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Bob Dylan, “The Freewheelin” e la storia del furgone sulla copertina del disco

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Il furgone è un Volkswagen di colore blu con tettuccio bianco ed ben visibile sullo sfondo nella copertina dell’album. Il proprietario del van era un italiano emigrato a New York, il quale non ha mai saputo di aver fatto parte – involontariamente – della storia della musica con il suo furgone blue.

“The Freewheelin’ Bob Dylan”

Tra i tanti elementi dell’iconografia legata a Bob Dylan, il mito della controcultura statunitense, ce n’è uno che ogni fan porta nel cuore: la foto della copertina di “The Freewheelin’ Bob Dylan”, il suo secondo album, che a maggio 2023 compie 60 anni. A scattarla, nel febbraio del 1963, è stato Don Hunstein fotografo della Columbia Records: Dylan, allora 21enne, passeggia per il Greenwich Village di New York innevato, a braccetto con Suze Rotolo, la fidanzata dell’epoca, e sullo sfondo, a sinistra, c’è un furgone Volkswagen blu. Negli anni, mentre Bob Dylan diventava uno dei più grandi cantautori di tutti i tempi, quel furgone Volkswagen blu veniva eletto simbolo della cultura popolare.

L’italiano inconsapevole

Quel veicolo, secondo la ricostruzione storica fatta dal Guardian, apparteneva a un italiano, Jack Ubaldi, emigrato con la famiglia a New York quando aveva 7 anni. Lo usava per trasportare la carne della sua macelleria, chiamata “Florence Prime Meat Market”, al numero 5 di Jones Street, un punto di riferimento per la zona: Ubaldi aprì il negozio nel 1936 e lo gestì, quasi ininterrottamente, fino al 1975. Il figlio Rich, che oggi ha 75 anni, era lì in quei giorni di febbraio del 1963. “Dovevo controllare – ha raccontato al giornale britannico – che non scadesse il parchimetro, e nel caso spostare il furgone dall’altra parte della strada”.

La storia del furgone

Jack Ubaldi è morto nel 2001 e secondo il figlio non ha mai saputo che il suo Volkswagen blu aveva fatto la storia insieme a Bob Dylan, anche perché, come gusti, preferiva “la musica classica”. Il macellaio di origini italiane entrò in possesso del famoso furgone usato nel 1962, ma già alla fine dell’anno successivo lo scambiò con il nuovo modello. Tanto è bastato perché fosse parcheggiato nel posto giusto, al momento giusto. Dopodiché, si sono perse le tracce.

La ragazza dalle origini italiane

Aveva appena 17 anni, Suze Rotolo, quando si innamorò di quel ventenne del Minnesota che si chiamava ancora Robert Zimmerman e faceva il musicista folk nel Village. Si erano incontrati per la prima volta a un suo concerto alla Riverside Church, presentati da Carla, sorella di Suze.

Non potevo toglierle gli occhi di dosso – scrisse Dylan nella sua autobiografia Chronicles: Volume 1, 43 anni dopo – Era la cosa più erotica che avessi mai visto, aveva la pelle chiara e i capelli dorati, e un puro sangue italiano.”

Suze, nata nel Queens, era figlia di genitori intellettuali comunisti italiani. Il padre faceva l’ illustratore ed è morto quando aveva ancora 14 anni e la madre giornalista per l’Unità del Popolo — era andata per sei mesi a studiare a Perugia, all’Università per Stranieri, per sfuggire a quel musicista sull’orlo del successo e al loro amore turbolento che la madre Mary osteggiava.

Suze Rotolo is said to have been the inspiration behind some of Bob Dylan’s best-known love songs.
La forza estetica

In tantissimi sono andati in pellegrinaggio fino a quell’angolo del Greenwich Village per riprodurre la scena della copertina del disco: in ‘Vanilla Sky’ di Cameron Crowe, Tom Cruise e Penélope Cruz sono ripresi nella stessa posa di Bob Dylan e Suze Rotolo, furgone Volkswagen blu compreso. La figlia del fotografo Don Hunstein, Tina Cornell, ha provato a spiegare il mistero dietro l’impatto estetico e culturale che questa immagine ha avuto.

“Loro due in mezzo alla strada non troppo coperti nonostante il freddo incarnano perfettamente lo spirito della parola freewheelin, a ruota libera. La stessa cosa vale per quel furgone”

Il disco

The Freewheelin’ Bob Dylan (traducibile come Bob Dylan a ruota libera) viene pubblicato nel 1963 dalla Columbia Records; è il secondo album ufficiale (il primo con composizioni interamente sue) del cantautore di Duluth dopo il disco d’esordio che portava il suo nome (Bob Dylan, del 1962, composto da cover di brani traditional del folk statunitense e da un paio di pezzi scritti da lui).

Undici delle tredici canzoni sull’album sono composizioni originali di Bob Dylan. Il successo dell’album trasformò la percezione pubblica che la gente aveva di Bob Dylan. Prima dell’uscita del disco, egli era considerato uno dei tanti cantanti folk. Dopo, all’età di 22 anni, Dylan venne visto come un artista a tutto tondo, forse persino una sorta di profeta generazionale portavoce della gioventù disillusa. L’album è presente nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi stilata dalla rivista Rolling Stone, alla posizione numero 97.

— Onda Musicale

Tags: Bob Dylan
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