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The Beatles – Magical Mystery Tour (1967)

I Beatles del 1967 sono una fucina creativa senza eguali, raggiungendo traguardi musicali che – da quel momento in avanti – saranno un punto di riferimento imprescindibile per i musicisti contemporanei e delle generazioni successive.

Con l’aprile di quell’anno abbiamo la prova del fatto che il gruppo è nel pieno di una elettrizzante e frenetica fase creativa: l’emozione di aver finalmente completato la grande fatica di “Sgt.Pepper’s”, il 21 aprile, la possiamo percepire nell’energia che pervade la title track del nuovo album, iniziata dopo soli quattro giorni dalla conclusione di Pepper (quando si dice “non avere un attimo di tregua”).

Nel brano si ritrova in nuce tutto il progetto partorito dalla mente di Paul: la vaga idea iniziale (non che l’evoluzione del progetto, come si vedrà, sia granché più articolata) è quella di realizzare un film sperimentale in cui i Beatles viaggino insieme ad un singolare gruppo di personaggi, che ricorda assai da vicino quello di un circo, a bordo di un pullman (con livrea disegnata per l’occasione) che scorrazza senza un qualsivoglia programma attraverso l’Inghilterra e il Galles. Insomma, l’anarchia al potere (ma non c’è da stupirsene, dato che siamo nel pieno degli anni ’60!).

Tra Agosto e Ottobre, in contemporanea con l’impegno di girare le scene che comporranno il film televisivo (trasmesso sulla BBC 1 a Santo Stefano), i Beatles danno corpo e forma a sei canzoni, le quali andranno a costituire la colonna sonora del progetto (come nel caso di “A Hard Day’s Night”, nel 1964, ed “Help!”, nel 1965: in quel caso sette erano le canzoni utilizzate in ciascun film). Il trauma dell’improvvisa morte del loro amatissimo manager Brian Epstein, il 27 agosto 1967, li sciocca potentemente e li turba tantissimo, creando un vuoto nelle loro vite e, secondo alcuni, ponendo le premesse per quella rottura che avverrà pochi anni dopo. Nonostante il grave lutto, la loro creatività riesce ad esserne immune.

Tra le perle che vedono la luce è doveroso parlare di una delle più geniali creazioni di Lennon, “I’m The Walrus”: il testo della canzone è un capolavoro in cui la sua predisposizione al nonsense (ricordiamo il libro del 1965 “A Spanyard in The Works”) viene sviluppata sino a creare un magnifico mondo in cui la geniale follia diventa la logica su cui si poggia. Memorabile è anche il mixaggio della canzone, chiusa magistralmente con un collage di brevissimi spezzoni del celeberrimo Re Lear di Shakespeare.

Tra i pezzi che invece portano la chiara impronta di McCartney (cosa che sarà più evidente nel successivo White Album) troviamo la celeberrima, svagatamente poetica e un po’ malinconica “The Fool On The Hill”, nonché il numero da Varietà di “Your Mother Should Know”, reso celebre per il fatto che nel film i Beatles lo cantano scendendo in smoking bianco da una scalinata allestita per l’occasione in un hangar in disuso.

Nella scaletta dell’EP britannico (cioè la colonna sonora del film) compaiono anche “Blue Jay Way”, composizione di Harrison in cui il musicista stesso racconta l’esperienza del soggiorno californiano (agosto 1967) ed in particolare l’attesa di Derek Taylor, ex-addetto stampa del gruppo inglese, presso la propria casa. Il pezzo lo si ricorda sia per l’applicazione alla voce del particolare effetto dato dall’altoparlante rotante Leslie (similmente a “Tomorrow Never Knows”), che per il ricorso a strutture melodiche e strumenti musicali propri della tradizione indiana.

Resta da spendere qualche parola per “Flying”, unico pezzo strumentale (a firma di tutti e quattro i Beatles) in cui il dominante Mellotron e il coro di sottofondo riescono a dare veramente la sensazione di volare dolcemente in un cielo sereno, in mezzo a nuvole soffici.

Sul mercato americano “Magical Mystery Tour” uscì con quasi due settimane di anticipo rispetto al mercato britannico: la Capitol, dato che il formato dell’EP (in questo caso un doppio EP) non era di grande successo, decise di aggiungere ai sei brani qui discussi i grandi singoli usciti nel corso del 1967, contravvenendo così alla celeberrima filosofia Beatlesiana di non pubblicare brani dei singoli all’interno di nuovi dischi.

L’LP americano raggiunse quota 11 brani con gioielli del calibro di “Penny Lane” e “Strawberry Fields Forever”, “Hello Goodbye”, “Baby You’re A Rich Man” e la celeberrima “All You Need Is Love”, eseguita dai Beatles in Mondovisione il 25 giugno 1967 (nel corso della trasmissione “Our World”) e divenuta il simbolo della Summer of Love. “Magical Mystery Tour”, a dispetto del flop incassato dal film televisivo, incontrò un grandissimo successo di pubblico, chiudendo in modo glorioso un anno trionfale, prima che il successivo si aprisse rivelando nuovi ed inaspettati scenari.

 

— Onda Musicale

Tags: John Lennon, The Beatles, Paul McCartney, George Harrison, Brian Epstein
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