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Richard Wright: comprimario o elemento fondamentale per i Pink Floyd?

I Pink Floyd, è noto, furono una band al cui interno erano presenti alcune personalità (spesso) in contrasto fra loro. Oltre all’arcinoto dualismo Gilmour-Waters, c’era una figura troppo spesso sottovalutata. Specie da Roger.

La fine dell’era Barrett

Dopo il declino mentale di Syd Barrett e il conseguente allontanamento dalla band, Roger Waters è diventato il leader dispotico della formazione, imponendo (spesso) i suoi testi e la sua musica. Non è un caso se da molti è definito il genio creativo dei Pink Floyd. Al posto del diamante pazzo è stato chiamato il chitarrista David Gilmour (che per un breve periodo ha affiancato Barrett) il quale ben presto si è messo in mostra come un ottimo chitarrista, in grado di completare magnificamente il lavoro fatto da Waters e anche da Wright alle tastiere il quale, per lungo tempo, è stato relegato ad un ruolo da comprimario. In mode del tutto immotivato.

Rick Wright: comprimario o elemento imprescindibile?

Nonostante sia apparso solo nei crediti di 10 delle 217 canzoni pubblicate dai Pink Floyd, Richard Wright (1943-2008) è stato invece un componente fondamentale per la realizzazione di quella magnifica alchimia musicale che è stata la musica dei Floyd. E autore di alcune fra le più belle canzoni.

Nel corso dei loro 30 anni al vertice (come band) i Pink Floyd hanno impiegato solo cinque componenti principali (oltre ai numerosi turnisti), con Barrett, Waters e successivamente Gilmour che hanno assunto il ruolo di leader. Questi periodi hanno ingiustamente offuscato il contributo musicali di Wright e del batterista Nick Mason, autentico equilibratore e unico elemento sempre presente.

Queste le parole di Waters:

È difficile sopravvalutare l’importanza della sua voce musicale nei Pink Floyd degli anni ’60 e ’70. Era il mio partner musicale e il mio amico. Nel tumulto di discussioni su chi o cosa fossero i Pink Floyd, l’enorme contributo di Rick veniva spesso dimenticato.”

Ecco quelli che sono, secondo noi, 10 grandi brani di Richard Wright (e dei Pink Floyd)

“Paint Box” (1967)

Il brano, interamente accreditato a Wright, è scritto e cantato da Richard e viene pubblicato per la prima volta nel 1967 come lato B del singolo “Apples and Oranges“. La canzone parla di un uomo che vive in una relazione violenta e ha amici artificiali.

“The Great Gig in the Sky” (1973)

Si tratta della quinta traccia dell’album The Dark Side of the Moon, pubblicato nel 1973. La canzone è divenuta celebre in tutto il mondo per il lungo assolo vocale che contiene, eseguito dalla corista Clare Torry, suggerita ai Floyd da Alan Parsons. (leggi la nostra intervista)

Nel 2004 Clare Torry fece causa alla band e alla casa discografica EMI richiedendo i diritti sulla canzone, dato che avrebbe dovuto essere considerata coautrice del brano insieme a Richard Wright e non solo cantante esecutrice. Per la registrazione, infatti, fu pagata solo 30 sterline e non ricevette alcun riconoscimento. (leggi l’articolo) Nel 2005 la Corte suprema del Regno Unito sentenziò a favore della cantante e tutte le edizioni successive a quell’anno contengono il nome di Torry nei riconoscimenti sia come cantante che come coautrice del brano. Non sono noti i termini economici dell’accordo.

“Us and Them” (1973)

E’ un singolo pubblicato il 4 febbraio 1974 come secondo estratto dall’ottavo album in studio The Dark Side of the Moon. È l’ultimo dei pochi brani nella carriera dei Pink Floyd ad essere stato composto a “otto mani” dai quattro componenti del gruppo (Roger Waters, David Gilmour, Richard Wright, Nick Mason). Le origini del brano risalgono al 1969, quando Richard Wright compose la parte di pianoforte per un possibile inserimento nel film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, il quale tuttavia lo bocciò con queste parole: “È meraviglioso, ma è troppo triste. Mi fa pensare a una chiesa.” 

