Musica

“Decide”: il nuovo album alt-rock di Joe Keery (Steve Harrington di “Stranger Things”)

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Con il secondo album Decide, Djo dimostra di essere un artista a 360 gradi. Djo, infatti, è il nome d’arte di Joe Keery, uno dei protagonisti della serie tv fenomeno Stranger Things, di cui abbiamo parlato spesso (link).

Classe ’92, inizia la carriera musicale nel 2014 con la band psychedelic rock Post Animal, da cui si separa quasi subito per problemi di tempismo. Proprio quando la band iniziava a ingranare, Keery è stato ingaggiato da Netflix per recitare la parte del tanto amato Steve Harrington, ma non per questo ha abbandonato la sua passione per la musica.

Ciò che emerge subito dal suo progetto solista è il desiderio di distinguere nettamente carriera cinematografica e musicale: quando è nei panni di Djo, Keery indossa parrucche e distorce la sua immagine nelle foto per non farsi riconoscere. Si stupisce anche della incredibile partecipazione al Lollapalooza di Chicago, in cui si è esibito vestito come un imbianchino, o come David Byrne dei Talking Heads.

Se il primo album, Twenty Twenty (2019), conteneva influenze alt-rock con una spruzzata di progressive anni ’70, Decide è ancora più sperimentale con il suo sound funk accompagnato da una voce che fluttua tra basso e falsetto sullo stile dei Tame Impala. Per 36 minuti ci ritroviamo catapultati in una bizzarra atmosfera spaziale bowieana con sintetizzatori e liriche emozionanti. Keery ci racconta una storia all’apparenza di disillusione e attesa, come sembrerebbe dal primo brano Runner: «Love and hate decide / Money, murder, lies / The future is the same / Why try?».

Alcuni riff di chitarra, persino il suo timbro, richiamano in più occasioni a Lou Reed

Eppure il paragone si ferma qui, perché la voce e il sound di Keery hanno una freschezza che è molto interessante per un musicista trentenne attivo nel 2022. Sebbene non si possa parlare di novità storica, di certo per il panorama musicale attuale il personaggio Djo trasuda originalità.

Dopo Runner, procediamo con Gloom, la traccia spesso paragonata a Psycho Killer dei Talking Heads, in cui si alternano falsetti e bassi in un crescendo che esplora la tematica della crescita indagata in tutto l’album: «These people stress me out, I’m ready to go / I’m growing quite unwell, I’m ready to go / I hate this city, yes, I’m ready to go / I never liked it, I belong on the road».

In Half Life Keery cerca di trovare un equilibrio tra sé stesso e il mondo in costante mutamento, chiedendosi se sta andando bene, se questa è la giusta direzione, e un po’ rimpiange i vecchi tempi. On and On è un brano disilluso che si concentra sulla monotonia e il senso di isolamento e intorpidimento incrementati dall’uso maniacale dei social media: «Maybe it’s not too late / To learn how to love each other / What’s it gonna take to change it? / Don’t you wanna save this planet? / Blame it on manipulation, we’re human after all».

End of Beginning è la traccia più profonda e onesta, sullo sfondo una Chicago malinconica che rammenta il passato. È la canzone più lenta, trascinante: il riff ipnotizzante di chitarra e synth verso il finale scompare per lasciare spazio alla voce, che diventa un vero e proprio urlo catartico. In Change e Figure you out il sound anni Ottanta tutto distorsioni e sintetizzatori accompagna ancora una volta il bisogno di comprendersi e di cambiare: «Something’s happening to me (And I don’t even think I wanna know) / A passing glance I see (Just let go) / In your eyes / The man that I could be».

In questo progetto, Keery mette a nudo le sue vulnerabilità

E ci rende partecipi della sua ricerca d’identità, dando vita a un album sperimentale, malinconico e insieme umoristico. Ammette di aver scritto e registrato queste canzoni per divertimento, aiutato dall’amico Adam Thein, a cavallo tra 2020 e 2021. Un talento decisamente da tenere sott’occhio.

— Onda Musicale

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