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“Il culto dell’albero porcospino”: il libro di Enrico Rocci sui Porcupine Tree

Il fan del progressive gode del nozionismo, del dettaglio. E magari ancora non gli basta. Bene. Scordatevi tutto questo. Cioè… qui troverete un mucchio di nozioni, anche curiosità, persino un tentativo di offrire una piccola guida all’ascolto. Tutto sarà però in bilico fra divagazioni, qualche intervento dei fan, di personaggi “che c’erano”. Ma sì, certo, la parola anche agli stessi Porcupine; altrimenti che storia sarebbe?

Con questa dichiarazione d’intenti si apre la nuova e aggiornata edizione de Il culto dell’albero porcospino. Storia, sproloqui e ricordi dei Porcupine Tree di Enrico Rocci, medico torinese con due grandi passioni, la scrittura e la musica. Dalla sua penna allenata nascono anche Acid queens. Viaggio tra le voci femminili della musica psichedelica e, tra i vari romanzi noir, Volevo solo uccidere i Porcupine Tree.

Come scritto nella premessa, non ci sono libri sulla band dei porcospini. O meglio, ci sono libri di giornalisti e critici, interviste, fansite e anche la recente autobiografia di Steven Wilson (Steven Wilson. Deform to form a star. Una vita in musica)… Ma un libro del genere sui Porcupine Tree, prima d’ora, non l’avevo mai trovato.

Dalla quarta di copertina

Sono rimasti gli sproloqui, i ricordi, perché questo è il resoconto genuino di chi c’era, di chi i Porcupine se li è visti, sudati, ha macinato chilometri per seguirli nei tanti live, in locali che magari non esistono più. È un atto d’amore estremo, e definitivo, per la band.”

Un atto d’amore, ecco cosa si trova in questo libro – comunque il primo testo italiano a proporre una guida dell’immensa discografia dei Porcupine Tree, come band e come solisti. Si parte da una premessa incredibilmente divertente e autoironica nominata Istruzioni per l’uso/libri da cesso, e si procede con un sunto delle avventure di Steven Wilson prima di approdare ai Porcupine Tree. Rocci racconta poi le varie teorie riguardo al curioso nome: sarà legato alla leggenda dei Nativi Americani? C’entra forse il libro del matematico Douglas Hofstadter? Magari addirittura Schopenhauer e la metafora della società umana, o è più probabile che si richiami al pub The Porcupine in Leicester Square?

I capitoli

Non si giunge a una soluzione, si comincia subito ad approfondire gli album: dal primo, On The Sunday of Life, più cupo, psichedelico, drammatico, con testi alla Syd Barrett, all’ultimo, Closure/Continuation, inserito nella seconda edizione del libro. L’autore è perfettamente a suo agio tra discografia, curiosità, gossip e racconti in prima persona. L’alternanza dei capitoli è forse studiata per non appesantire la lettura – se consideriamo la premessa –, forse naturale come risulta lo stile di Rocci. Nella parte centrale si trovano svariate foto dei live accompagnate da didascalie di luoghi, commenti, date e nomi dei presenti, adepti come lo stesso Rocci, compagni di viaggio di un’avventura travagliata.

È interessante e accurato l’inserimento delle testimonianze dei porcospini. Il libro, l’abbiamo già detto, non vuole essere un compendio di testi e studi dettagliati sulla discografia dei Porcupine Tree, ma un viaggio in un’epoca d’oro che non tornerà più – parole dello stesso Steven Wilson. Si percepisce questa consapevolezza soprattutto verso la fine della lettura, eppure l’autore mantiene in ogni riga l’immenso entusiasmo e la passione che traspaiono fin dal principio.

Conclusioni

Dunque, Il culto dell’albero porcospino non è un canzoniere, non è una biografia, non è un manuale di Storia dei Porcupine Tree. È molto più di questo: è la testimonianza di chi c’era dall’inizio, di chi ha sostenuto i porcospini e li ha compresi anche quando non condivideva le loro scelte. È una lunga e corposa riflessione sul significato della musica, sul concetto di evoluzione e cambiamento, sull’importanza di essere onesti, sull’impatto della musica sulla società attuale. Enrico Rocci ha creato qualcosa di originale e unico esattamente come hanno fatto i Porcupine Tree.

Tradizionalmente, il rock progressivo miscela un sacco di stili, e il fatto che noi mischiamo vari generi rende possibile etichettarci così. Ma a questo punto, penso che non siamo nient’altro che Porcupine Tree.

(Steven Wilson)

— Onda Musicale

Tags: Gavin Harrison, Steven Wilson, Porcupine Tree, Richard Barbieri
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