Il testo è interamente composto da Roger Waters ed è una critica alle guerre (tema molto caro a Roger), in particolare a quelle nei paesi poveri dove i generali stanno comodamente seduti mandando i soldati a morire. Nella seconda parte del brano vi è un accenno alla povertà diffusa anche nei paesi occidentali. 

“Summer ’68” (1970)

Si tratta del secondo brano del lato B di Atom Heart Mother, scritto e interpretato da Wright al quale era particolarmente affezionato. La canzone racconta degli aspetti peggiori della vita on the the road di un musicista e, in modo particolare, parla dell’ennesimo flirt – finito male – con la groupie di turno.

“Echoes” (1971)

E’ la sesta ed ultima canzone dell’album Meddle del 1971. La lunga suite (23 minuti e 31 secondi) occupa tutto il lato B dell’album e inizia con una nota di pianoforte acuta (Si) e ripetuta varie volte (l’effetto è la nota d’eco di un sonar, ottenuto mediante il passaggio del segnale dello Steinway di Rick Wright in un Leslie).  La suite – un autentico capolavoro – venne composta a partire da una serie di 36 differenti idee musicali, grazie alle quali registrarono la versione provvisoria “Nothing, parts 1-24“. Successive evoluzioni delle 24 parti ottenute portarono alla creazione di “The Son Of Nothing” e in seguito “Return of the Son of Nothing“. Tempo dopo la suite, ormai del tutto finalizzata, venne rinominata Echoes. La musica è stata scritta fondamentalmente da Wright e Gilmour (secondo quanto ha dichiarato quest’ultimo), ma risulta comunque accreditata all’intera band.

“Shine On You Crazy Diamond” (1974)

La nona parte della suite è stata l’ultima composizione in assoluto realizzata nella storia dei Pink Floyd da Richard Wright il quale, alla fine, suona una parte di See Emily Play sul suo Minimoog come omaggio a Syd Barrett.

“See Saw” (1968)

Il brano è contenuto nell’album A Saucerful of Secrets del 1968 ed è stato composto e cantato da Richard Wright. Il brano convinceva poco il suo autore, e ciò si può intuire dal titolo originale: The Most Boring Song I’ve Ever Heard Bar Two (“La canzone più noiosa che io abbia mai sentito a parte due“)

“Sheep” (1977)

E’ la quarta traccia dell’album Animals pubblicata dai Pink Floyd nel 1977. La canzone è stata inserita nella raccolta Echoes: The Best of Pink Floyd e nella compilation A Collection of Great Dance Songs. “Sheep” inizia dove finisce Pigs e cioè con un’atmosfera agreste in cui si sentono pecore che belano e uccelli che cinguettano. Quest’atmosfera viene accompagnata da uno dei più apprezzati assoli di Richard Wright eseguito al piano Fender Rhodes. 

“Wearing the Inside Out” (1994)

E’ una canzone dell’album The Division Bell del 1994. Una collaborazione tra Richard Wright e Anthony Moore, è l’unica canzone dell’album per la quale David Gilmour non riceve alcun credito di scrittura. La canzone aveva il titolo provvisorio “Evrika“. Sul DVD si possono vedere due video della band che lavora su questa versione demo. Non è mai stata eseguita dal vivo dalla band.

“Autumn ’68” (2014)

La canzone è accreditata a David Gilmour in quanto è stata inserita nel disco The Endless River del 2014, realizzato utilizzando materiale scartato dai Floyd nella realizzazione dei precedenti dischi. Nel brano si sente Wright che suona l’organo a canne della Royal Albert Hall nel 1968. Il nastro è stato registrato mentre la band si preparava per un’apparizione nella sede di Londra.

Su questo brano, David Gilmour ha spiegato:

Il pomeriggio prima di farlo, durante l’allestimento, Rick ha chiesto se poteva provare questo grande organo a canne che era presente. Così lo abbiamo impostato, messo un paio di microfoni e l’abbiamo registrato mentre suonava, semplicemente suonando da solo.”

— Onda Musicale

Tags: Pink Floyd, David Gilmour, Roger Waters, Nick Mason, Syd Barrett
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