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Fashion Rocks: Vivienne Westwood e il punk

Il rock non è solo una “questione musicale“, ma una vera e propria attitudine che si manifesta anche nel proprio look esteriore.

Questo binomio musica / moda ha origine grossomodo a partire dagli anni ’50, quando la commistione tre le due arti si rende sempre può evidente, permeando la società e plasmandola a propria immagine e somiglianza, arrivando addirittura ad influenzare intere generazioni, con un piccolo aiutino anche da parte della c.d settima arte: il cinema…  

La musica crea un rapporto comunitario tra i giovani, la fetta più “ricettiva” della comunità, che da essa trae spunto per crearne un’ orgogliosa divisa: è il caso della celebre “battle vest” con le toppe orgogliosamente indossata dai metallari, ad esempio.  La moda afferma l’appartenenza ad un gruppo e diventa così modo di esprimersi creativamente e di affermare la propria identità.

Nella rubrica “Fashion Rocks” percorreremo un viaggio a ritroso nel fashion system, per arrivare ai giorni nostri, soffermandoci su quegli stilisti e stili che più hanno influenzato il nostro modo di fruire la musica.

EPISODIO 1: VIVIENNE WESTWOOD E IL PUNK

A partire degli anni ’70 si fa largo, partendo dalla costa est dell’ America, un nuovo e rivoluzionario genere musicale: il punk.

Punk è una parola arcaica che deriva da “puncke“: ovvero prostituta, un termine impiegato ambiguamente da Shakespeare in “Misura Per Misura”, divenuto poi slang per definire chi nelle carceri era vittima di sottomissione sessuale o si opponeva all’ autorità.

In molti pensano impropriamente che questo genere musicale nasca nel Regno Unito.  Nulla di più errato, in effetti i primi gruppi che si ispiravano a questa corrente, traevano ispirazione dal garage rock degli anni sessanta. “MC5” o “The Stooges” sono i veri precursori di questo genere, che poi verrà riproposto dai primi gruppi proto-punk come i “New York Dolls” o “Roxy Music” o addirittura “David Bowie” che ad esso univano un appeal più glam rock – oriented.

Quello che ha reso il punk un genere degno di impossessarsi del cuore e della menti dei suoi seguaci, però, sono gruppi nati nella seconda metà degli anni ’70: “Ramones”, “The Clash” ed ovviamente “Sex Pistols”

Ed è proprio grazie ai Sex Pistols che nasce un sodalizio tra punk e moda. E’ il 1971 quando Vivienne Westwood (nata Vivienne Isabel Swire) apre assieme a Malcom McLauren, – suo compagno ed amico del fratello – , il primo negozio al 430 di King’s Road Londra denominandolo inizialmente: “Let It Rock“. 

Vivienne è un’ anticonformista e la sua personalità viene espressa anche nel suo negozio, che nel corso degli anni cambierà nome più volte. Scandendo i ritmi di quella che sarà la nascita di uno stile immortale.  In questo periodo il negozio vende dischi e prodotti teddy boy, in netto contrasto con l’allora stile hippie, molto in voga. Si tratta di “brothel creeper” ovvero scarpe dalla suola in gomma molto alta, simile alla moda degli anni ’50 e maglioni in mohair, una fibra ricavata dal pelo della capra d’Angora.

Sid Vicious, left, and Johnny Rotten of the Sex Pistols (AP Photo)
Dopo nemmeno un anno il negozio cambia nuovamente nome in: “Too Fast To Live Too Young To Die”, esprimendo a pieno il motto dell’ epoca

McLauren è anche un produttore musicale e nel 1972, incontra, durante un viaggio d’affari a NY, i New York Dolls, band a cui fornirà degli eccentrici abiti di scena realizzati proprio da Vivienne, contribuendo a diffonderne l’immagine. Nel 1975 è il turno di: “Sex“, un negozio con le vetrine oscurate, proprio come un sexy shop, con una grossa insegna che agli abitanti del quartiere di Chelsea non va proprio a genio. 

E’ proprio in questo periodo che lo shop inizierà a vendere articoli che definiranno i dettami dello stile “punk”

Nella sua intera crudezza, con t-shirt dalle stampe provocatorie ed eccessive.  Siamo nel pieno della recessione inglese: il partito laburista non riesce a far fronte all’ emergenza finanziaria e ai disordini civili ed il declino della democrazia è uno spettro incombente. 

