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The Beatles, Joe Cocker e Procol Harum: le straordinarie sigle del mitico programma “Avventura”.

The Beatles

Certo, sono passati tanti anni, da quando, noi ragazzini degli anni ’60, ci incollavamo davanti alla televisione, alle cinque del pomeriggio per aspettare l’inizio del programma Avventura, trasmesso sul primo canale RAI.

Tutto iniziava con una sigla di apertura di gran classe firmata dalla coppia Lennon-McCartney ed interpretata magistralmente da Joe Cocker: She came in through the bathroom window.

La RAI allora produceva trasmissioni di qualità anche per noi ragazzi, e “Avventura”, un rotocalco televisivo trasmesso all’incirca dal 1969 al 1975, era a dir poco affascinante. Tutto era interessantissimo: i suoi reportage sulle esplorazioni in luoghi sconosciuti della Terra, i documentari naturalistici e i racconti suggestivi che descrivevano i vari misteri che circondavano alcuni popoli antichi, come quello degli Etruschi, che narravano la maledizione di Tutankhamon, oppure i segreti del lago di Loch Ness con il suo mostro.

Avventura” era una trasmissione intrigante, anche se sotto certi aspetti, poteva essere definita un po’ inquietante per noi giovanissimi, soprattutto quando trattava argomenti come la reincarnazione o le leggende legate ai luoghi dannati. Condotta da Bruno Modugno, la sigla di chiusura era una strepitosa A Salty Dogdei Procol Harum.

Noi, che da ragazzini guardavamo il programma “Avventura” sulla RAI eravamo, fin da allora, abituati ad ascoltare la buona musica.

She came in through the bathroom window” è un brano con struttura musicale atipica, per via del bridge, che si presenta inizialmente dopo la prima strofa e successivamente dopo due. Strofe in LA maggiore e bridge in MI minore, è una canzone dei Beatles contenuta nell’album “Abbey Road” del 1969. Le prime parole del testo sono strane, e tradotte in italiano suonano così: “È venuta dentro dalla finestra del bagno, protetta da un cucchiaio d’argento”.

Si tratta di due versi, che secondo logica, non hanno nessun motivo di stare insieme in una strofa, e quindi come spesso capitava quando si parlava delle canzoni dei Beatles, si aprivano immediatamente lunghe ed accese discussioni tra giornalisti e fans, all’interno delle quali ognuno cercava di individuare il vero significato della canzone e allo stesso tempo si sforzava di inquadrare il vero impulso che stava alla base della creazione artistica.

Nel frattempo i diretti interessati, in questo caso Lennon e McCartney, se la ridevano e non erano di sicuro di grande aiuto in fatto di spiegazioni, anche perché spesso davano versioni contrastanti che magari poi cambiavano dopo qualche mese. Da dove sia arrivata l’ispirazione che spinse la coppia Lennon-McCartney a comporre questo brano non è quindi un argomento così chiaro. Si dice, e questa è la prima versione, che fu scritta pensando ad alcune fans che erano riuscite ad introdursi nelle loro case o luoghi di lavoro attraverso la finestra di un bagno lasciata aperta; oppure, come raccontato più tardi dagli stessi autori, in una seconda versione, perché scioccati dalla brutta fine di una ragazza che conoscevano, purtroppo stroncata da un’overdose di eroina all’interno del bagno di un Pub.

In questo caso il testo e la drammaticità del brano avrebbero un senso e sarebbe stata la morte ad entrare dalla finestra, protetta da un cucchiaio di quelli usati dai tossicodipendenti. La verità non si saprà mai! Di certo, c’è da dire che la canzone è bellissima e che l’interpretazione di Joe Cocker è assolutamente sorprendente.

A Salty Dog è un brano del 1969 dei Procol Harum. “A Salty Dog” in italiano significa “Un lupo di mare” ed è una canzone costituita da una delle melodie più famose della storia del rock, con un testo che racconta la vicenda tragica di un gruppo di marinai sopravvissuti ad un naufragio. Il rumore del mare, i garriti dei gabbiani, la voce di Gary Brooker, il crescendo degli archi orchestrali, creano una suggestione musicale intensa, piena di emozioni senza fine. I Procol Harum divennero famosi nel 1967 con un altro pezzo indimenticabile, ovvero A Whiter Shade of Pale seguito poi da un altro brano eccezionale intitolato “Homburg”.

In Italia, il testo del primo successo del gruppo britannico venne rifatto in italiano da Mogol e diventò Senza luce, uno dei cavalli di battaglia dei Dik-Dik, mentre “Homburg” con il testo in italiano, diventò “L’ora dell’amore” dei Camaleonti.

È così, come ogni tanto può capitare nella vita, è la nostalgia a far da padrona, soprattutto quando ci si lascia cullare dai ricordi dei favolosi anni ’60 o ’70, periodi nei quali cultura e sperimentazione erano necessariamente alla base di ogni forma d’arte. Erano periodi nei quali anche i programmi televisivi per i giovani di allora erano, qualitativamente parlando, di un certo spessore. Forse, verrebbe da dire: “Andava meglio così!

Ma nel frattempo i tempi sono cambiati e così non mi resta che ascoltare queste due canzoni meravigliose, ricordando quel vecchio televisore di casa, quello schermo in bianco e nero che riuscivo a colorare io, con i colori della mia fantasia.

— Onda Musicale

Tags: Dik Dik, Procol Harum, Camaleonti
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