Frank Zappa (Frank Vincent Zappa) nasce a Baltimora il 21 dicembre del 1940. Il padre era originario della provincia di Palermo mentre la madre aveva origini franco-italiane.
All’età di circa 11 anni la famiglia Zappa si trasferisce a Miami, in Florida, dove c’è un clima più mite che aiuta il piccolo Frank a risolvere alcuni problemi di asma e sinusiti ricorrenti. Ed è proprio in questo periodo che Frank si avvicina alla musica, nel momento in cui i genitori gli regalano un rullante di batteria con il quale il ragazzo può cimentarsi a volontà.
La sua famiglia si sposta spesso per ragioni di lavoro del padre, con il quale Frank ha un rapporto molto conflittuale. E’ infatti questa la ragione per cui detesta la cucina italiane e la religione cattolica, evidentemente impostegli dal padre. La musica però sta entrando prepotentemente nella vita del giovane Zappa, al punto che nel 1963 prende in affitto in California uno studio di registrazione dove si trasferisce anche a vivere. Ed inizia la sua storia di musicista.
L’estate in cui Frank Zappa provò a suonare nella “sua” Palermo
La tappa a Palermo era l’ultima di quel tour italiano ma il concerto fu un vero disastro. Il palco era posto al centro del campo, mentre gli spettatori sedevano sulle gradinate. Il risultato visivamente ed acusticamente era disastroso. I musicisti erano dei puntini lontani e la musica arrivava malissimo. Così alcuni decisero di scendere ed avvicinarsi al palco, di lì a poco tanti altri fecero lo stesso e a quel punto si creò il caos. Le forze dell’ordine intervennero pesantemente (e spropositatamente) lanciando lacrimogeni ad altezza uomo. Si scatenò il panico e un fuggi fuggi generale. Il concerto venne interrotto e Frank con gli altri musicisti rimasero bloccati per ore all’interno dello stadio perchè era letteralmente impossibile uscire.
L’apprensione di Zappa sul palco
Frank Zappa e i musicisti, fra i quali c’è un giovanissimo Steve Vai, non capiscono cosa sta succedendo perchè il prato non è illuminato. Frank è spaventato perchè sente distintamente alcuni spari (sono i lacrimogeni) ma non capisce. Ha paura, ma cerca di mantenere la calma. Ad un certo punto si rivolge al pubblico in italiano: “Seduti per favore“. Anche Massimo Bassoli invita la gente a sedersi e a mantenere la calma.
Il racconto di Salvo Cuccia nel suo docu-film del 2013
E che ha avuto un grandissimo successo: lo si trova su Amazon e Itunes e ora anche su Netflix, in dvd e bluray, e fu anche presentato alla Mostra del Cinema di Venezia come evento speciale e fuori concorso. «Sì, ha fatto un po’ di giri» sorride il regista. Nel documentario Cuccia racconta ciò che ha significato per lui quel mitico concerto, interrotto dai disordini sugli spalti e dalla spropositata reazione della polizia, proprio nei giorni a ridosso della festa di Santa Rosalia (patrona della città di Palermo).
Quel giorno di 40anni fa un giovane siciliano che sta facendo il servizio militare ad Aviano (Pordenone) si mette in viaggio per assistere all’ultima tappa del tour europeo del leggendario Frank Zappa, eclettica e amatissima rockstar di origini siciliane. Un viaggio indimenticabile, che si intreccia con la memoria del padre, e che culmina però in una grande delusione: il ragazzo non arriverà in tempo al concerto del suo idolo.
Il contributo prezioso di Massimo Bassoli
Nel suo lavoro di ricerca, che sfocia nella pubblicazione di immagini inedite di quell’episodio, Cuccia si fa aiutare da Massimo Bassoli, grande amico e biografo del musicista, che lo mette poi in contatto con la vedova Gail Zappa, e con i figli Moon, Diva e Dweezil – per chi si dovesse sorprendere degli strani nomi, è evidente che non ha mai avuto a che fare con l’universo Zappa.
“L’incontro con Bassoli per me è stato fondamentale perché mi ha consentito di avere accesso alla parte più privata del musicista. Con Dweezil poi è nata un’amicizia, il figlio di Frank mi ha fornito ad esempio le musiche per il mio lavoro successivo, incentrato sulla comune hippie di Terrasini”
La “prima” di Zappa in Sicilia
Anche lo sbarco a Palermo del grande compositore statunitense diventa davvero succulento per chi si nutre di aneddoti e leggende. Come la composizione in loco del celebre pezzo Tengo ‘na minchia tanta, il cui autore è proprio Massimo Bassoli. Ma non solo nostalgia e passato.
C’è un passaggio commovente del documentario in cui i figli Diva e Dweezil arrivano a Partinico, per trovare la casa dove hanno abitato i nonni e dove, fino all’età di tre anni, ha vissuto il padre. Quell’abitazione, logora e minuscola, fa dire a una commossa Moon che «è piccola come una scatola di scarpe». E da lì partì una delle centinaia di migliaia di emigrazioni, quando nella storia erano i siciliani quelli che abbandonavano la propria terra per approdare in terre dove erano etichettati come brutti, sporchi e cattivi.
Il commento di Cuccia
C’è una bella riflessione di Dweezil sull’emigrazione che costringe chi parte a ricominciare in un altro luogo: tutto daccapo e sapendo che dovrai fare un’altra professione, magari molto più umile. Per Dweezil questo sì che è un atto eroico, per poi chiedersi se lui ne sarebbe in grado. Questo ci riporta a quello che accade oggi di continuo, con le migrazioni a cui assistiamo. Credo allora che il documentario in questo senso si conferma come uno stimolo per agire sulla realtà.”
La via intitolata a Frank Zappa
Proprio quella che affaccia su quell’antica casa. Una scelta che l’allora amministrazione di Partinico prese proprio dopo l’arrivo di Moon e Dweezil, insieme a Bassoli e Cuccia. Potere della musica, potere del fascino di Frank Zappa.
Spiega ancora il regista Cuccia:
Il documentario l’ho girato proprio per l’importanza estrema che per me ha la musica. Zappa per me è stato qualcosa di speciale perché è stato un operatore di metalinguaggi, ha lavorato su tutti i generi musicali, sorvolando e facendoli suoi e rimettendoli nei suoi dischi. Ha avuto da subito un impulso verso la composizione orchestrale e non solo quella prettamente rock, tanto che molte sue cose si dirigevano verso il mondo sinfonico. Molti conoscono il suo volto, che è diventato un’icona del ‘900, ma sono pochi a conoscere davvero la sua musica, che non va in una sola direzione, è un percorso di sperimentazione sia nella composizione che nelle parole.”
Un’influenza, quella del musicista statunitense, che continua a palesarsi anche nelle opere dello stesso Cuccia
La lezione che ci ha dato Frank Zappa è che la musica, come la vita, è fatta di materiali contrastanti. Di cose diverse che spesso si intrecciano. Credo che ciò venga fuori anche nei miei lavori. Io per esempio provengo dalla video arte e dalla sperimentazione e faccio spesso improvvisazioni dal vivo. Ho fatto un documentario, consegnato alla Rai, che si intitola La spartenza: è la storia di Tommaso Bordonaro, emigrato da Bolognetta negli Stati Uniti e che girò un film privato sul suo viaggio. E ho fatto un film, intitolato Lo scambio, sempre per la Rai.”
(fonte meridionews.it)