Musica

Woodstock, la setlist: Incredible String Band

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Woodstock è stato il più grande festival del rock. Nella sua seconda giornata ha portato sul palco alcuni dei nomi più importanti di tutti i tempi. Oggi si narrano le vicende della Incredible String Band e del loro psychedelic-folk.

È sabato 17 agosto a Bethel, e nel campo, tra le centinaia di migliaia di persone, la pioggia si fa intensa. Alle 18 sale sul palco la scozzese Incredible String Band, forte di un fortissimo seguito di pubblico e amata dai critici americani e inglesi. Sono quaranta minuti che potrebbero cambiargli per sempre la vita ma, purtroppo per loro, così non sarà.

Scozia, 1965

A Edimburgo tendenzialmente fa freddo. Ci si può scaldare con un whisky, oppure bevendo un thè in uno degli ottimi locali del centro, accanto ai luoghi che hanno visto nascere anche Harry Potter.

Oppure si può entrare in un pub. Ce n’è uno in particolare, che si chiama Incredible Folk Club ed era frequentato da Clive Palmer e Robin Williamson. I due, che si sono conosciuti proprio in quel posto, sono accomunati dalla passione per le culture extra-europee e la loro musica, sia essa indiana o africana, o medio orentale. Ma anche dalla musica celtica e dalle leggende tipiche del Regno Unito e dell’Irlanda. Una musica che, unita in un solo nome, diventa folk.

Palmer suona il banjo, mentre Williamson è una specie di polistrumentista. Ai due si aggiunge presto Mike Heron e, insieme, formano la Incredible String Band. Il trio diventa subito un duo, data la partenza di Palmer per l’India.

Il primo disco porta il nome della band stessa ed esce nel 1966. Il secondo (un primo, piccolo capolavoro) l’anno successivo. Sia The Incredible String Band, sia The 5000 Spirits or the Layers of the Onion diventarono famosi per la loro ricca strumentazione e per la sperimentazione estrema, e la band iniziò a guadagnare un grande seguito.

Paul McCartney ha dichiarato che:

5000 Spirits […] è stato il mio album preferito del 1967”

Insomma, sembrava di aver trovato chi potesse reggere il fardello della musica pop scozzese insieme a Donovan. E in effetti la ISB riusciva nell’intento senza faticare neanche tanto.

I dischi sono meravigliosi e ci riportano a immaginifiche visioni di elfi e gnomi, con contorno di raga indiani o suoni provenienti dall’Africa sub-sahariana.

Woodstock, 1969

Nel 1968, l’Incredible String Band si allargò alla presenza di Christina “Licorice” McKechnie e Rose Simpson. I successivi due album, The Hangman’s Beautiful Daughter e il doppio Wee Tam and the Big Huge, entrambi pubblicati nel 1968, hanno ricevuto notevoli riconoscimenti dalla critica e dai fan. Lo stesso anno, il successo in patria gli ha permesso di partire per gli USA, facendosi così conoscere anche oltre oceano.

Ed eccoli qui, carichi come molle per suonare davanti al più grande pubblico che potessero mai sperare di avere. Eppure qualcosa non va (come sempre). Sarà la giornata sbagliata: la ISB avrebbe dovuto esibirsi il giorno prima, venerdì, quando sul palco salì Ravi Shankar e quando il climax della giornata giunse con Joan Baez: molta, moltissima, musica acustica e tanta, tantissima, gente che aveva voglia di ascoltarla; o forse è la pioggia che cade a secchiate e che da lì a poco impantanerà il campo; oppure è il fatto che in quattro non potevano certo sperare di riportare dal vivo ciò che registravano in studio. Il solo Williamson ha registrato, in un unico disco, ben quindici strumenti diversi.

La loro musica era piuttosto complessa da rendere dal vivo, figuriamoci in quattro! E poi si inserirono in un set sbagliato: la seconda fu una giornata più musicalmente movimentata della prima, e loro stavano su altre spiagge sonore. È stato un vero peccato che la performance della ISB a Woodstock sia stata contenuta – per essere molto gentile – perché all’epoca erano considerati una band di una certa importanza nel Regno Unito, e certamente la più hippie.

Ovviamente il pubblico fu piuttosto freddo e quindi si decise di escluderli dal documentario, facendoli entrare di diritto nella stanza dei gruppi che “avrebbero-potuto-farcela-ma-no”.

Di nuovo Edimburgo, dal 1974 in avanti

Nel 1974 la band si sciolse. Vuoi perché il clima non era più lo stesso, vuoi perché i tempi cambiavano rapidamente e gli hippie non erano più di moda. E vuoi anche perché Scientology ci ha messo lo zampino… Sia Williamson che Heron continuarono una carriera da solisti (mentre Rose e Licorice lasciarono il gruppo un paio di anni prima), entrambi con risultati più o meno decenti.

Williamson, per esempio, ha deciso di intraprendere un percorso attraverso la nicchia della musica celtica, arrivando persino ad essere nominato per un grammy, nel 1995. Mike Heron, dal canto suo, ha continuato a registrare dischi su dischi (suoi e di altri) tra il Regno Unito e gli Stati Uniti.

Prima della fine definitiva (no! ci sarà una specie di reunion di breve durata nel 1997), tra il ‘69 e il ‘74, la Incredible String Band ha registrato altri otto dischi, fra alti e bassi. Tra questi il capolavoro The Hangman’s Beautiful Daughter che meriterebbe un approfondimento.

Di loro, adesso, rimane ben poco: qualche brano su internet e qualche ricordo di chi li ha ascoltati in quel periodo. Sicuramente però hanno saputo prevedere alcune delle direzioni che la musica avrebbe preso da lì a qualche anno, quando Paul Simon registrerà Graceland.

— Onda Musicale

Tags: Woodstock/Paul McCartney/Paul Simon/Ravi Shankar
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