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I Flaming Lips e il loro viaggio fantasmagorico attraverso il Rock Alternativo

Flaming Lips

I Flaming Lips non sono semplicemente una band; sono un’esperienza. Con una carriera che abbraccia oltre quattro decenni, questo collettivo di Oklahoma City ha scolpito una nicchia unica nel panorama musicale, diventando sinonimo di psichedelia eccentrica, spettacoli dal vivo strabilianti e una continua ricerca dell’innovazione sonora.

Il loro viaggio è una testimonianza della perseveranza artistica e della capacità di rimanere rilevanti mantenendo intatta la propria singolarità. La storia dei Flaming Lips inizia a Oklahoma City nei primi anni ’80. Complessivamente hanno realizzato 17 album in studio, 8 raccolte, 1 colonna sonora, 17 EP e 14 singoli.

Fondati nel 1983 da Wayne Coyne (voce, chitarra), suo fratello Mark Coyne (voce) e Michael Ivins (basso), la band si forma inizialmente come un’entità garage rock con forti venature punk. I primi anni sono caratterizzati da un sound grezzo e spesso caotico, influenzato da band come i Butthole Surfers e i Sonic Youth. Il loro album di debutto, Hear It Is (1986), e i successivi Oh My Gawd!!!…The Flaming Lips (1987) e Telepathic Surgery (1989) mostrano una band ancora in fase di sperimentazione, con testi enigmatici e una produzione lo-fi. È un periodo formativo che getta le basi per la loro futura evoluzione, ma è con l’ingresso di Steven Drozd (polistrumentista, chitarra) nel 1991 che il loro sound inizia a prendere una direzione più definita e intricata.

Il passaggio alla Warner Bros. Records nei primi anni ’90 segna una svolta cruciale

Con una maggiore libertà creativa e risorse, i Flaming Lips iniziano a raffinare il loro suono, incorporando elementi più melodici e pop, pur mantenendo la loro intrinseca psichedelia. Il loro album Hit to Death in the Future Head (1992) è un primo assaggio di questa evoluzione, ma è con Transmissions from the Satellite Heart (1993) che raggiungono un pubblico più vasto. Il singolo “She Don’t Use Jelly” diventa un inaspettato successo da college radio e li porta all’attenzione nazionale.

Tuttavia, il vero capolavoro di questo periodo è The Soft Bulletin (1999)

Questo album è ampiamente considerato uno dei loro lavori più importanti e influenti. Con arrangiamenti lussureggianti, testi profondi e una produzione impeccabile, The Soft Bulletin li catapulta nello status di cult band riconosciuta dalla critica. Brani come “Race for the Prize“, “Waitin’ for a Superman” e “Spoonful Weighs a Ton” mostrano una band che ha raggiunto una maturità artistica, mescolando psichedelia sinfonica con un tocco di pop melodico e un’emotività sincera.

Gli anni 2000 consolidano la reputazione dei Flaming Lips come innovatori e pionieri

Il loro album del 2002, Yoshimi Battles the Pink Robots, è un altro successo di critica e commerciale. Con un concept album che narra la storia di una ragazza che combatte robot rosa, l’album è un trionfo di pop psichedelico, con brani iconici come “Do You Realize??” – una ballata riflessiva sulla vita e la morte che è diventata una delle loro canzoni più amate e riconoscibili.

In questo decennio, i Flaming Lips si distinguono anche per i loro leggendari spettacoli dal vivo. Con Coyne che spesso si esibisce in una palla gigante che rotola sul pubblico, lanciando coriandoli, proiezioni visive caleidoscopiche e pupazzi giganti, i loro concerti sono diventati sinonimo di un’esperienza immersiva e travolgente. Hanno continuato a esplorare nuove frontiere musicali con album come At War with the Mystics (2006), che incorpora elementi funk e elettronica, e progetti più sperimentali come Embryonic (2009), un ritorno a un suono più crudo e rumoroso.

Il loro genere musicale è una costante evoluzione

Definire il genere musicale dei Flaming Lips è un’impresa complessa, poiché la band ha costantemente sfidato le classificazioni. Sebbene le radici siano nel rock alternativo e nel neo-psichedelia, la loro musica ha abbracciato una vasta gamma di influenze nel corso degli anni, tra cui:

  • Noise Rock: particolarmente evidente nei loro primi lavori, caratterizzato da suoni distorti e cacofonici.
  • Art Rock: per l’approccio concettuale agli album, l’uso di arrangiamenti complessi e l’attenzione alla forma artistica.
  • Dream Pop/Indie Pop: soprattutto negli album più accessibili come The Soft Bulletin e Yoshimi Battles the Pink Robots, con melodie eteree e atmosfere sognanti.
  • Symphonic Rock: l’uso di arrangiamenti orchestrali e un senso di grandezza in molti dei loro brani.
  • Sperimentale/Avant-garde: per la loro volontà di esplorare sonorità inusuali, strutture non convenzionali e progetti concettuali audaci.

In sostanza, i Flaming Lips sono maestri nel fondere questi elementi in un amalgama unico, creando un suono che è inconfondibilmente loro.

Alcuni successi

  • Transmissions from the Satellite Heart (1993): il loro primo vero successo commerciale, con il singolo “She Don’t Use Jelly“.
  • The Soft Bulletin (1999): ampiamente considerato il loro capolavoro, un album psichedelico sinfonico di grande profondità emotiva. Contiene brani come “Race for the Prize” e “Waitin’ for a Superman”.
  • Yoshimi Battles the Pink Robots (2002): un concept album di successo, con il singolo “Do You Realize??”, diventato un inno generazionale.
  • At War with the Mystics (2006): un album che esplora sonorità più elettroniche e funk.

Negli anni successivi, i Flaming Lips hanno continuato a sperimentare senza sosta

Hanno pubblicato album come The Terror (2013), un lavoro più cupo e introspettivo, e hanno collaborato con artisti come Miley Cyrus e Kesha. Hanno anche intrapreso progetti unici, come la pubblicazione di musica all’interno di teschi di cioccolato e la registrazione di concerti dal vivo con il pubblico in bolle individuali durante la pandemia di COVID-19, dimostrando la loro incessante creatività e il desiderio di reinventarsi.

L’eredità dei Flaming Lips è quella di una band che ha dimostrato come la coerenza artistica non significhi ripetizione, ma piuttosto una continua evoluzione. Sono un faro per gli artisti che cercano di spingere i confini della musica e un promemoria che la gioia, la meraviglia e la profondità possono coesistere nella stessa espressione artistica.

— Onda Musicale

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