Siamo in Inghilterra verso la fine degli anni ’70 e la situazione del progressive rock non è affatto una delle più rosee.
Dopo le glorie del recente passato band storiche come Yes, King Crimson ed ELP si sciolgono, momentaneamente, ed è proprio in quegli ambienti che si comincia a parlare di un super gruppo che tendesse leggermente di più al mainstream. Gli UK (si ricordi la militanza di John Wetton, Bill Bruford ed Allan Holdsworth) ai quali, pochi anni dopo, seguiranno i GTR guidati dall’ex Genesis Steve Hackett e Steve Howe degli Yes sono degli ottimi esempi, ma il gruppo che forse è noto ai più sono gli Asia.
Dopo lo scioglimento degli Yes (1981), Wetton (King Crimson) comincia a collaborare con lo storico chitarrista della band inglese Steve Howe. A loro si uniscono il tastierista Geoff Downes (Buggles e Yes del periodo “Drama”) ed il batterista Carl Palmer (Atomic Rooster ed Emerson, Lake & Palmer).
Così costituito il quartetto degli Asia, nel 1982, pubblica il suo primo album omonimo
Heat of the Moment: alzi la mano chi non ha mai sentito questo pezzo! Citato da South Park a Supernatural è il primo singolo del supergruppo inglese che ha praticamente spopolato in radio ed in televisione, merito del videoclip a “mosaico” firmato dal duo Godley & Creme, grazie al suo ritmo estremamente catchy e radio friendly. La chitarra di Howe apre le danze, maestosa e regale come sempre, seguita dallo scandire di Palmer e dalla poderosa voce del compianto John Wetton. Il testo narra delle scuse di un uomo, ormai non più giovane come un tempo, verso l’amata giustificandosi con “è stato l’impeto del momento”.
Only Time Will Tell: altro super singolo della band guidato, questa volta, dalle tastiere di un ispiratissimo Geoff Downes per un brano decisamente più corale, ma comunque colmo di tristezza visto che parla di un tradimento.Il protagonista avrebbe dovuto aspettarselo ed ora che è arrivato il fatidico momento dovrà passare perché “solo il tempo ce lo dirà”.
Sole Survivor: anni ’80 come non mai per un altro brano corale al massimo ed uno dei ritornelli più orecchiabili e memorabili del disco. La batteria di Palmer accompagna alla perfezione l’imponente tappeto sonoro firmato da Howe e Downes sorretto dalla fantastica voce di Wetton!
One Step Closer: le tastiere più pop di Downes si fondono con le corde di Wetton e Howe e le rullate di Palmer mandando la mente indietro di qualche anno quando il prog spopolava in un fantastico gioco di botta e risposta. Il testo è un po’ più sottotono rispetto ai toni più epici e corali dei pezzi precedenti, ma è comunque difficile rimanere indifferenti verso questo racconto di solitudine. L’assolo di Howe, poi, è in grado di convincere anche i più restii.
Time Again: atmosfere più rarefatte ed eteree, quasi spaziali, aprono le danze prima dei vorticosi giri strumentali dominati dal basso di Wetton (devo dire che mi ha ricordato molto “One of These Days” dei Pink Floyd). Qui la voce è più accusatoria e distingue i vari momenti e tempi di una relazione. Dall’amarsi, all’odiarsi, al mentirsi e così via, ma solo liberandosi da questa stretta mortale il protagonista della storia può liberarsi da questo tormento.
Wildest Dreams: gli Asia, guidati dall’eterea voce di Wetton, si scagliano contro la guerra e le sue innumerevoli menzogne che vengono propinate alla popolazione tramite televisioni, medaglie date a generali e chi più ne ha più ne metta. Un mondo ed una situazione folli da cui scappare, anzi volare, via!
Without You: ai più nostalgici sembrerà di sentire la voce dell’altrettanto compianto Greg Lake per questo nostalgico brano immerso in poetiche metafore.
Cutting It Fine: dopo un inizio in pieno stile Yes, tra atmosfere acustiche e barocche, le sonorità ritornano quelle consuete degli anni ’80 che aleggiano in tutto il disco.
Here Comes the Feeling: tra le mie canzoni preferite di tutto l’album è una conclusione più che spettacolare! Riff irresistibili e tastiere al massimo, Downes qui è il fautore di un assolo memorabile, è un pezzo che va ascoltato più volte a tutto volume.
- Giudizio sintetico: magari dei puristi del prog potrebbero storcere il naso, ma comunque sia è un album che va ascoltato attentamente e contestualizzato nel suo periodo storico. In ogni caso a me è piaciuto anche se, a volte, risultava essere decisamente anni ’80 e qualche traccia un po’ ripetitiva
- Copertina: un dragone orientale esce dalle acque con una sfera di cristallo accanto a lui. Opera ed ispirazione provengono dal grande illustratore, tanto caro agli Yes e non solo, Roger Dean
- Etichetta: Geffen Records
- Formazione: John Wetton (voce e basso), Geoff Downes (voce e tastiere), Steve Howe (voce e chitarre) e Carl Palmer (batteria e percussioni)