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Robben Ford: la chitarra, il blues e Miles Davis

Robben Ford nasce a Woodlake in California il 16 dicembre 1951 ed è uno dei più grandi chitarristi viventi, grande esponente di un genere che spazia fra il blues, il jazz e il fusion.

Dopo un breve approccio alla musica in tenera età, in cui studia il sassofono, a 15 anni inizia a prendere lezioni di chitarra e suona nella band del padre insieme ai suoi fratelli.  Dopo qualche anno di “gavetta” la sua carriera ha una grande svolta nel 1986 quando suona in tour con il grande Miles Davis e successivamente avvia collaborazioni importanti con George Harrison, Joni Mitchell e Jimmy Witherspoon.

Robben Ford è stato riconosciuto come una dei migliori 100 chitarristi del ventesimo secolo dalla rinomata rivista musicale americana Musician. Il suo assetto live classico è costituito da un amplificatore Dumble e dalla sua Fender StratocasterRobben Ford Signature“, anche se ultimamente ama utilizzare anche una Gibson Les Paul del 1957 e una Fender Telecaster bianca del 1960.

Lo abbiamo contattato e lui, con grande disponibilità, ha deciso di rispondere ad alcune nostre domande.

Sei nato in California in una famiglia di musicisti. Che cosa ha rappresentato per te la musica quando eri ragazzo?

“La musica mi ha portato gioia, pace e conforto –  ci racconta Robben – quindi mi sono completamente dedicato al fare musica come stile di vita senza neanche pensarci.”

Il tuo genere musicale è un mix di blues, jazz e fusion. Che tipo di musicista sei secondo te?

“Sono solo un musicista. Principalmente sono un chitarrista blues – prosegue –  ma sono influenzato da tutte le forme di musica americana ed europea.”

Nella tua grande carriera hai avuto un momento decisivo quando, nel 1986, hai accompagnato Miles Davis in tour. Che tipo di esperienza è stata è che cosa ricordi a proposito del grande trombettista?

“E’ vero, ho suonato con Miles Davis nel 1986. Non ho mai nemmeno sognato una cosa del genere, ma credo che sia andata bene e Miles ha adorato il mio modo di suonare la chitarra e il mio stile, una cosa di cui sono certamente molto orgoglioso. Miles mi ha dato un sacco di fiducia ed è stato veramente un grande dono poter lavorare per lui. E’ stata una grande esperienza musicale che mi è servita  per molto tempo.”

Durante la tua carriera hai suonato con molti grandi musicisti come George Harrison, Joni Mitchell e molti altri. Quanto credi che ti abbiano influenzato nella tua crescita musicale?

“Ho imparato molto da ogni esperienza, sia buona che cattiva. L’esperienza con Joni è stata la miglior esperienza di apprendimento della mia vita, grazie anche ai grandi musicisti che c’erano attorno a lei e grazie alla sua brillante maestria e alla natura generosa di ognuno di loro. Un’esperienza incredibile per me.”

Sei senza dubbio uno dei più grandi chitarristi. Com’è possibile raggiungere il tuo livello e che cosa consiglieresti alle persone che vogliono studiare il blues?

“Non sono sicuro di essere uno dei più grandi, ma amo la mia musica, il mio strano modo/necessità di dire qualcosa di personale ed il mio apprezzamento per melodia e tecniche che mi hanno permesso di sviluppare uno stile personale ed un sound individuale. Questi sono gli aspetti più importanti di un musicista secondo me. Una cosa ancora più importante – racconta Ford – è l’ascoltare altri musicisti ai quali ti ispiri e che vorresti avvicinare nel modo di suonare e mi riferisco a persone con un forte senso melodico che apprezzano tono, lirismo e sentimento.”

Abbiamo avuto il piacere di vedere i tuoi concerti in Italia (leggi qui l’articolo) dove eri molto a tuo agio e “felice di suonare”. Qual è la tua relazione con i concerti dal vivo e con il nostro Paese? Stai pianificando di tornare in Italia presto?

“Ho molti cari amici in Italia e non vedo l’ora di tornare a suonarci, gli italiani sono dei fan incredibili. Per il momento però non ho ancora pianificato nulla –  ci spiega il chitarrista americano –  ma sono certo che in futuro ritornerò e lo farò molto volentieri.”

Durante tutti questi anni il tuo modo di comporre e suonare è cambiato e l’improvvisazione è sempre più evidente durante i tuoi concerti. Che cosa puoi dirci a proposito di questo?

“Ce l’ho messa tutta per avere della nuova musica da suonare. Il mio “song writing” si è sviluppato a partire da un bisogno ed è diventato un’avventura davvero molto appagante. Le nuove canzoni – conclude Robben – ti permettono sempre di suonare nuove cose.”

— Onda Musicale

Tags: Joni Mitchell, Fusion, Fender Stratocaster, George Harrison, Robben Ford
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