane in classifica ai primi posti e diventando di conseguenza miglior album pop dell’anno. Fu un successo monumentale che portò Prince a punti  sempre più alti ottenendo premi come miglior attore e miglior artista musicale alla National Association for the Advancement  of Colored People.

Purple Rain segnò una svolta importantissima per Prince sia in fase produttiva che compositiva, infatti fu il primo album in cui la band The Revolution fu protagonista in studio di registrazione, nonostante l’album si scostasse dallo stile intricato dei primi lavori e fosse  più “facile” all’ascolto, il successo mediatico fu travolgente, punto essenziale sicuramente le doti tecniche e musicali dello stesso Prince, da tenere in considerazione il suo mitico assolo  di chitarra elettrica in “Let’s go crazy”.

Il pubblico divenne molto più vicino a Prince con quest’album perché più comprensibile

Dopo essere stato l’apocalittico interprete della cosiddetta “Bomb Culture” ( soprattutto con il disco 1999 ), ora Prince torna con un album concepito come colonna sonora del film Purple Rain, in testa alle classifiche Americane. Continua la sorprendente escalation del più inquietante fenomeno della musica statunitense di questi anni: un androgino nero dai tratti demoniaci e arroganti che per molti versi può essere considerato l’esatta controparte di Michael jackson.” – La Repubblica – 1984

La trama del film

Nella trama del Film, Apollonia, dopo una notte  con Kid ( interpretato da Prince ), decide di partecipare ad un progetto musicale di sole donne partorito dalla mente di Morris, nemico di Kid, le Apollonia 6. Kid non apprezzò questa situazione e durante la canzone “Darling Nikki”, puntando il dito verso la ragazza urla: ”Your little prince now wanna grind” ( il tuo piccolo principe ora vuole scopare). Proprio la scabrosità di questa canzone spinse Tipper Gore, moglie del futuro Vicepresidente Statunitense Al Gore, ad ideare il logo di Parental Advisory – Explicit lyrics, impresso sulle copertine  degli album. Con il tempo il logo ottenne l’effetto inverso, cioè quello di attirare maggiormente il pubblico perché affascinato dal proibito.

Gli anni successivi fino ai ’90 e i momenti duri dovuti alla staticità

Dalla seconda metà degli anni 80’ in poi la carriera e le opere di Prince cercarono invano di eguagliare la potenza stilistica e mediatica di Purple Rain, addirittura scrivendo il sequel con il titolo “Graffitti Bringe”, ma fu un flop assoluto sia sulle vendite che sulla critica. Il successo di Purple Rain fu il momento di massima espressione di Prince che ancora oggi dopo la sua morte lo accompagna e lo accompagnerà per sempre. Nel 2004 fu inserito nella Rock and Roll Hall of Fame e nel 2006 nella UK Music Hall of Fame.

La morte troppo precoce

Morì all’età di 57 anni, il 21 Aprile  2016.  Venne trovato morto in un ascensore all’interno del complesso di Paisley Park, alle porte di Minneapolis. Secondo fonti secondarie la sua morte fu scatenata da un overdose di oppiacei, ma ancora una volta e persino sulla sua morte, il suo magnetismo enigmatico ha nascosto il tutto. La sua vita, il suo personaggio e anche la sua morte sono sempre stati avvolti da misteri inesorabili, ma lui ha sempre preferito così.

Il suo stile musicale era assolutamente brillante, nei suoi lavori si percepivano riferimenti ad artisti della Black Music come James Brown e Stevie Wonder, ma l’incidenza del rock era necessaria

La sua musica era coinvolgente come il funk e il pop e non si discostava dalla dance rock e dalla musica psichedelica. Era un musicista poliedrico legato a sentimenti terreni, ha saputo viaggiare negli stili e questo resterà per sempre una delle migliori caratteristiche che solo ad un alieno come lui si potevano additare. Mancheranno figure musicali di questo calibro capaci di capovolgere tutti gli schemi possibili, capaci di attirare in maniera cosi magnetica le persone e al tempo stesso lasciare un segno significativo e indelebile nell’arte.

— Onda Musicale

Tags: Stevie Wonder, Purple Rain
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