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I Pink Floyd ‘battezzano’ il volto del primo europeo della storia, anzi della preistoria

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foto fossili

I resti ritrovati il 30 giugno scorso ad Atapuerca, in Spagna, e che corrispondono a un fossile di 1,4 milioni di anni fa saranno conosciuti come ‘Pink’, in onore della band britannica e del suo album più iconico: The Dark Side of the Moon.

“Ci sono evidenze scientifiche che dimostrano che noi tutti, homo sapiens, veniamo dall’Africa, siamo tutti fratelli e sorelle africani. Chi oggi attraversa il Mediterraneo non lo fa per rubarvi la vostra pizza, il vostro lavoro o la vostra donna, la fa perché è disperato, disperato, disperato: salvateli”.

Roger Waters, musicista anima dei Pink Floyd, dichiarava questo il 6 settembre 2019 presentando fuori concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia il docu-film Roger Waters Us + Them, appendice cinematografica dell’allora sua ultima e straordinaria tournée.

“Siamo tutti fratelli e sorelle”

Dunque, Roger Waters lega il suo accorato messaggio umanitario e pacifista alla comune origine della specie umana: siamo tutti fratelli e sorelle e i rapporti tra i popoli devono essere improntati all’empatia, non alla competizione che genera sopraffazione, guerre e morti.

Una visione utopica che farcisce tutta la produzione artistica di Waters, compreso l’ultimo spettacolo – This Is Not A Drill (qui un nostro articolo) – attualmente in tour in Nord America.

I resti di Atapuerca

Recentissime e ulteriori evidenze scientifiche rafforzano la visione Watersiana e, addirittura, legano indelebilmente i Pink Floyd ad una “scoperta”. Il 30 giugno scorso, il team che lavora agli scavi della Sima del Elefante, nel sito dei monti Atapuerca di Burgos in Spagna,  ha fatto una scoperta eccezionale. Avvolto nell’argilla del livello TE7, l’ultimo raggiunto, è apparsa parte del volto di quello che fino ad oggi è l’essere umano più antico d’Europa, di circa 1,4 milioni di anni.

“Non ci aspettavamo di trovare qualcosa di così straordinario. È stata una grande sorpresa”, riconosce il paleoantropologo José María Bermúdez de Castro, condirettore del sito archelogico. La scoperta può aiutare a spiegare l’origine del volto moderno e far luce su come il genere Homo conquistò il vecchio continente.

L’emozione è stata massima nel recuperare i frammenti che compongono la parte sinistra di un viso: una mascella, il bordo del naso, l’osso malare (che forma la guancia e parte dell’orbita) e gli alveoli dei denti.

Il fossile potrebbe anche portare i ricercatori a rivisitare l’arrivo degli esseri umani in Europa. La prima partenza dall’Africa è avvenuta circa due milioni di anni fa, ma non si sa quando il genere Homo abbia raggiunto il continente.

“D’ora in poi li conosceremo come Pink”

La scoperta di Atapuerca è stata resa pubblica l’8 luglio a Burgos, ma all’epoca i fossili umani non avevano ancora un nome. Ora, il team guidato dai ricercatori Juan Luis Arsuaga , Eudald Carbonell e José María Bermúdez de Castro ha deciso di chiamarli Pink, in onore del gruppo rock dei Pink Floyd e dell’album The Dark Side of the Moon.

“D’ora in poi li conosceremo come Pink, si legge in una nota di bilancio della campagna di scavo 2022 diffusa dalla Fundación Atapuerca“Questo nome permette al Research Team diricordare il leggendario album del gruppo rock britannico Pink Floyd, pubblicato nel 1973 intitolato The Dark Side of the Moon [il lato oscuro della (faccia) della luna].”

L’Equipo de Investigación de Atapuerca

La motivazione in un gioco di parole

Dunque, quel pezzo di mascella, bordo di naso, osso malare e alveoli di denti, insomma quell’ominide vissuto 1,4 milioni di anni fa ad Atapuerca, in Spagna, è stato battezzato Pink quale simbolo della faccia oscura della Luna, in onore della band che 50 anni fa tentò di gettare luce su quella oscurità. Come tentano di fare oggi i ricercatori di Atapuerca.

È un gioco di parole quello voluto dai responsabili del Equipo de Investigación de Atapuerca che lega The Dark Side of the Moon a Pink, ominide “figlio” delle loro ricerche; ma dietro questa scelta c’è anche un gioco concettuale profondo che lega la visionarietà dei Pink Floyd racchiusa in quell’album fondamentale nell’evoluzione musicale del Novecento alla visionarietà della ricerca scientifica.

La visionarietà dell’arte e delle scienze

L’arte è visionaria se sa andare oltre i limiti di ogni tipo, come i Pink Floyd in The Dark Side of the Moon; parimenti, la ricerca scientifica è visionaria se riesce ad investigare l’ignoto. Come i 320 paleoarcheologi di Atapuerca che scavano nella preistoria alla ricerca delle nostre origini.

Discendiamo tutti da Pink di Atapuerca; i suoi antenati venivano dall’Africa, dice la scienza. “Siamo tutti fratelli e sorelle” dice Waters; abbiamo assunto colori diversi nel corso del tempo, ma “siamo tutti fratelli e sorelle”.

Any Colour You Like

Any Colour You Like, da The Dark Side of the Moon, è un brano che riprende proprio questo concetto. E Roger Waters, infatti, per rendere visivamente, oltre che musicalmente, tale concetto, ha fatto dell’esecuzione di questo brano uno dei momenti centrali dello show This Is Not A Drill.

Durante l’esecuzione del pezzo e dei successivi Brain Damage e Eclipse, volti rappresentativi di ogni etnia e colore compongono progressivamente un mosaico sugli schermi che sovrastano il palco. Alla fine il mosaico è completo; dunque, l’umanità è unica ed è una sola, benché composta da tante singolarità e differenze.

“Siamo diversi ma uguali”: è il messaggio che lancia Roger Waters. Ed è anche il messaggio che arriva dal señor Pink de Atapuerca.

Their Mortal Remains

Giocando ancora con le parole e per paradossi, la scelta degli scienziati della Fundación Atapuerca rimanda ad un altro gioco di parole: Their Mortal Remains, ovvero il titolo della mostra celebrativa dei Pink Floyd che si tenne al Victoria & Albert Museum di Londra nel 2017, per poi diventare itinerante.

Their Mortal Remains è un verso di Nobody Home, da The Wall, ma è anche una perfetta sintesi di autoironia e humour tipicamente British che getta un ponte ideale con i resti mortali del señor Pink ritrovati 1,4 milioni di anni dopo ad Atapuerca.

Omaggio a The Dark Side of the Moon, nel suo cinquantenario

Un ponte ideale che unisce storia, scienze e musica; una intitolazione dei resti mortali scoperti ad Atapuerca che rende omaggio ai Pink Floyd e al capolavoro The Dark Side of the Moon che arriva, peraltro, con un timing perfetto all’inizio delle celebrazioni per il cinquantenario dell’album. Quasi che dall’oscurità el señor Pink sia voluto tornare alla luce per vedere la faccia oscura della Luna scoperta dai Pink Floyd 50 anni fa.

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd
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