L’opinione pubblica è fortemente filo-monarchica e in questo clima si sviluppa una forte insofferenza sociale che ben si esprime negli articoli di pelle con borchiecerniere e catene, ispirati ad uno stile “fetish“. Mentre l’utilizzo della spilla da balia si diffonde come accessorio ma anche gioiello facciale da usare come piercing.

Il punk rivendica l’influenza sul periodo storico in cui si inserisce: vuole stravolgere le gerarchie sociali e politiche partendo dai bassifondi, raccogliendo le persone dalla strada. Vuole dare voce alla frustrazione del popolo e lo fa attraverso l’attivismo, i testi musicali aggressivi, l’estetica incombente ma al contempo vistosa e colorata: con alte creste di capelli variopinte, trucco drammatico, indumenti volutamente appariscenti, volti a catturare l’attenzione. 

Si pone contro il razzismo dilagante, il consumismo, la disoccupazione. Rivendica l’identità di classe

Il punk dal canto suo era una musica grezza e priva di musicalità, che suonava tagliente e accessibile a tutti, senza tecnicismi e con una conoscenza anche approssimativa dello strumento che si andava a suonare. Il negozio, quindi, attirava giovani desiderosi di mostrare la propria insofferenza sociale attraverso un look avanguardistico e provocatorio e senza troppe pretese elitariste.

Non è un caso che personaggi della risma di Johnny Rotten e Sid Vicious, celebri componenti della band Sex Pistols (che dal negozio prendono il nome), lo frequentassero, grazie anche al sodalizio con Malcom McLaren (produttore e manager della band), che gli permise di iniziare a far conoscere la propria musica anarchica e “scassona” all’ interno dei malfamati club inglesi.  Un mood che diventa – nuovamente – mezzo di rivoluzione, capace perfino di attaccare, durante il Giubileo del 1977, la regina in: “God Save The Queen” motivo che gli valse l’interdizione dalle radio.

I cambi d’abito però non finiscono, nel 1976 il nome cambierà di nuovo in “Seditionaries”

Vivienne crea la sua prima collezione, consapevole del filone glam che stava emergendo.  Lo fa attraverso un estetica handmade, vestiti spruzzati con bombolette e l’utilizzo di materiali di scarto della produzione tessile. Vivienne creerà i suoi “clothes for heroes“, (quelli che definiva capi per eroi) ovvero i derelitti, per quelli che secondo la sua personale visione, avrebbero dettato una vera differenza.

Ma le “partnership” purtroppo a differenza dei vari cambi d’abito si esauriscono. Dopo soli 4 anni i Sex Pistols si sciolgono in seguito all’ abbandono del frontman Jhonny Rotten e alla morte, l’anno successivo, di Sid Vicious. La band aveva incominciato ad avere numerose recensioni negative da parte della stampa a causa dell’ utilizzo di droghe e di una condotta autolesionistica durante le esibizioni dal vivo.

Il declino del punk è vicino. Mentre il cammino di Vivienne nel mondo della moda è solo all’ inizio

Dal travagliato rapporto con i brand più inflazionati che la snobbano, ai problemi economici, Vivienne però non si dà mai per vinta.  Nel 1980 il nome del negozio cambia ancora, diventando quello che conosciamo oggi: “Worlds End“. All’ entrata un grosso orologio che gira in senso antiorario accoglie agli avventori. Gli abiti si ispirano ai pirati, vestendo dei glamour bucanieri. 

Vivienne divorzia da Malcolm. Una fine del mondo simbolica

Poi finalmente il suo percorso creativo prende una piega positiva quando nel 1983 sovviene in suo aiuto un imprenditore italiano: Carlo D’Amario, che la prende sotto la sua ala protettiva e la convince a spostare la produzione in Italia sancendone il successo commerciale. Volendo andando un po’ in contraddizione con quelli che poi erano i valori che la cultura punk stessa, anti-consumistica propagava. Il resto è storia recente.

(di Susanna Zandonà)

— Onda Musicale

Tags: Punk, David Bowie, Roxy Music, Sex Pistols, Ramones, The Clash, MC5
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