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Le chitarre relic e la proposta delle Martin provenienti da Chernobyl

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All’apparire dei primi strumenti “relic”, a inizio anni ’90, una parte maggioritaria del mondo chitarristico (incluso l’allora presidente della Fender, deus ex machina del suo salvataggio, Bill Schultz) manifestò un forte disappunto, arrivando a definire la pratica una “falsificazione”.

Trent’anni dopo si capisce che il relic fa ancora vendere

Tanto che perfino Martin propone chitarre invecchiate in fabbrica. La storia di quegli anni è raccontata nel libro “Stratocaster – Sei corde nella leggenda” edito da Accordo. Tutto nasce nel 1990 con la richiesta da parte di Don Was (all’epoca bassista di Bonnie Raitt) al neonato custom shop Fender di avere un basso che non sembrasse nuovo. John Page e Mike Steves non sanno che pesci pigliare, ma hanno sentito parlare di Vince Cunetto, un pazzo assemblatore (per Bill Schultz un “falsario”) di copie Stratocaster e Telecaster della Golden Age, che invece di essere luccicanti come la produzione originale sembrano sopravvissute a decenni di concerti.

È l’inizio di un’epoca

Che attraverso gli anni porterà l’invecchiamento delle chitarre elettriche a diventare una forma d’arte (oltre che un magnifico business), tanto da far lievitare i prezzi degli strumenti sottoposti all’invecchiamento ben oltre quello degli strumenti normali. L’omologo Gibson di Vince Cunetto si chiama Tom Murphy e grazie a lui oggi puoi avere una Les Paul con diversi gradi di invecchiamento, dalla leggera patina del tempo ai segni di un mezzo secolo di battaglie, ovviamente sempre con un sovrapprezzo di varie migliaia di dollari.

Il relic intriga tutti

Micawber è da tempo in pensione, ma nonostante le risorse e un parco chitarre vintage illimitato nel sottoscala, l’immortale Keith Richards porta sul palco solo strumenti fatti l’altroieri, ma che sembrano suoi coetanei anche nelle rughe. E altrettanto fanno eserciti di chitarristi a tutti i livelli, magari con un quarto degli anni di Keef, ma aggrappati a strumenti apparentemente passati per Chernobyl.

Osservazione

La pratica relic è nata e si è diffusa quasi esclusivamente sulle solid body, lo strumento del rock, quello che più colpisce l’immaginario. Chi suona l’acustica in genere è affezionato alla sua chitarra vecchia e vissuta (cfr. Willie Nelson o Dierks Bentley), ma se la cambia la vuole nuova.

Esempi

La Guild dodici corde di Bonnie Raitt, le Martin signature di John Prine e Paul Simon, la Collings di Lyle Lovett, la Gibson L-00 di Rodney Crowell, la Thompson di Billy Strings e Molly Tuttle sono sul palco lucide e scintillanti. Insomma il mondo della chitarra acustica sembrava – con poche, marginali eccezioni – estraneo all’invecchiamento forzato.

Ma all’improvviso la diga si è rotta, proprio nel punto che sembrava più solido: a Nazareth, Pennsylvania, nella storica factory che dal 1833 regala al mondo le acustiche più famose e diffuse nella storia.

Dal sito Martin:

The satin-finished top on the new StreetLegend™ includes some visual wear inspired by historic models found in our museum. This gives your brand-new guitar a well-loved look that shows your music has an old soul like many of the fine instruments we’ve curated over the years. 

Già. Dopo i primi tentativi con le StreetMaster di fascia bassa, oggi – come s’è raccontato su Accordo pochi giorni fa – puoi comprare (ancora non in Italia, dove la distribuzione è quello che è, ma in Europa e Oltreoceano sono già disponibili) una D-18 o una D-28 (hai detto niente, sono solo le flat-top più significative della storia) appena uscite di fabbrica, ma apparentemente vissute, allo stesso prezzo (2.399 dollari) della versione standard. Per poter finalmente, come rtecita il catalogo, “mostrare che la tua musica ha un’anima antica“. 

Quando l’annuncio è comparso s’è letto di tutto sui social

Fiumi di indignazione (“tradimento!”, “sacrilegio!”, “vendo la mia Martin!”, “vergogna!!!”) e riflessioni più pacate, anche se in gran parte infastidite o comunque negative. A noi interessa però domandarci: è davvero un cambiamento epocale o semplicemente un momento contingente, destinato a passare senza lasciare traccia e rimpianti? Solo il tempo potrà rispondere.

(articolo di Alberto Biraghi – fonte accordo.it)

— Onda Musicale

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