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La Grange, storia della canzone che fa volare (basso) gli ZZ Top

La Grange e gli ZZ Top

Nel 1973 La Grange degli ZZ Top diventa un piccolo caso che mette al centro dell’attenzione una band che da anni cerca di sfondare. Ma, sotto la luce dei riflettori, non finisce solo il complesso.

La Grange è uno dei brani portanti di Tres Hombres, l’album che dopo due tentativi infruttuosi apre le porte del successo al trio. All’epoca gli ZZ Top non sono ancora famosi per il loro immaginario anni Ottanta; non ci sono ancora le lunghe barbe di Gibbons e Hill, niente fuoriserie e nemmeno le ragazze in abiti succinti.

Gli ZZ Top sono ancora quella piccola, vecchia band del Texas che si ostina a suonare il blues rude e grezzo di quelle parti. I tre portano cappelloni Stetson da cowboy e incarnano l’immaginario reazionario e un po’ zotico dei redneck texani. Al punto che La Grange racconta le avventure di una casa di tolleranza. Un bordello, avrebbero detto loro.

Sono ancora tempi in cui l’immaginario del texano che dorme con il revolver sul comodino, che cavalca i tori al rodeo e porta il figlio maschio a farsi uomo nel bordello locale va per la maggiore. Stiamo parlando di cinquant’anni fa, in fondo. Oggi, per fortuna, un repertorio del genere farebbe affondare la carriera di chiunque nel giro di dieci minuti.

Va pure considerato che, quando scrivono La Grange, i tre texani non immaginano che quel pezzo farà tanto rumore.

La premiata attività di cui parla la canzone si chiamava Chicken Ranch, ma era nota anche come La Grange perché si trovava alla periferia dell’omonimo paese. Un nome curioso, francese come suona, per una cittadina texana. Il toponimo si deve al  Marchese de La Fayette, che si era fatto benvolere in America combattendo nella Guerra per l’Indipendenza.

Il nobile francese era popolare a tal punto che in Texas si trova anche una contea La Fayette. La Grange, in particolare, prende il nome da un castello transalpino, lo Château de la Grange-Bléneau.

Anche la storia della casa di tolleranza ha le sue radici lontane. La premiata attività opera infatti dal 1905 fino, per l’appunto, al ’73. Trovate curioso che la struttura chiuda i battenti proprio nell’anno in cui esce il singolo? Siete sulla pista giusta.

Come detto, Billy Gibbons e soci scrivono il blues con una certa leggerezza; forse pensano che Tres Hombres sarà un nuovo insuccesso, forse sono semplicemente incoscienti. Fatto sta che non si fanno problemi a narrare la storia del locale, senza nemmeno usare un nome di fantasia. Il problema è che perfino nel Texas un’attività del genere è vietata, anche se tollerata dato che viene frequentata anche da persone influenti.

Racconta Dusty Hill: “Avete mai visto il film The Best Little Worehouse in Texas? Ecco di cosa parla. Ci andai a 13 anni. In Texas molti ragazzi, quando arrivava il momento di diventare uomini, ci andavano e non ci pensavano più. I padri ci portavano i figli. Lì non si poteva bestemmiare. Non si poteva bere. Ebbi un’impressione di rispettabilità. Ci potevi incontrare operai dell’industria petrolifera e senatori.”

Sembrano dichiarazioni di mille anni fa e vengono quasi i brividi a leggerle. Eppure, non solo in Texas, quante persone la pensano ancora così? Tuttavia, come detto, gli ZZ Top hanno fatto i conti senza l’oste. La Grange ha un successo imprevisto, in primis da loro. Addirittura, arriva alle soglie della Top 40 di Billboard, risultato quasi impensabile per un pezzo di robusto e grezzo blues texano.

Buon per gli ZZ Top, direte voi. Un po’ meno per il Chicken Ranch, che inizia a essere sulla bocca di tutti, anche fuori dai confini texani, tanto intolleranti in generale quanto disposti a chiudere un occhio su quell’attività illegale. Un’inchiesta giornalistica fa saltare il tappo e la storia decennale di La Grange si conclude dopo appena tre mesi.

È ancora il compianto Dusty a ricordare: “(Il giornalista) rimestò così tanta merda che dovette chiudere. Scrivemmo quella canzone e la pubblicammo forse tre mesi prima che lo chiudessero. Mi seccò molto. Era un bordello, ma se qualcosa dura un centinaio d’anni, ci dev’essere un motivo!”

I guai, però arrivano anche per gli ZZ Top.
Spesso si dice che per scrivere una hit rock’n’roll basti conoscere i soliti tre accordi. Nel caso di La Grange l’accordo è un solo, ripetuto ossessivamente dall’inizio alla fine. Peccato che quella struttura così semplice ricordi molto da vicino una serie di standard blues. Dal classico del grande John Lee Hooker, Boogie Chillen, alla meno conosciuta Shake Your Hips di Slim Harpo.

Proprio i detentori del copyright di Boogie Chillen fanno causa alla band texana. Sono i guai che arrivano col successo: gli ZZ Top non lo avevano certo considerato. Tuttavia, il blues è talmente disseminato di riff simili che il tutto finisce per assomigliare al nulla. Lo stesso niente che ottengono gli autori di Boogie Chillen.

Al di là di qualsiasi considerazione sul brano, ascoltare La Grange è ancora oggi un piacere primitivo. La chitarra di Gibbons che snocciola il riff delicatamente, su un paio di corde, prima che la potenza del trio esploda. Ecco allora che la chitarra si fa robusta quanto quelle dei coevi Cream o Led Zeppelin.

Gibbons declama con voce cavernosa e quasi caricaturale i suoi versi incredibilmente sessisti e triviali. Al punto che tutto è talmente portato all’eccesso che quasi si ride, più che scandalizzarsi. L’assolo di chitarra arriva puntuale, con un suono pieno e rotondo, il tipico sound di Gibbons.

Nel finale Billy si lascia andare a un grande uso di armonici, una delle specialità della casa. La Grange decreta a un tempo il successo della band e la chiusura del bordello a cui si ispira. Da allora gli ZZ Top cambieranno pelle più volte. Prima il produttore Bill Ham si inventerà dei tour in cui i tre portano sul palco tutti gli stereotipi texani, compresi cactus e serpenti a sonagli.

Poi, ma siamo agli anni Ottanta, la band diventerà imprevedibilmente un best seller della prima MTV. I video con le hot-rod anni ’50 e le modelle provocanti solleticheranno gli istinti più bassi degli spettatori; la musica non uscirà indenne dal decennio dell’edonismo. Il rock blues triviale ma potente degli ZZ Top sarà sacrificato sull’altare di un pop rock levigato e pieno di elettronica.

La Grange, il bordello di periferia e il suono degli esordi, a quel punto, sarà sempre più lontano. Eppure, dal vivo il pezzo non uscirà mai dalla scaletta. A testimonianza, per dirlo con la Santa de La Grande Bellezza, che le radici sono importanti.

— Onda Musicale

Tags: ZZ Top, Billy Gibbons
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