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I migliori riff di chitarra del rock: ecco la nostra top 10

Quando si decide di stilare una classifica si va sempre incontro alla certezza di scontentare molti lettori. Noi ci abbiamo provato lo stesso e, armati di spirito rock’n’roll, abbiamo stilato la classifica dei dieci migliori riff di chitarra secondo Onda Musicale.

Tutti saprete cos’è un riff, ma un ripasso non fa mai male; si tratta di una breve frase musicale che si ripete più volte all’interno di un brano. Nel caso della nostra classifica abbiamo considerato esclusivamente i riff suonati dalla chitarra elettrica, anche se alcuni sono spesso doppiati se non preceduti dal basso. Questo ha portato a escludere, ad esempio, il leggendario riff di 21st Century Schizoid Man dei King Crimson.

Altri criteri sono stati l’originalità della frase musicale, l’importanza del brano nella storia del rock e quanto lo stesso sia diventato iconico nel tempo. Ci sono decine di splendidi e poco conosciuti riff e a questi dedicheremo in futuro una classifica a parte.

10. Seven Nation Army – The White Stripes (2003)

Il brano dei White Stripes è l’unico di questa classifica a non provenire dall’età dell’oro del rock ed è la canzone che ha decretato il grande successo della band; precursori di una formula che negli anni successivi avrebbe raccolto grande successo, il duo rock blues chitarra e basso, i White Stripes hanno avuto il merito di far risorgere per l’ennesima volta quel rock fortemente ispirato al blues, ma con grandi influenze punk, e di proiettarlo nel nuovo millennio. Il riff è davvero degno di rivaleggiare coi più celebri, per il modo in cui rimane piantato in testa e per la sua originalità. Suonato prima col basso e poi con la chitarra elettrica slide, col tempo ha pagato il fatto di essere stato utilizzato come coro da stadio – specie nei Mondiali 2006 – risultando piuttosto inflazionato. Il titolo deriva dalla storpiatura di Salvation Army di Jack White quand’era ragazzino. La frase è praticamente identica al nucleo tematico della sinfonia N°5 di Anton Bruckner del 1876.

9. Purple Haze – The Jimi Hendrix Experience (1967)

Nonostante Jimi Hendrix sia considerato uno dei chitarristi più importanti e influenti della storia, non è stato un assiduo creatore di riff vincenti. Tuttavia un suo brano non poteva mancare in questa classifica e la scelta è caduta su questa Purple Haze. Pare che la frase sia nata nel backstage dell’Upper Cut Club, quando, in attesa di suonare, Jimi iniziò a suonarlo sulla sua sei corde. Fu il produttore Chas Chandler a convincerlo della validità del riff e a spingerlo a crearvi attorno una canzone. Il testo pare derivi da un sogno in cui Hendrix camminava sul fondo del mare, altri ipotizzano origini meno ortodosse legate all’utilizzo di LSD.

8. Iron Man – Black Sabbath (1970)

I Black Sabbath sono stati tra I pionieri del nascente heavy metal e tra I più prolifici creatori di riff devastanti, tanto che li troveremo anche più avanti. Il riff che apre Iron Man è piuttosto originale, soprattutto per la pesantezza estrema, ad anticipare appunto il metal. La frase, come tutto il brano, risulta davvero cupa. Così il bel testo fantascientifico, in cui un viaggiatore del tempo torna dal futuro per ammonire gli uomini sulla distruzione che verrà, ma per effetto dei campi magnetici la sua pelle diventa di metallo e l’uomo perde la possibilità di parlare. Deriso e umiliato, si vendicherà crudelmente, fino a scoprire che la distruzione che aveva visto nel futuro era stata causata proprio dalla sua rivincita.

7. Day tripper – The Beatles (1965)

I Beatles sono giustamente celebri e celebrati come i più grandi innovatori della musica pop per una serie infinita di invenzioni, ma certo non come creatori di riff. Questo perché in parte non era il loro terreno di gioco; tuttavia ne crearono alcuni molto interessanti, come quello di I Feel Fine o quello, bellissimo e poco conosciuto, di Hey Bulldog. Ma il loro riff più celebre è quello di Day tripper. A quell’epoca solo i Kinks avevano già scritto ottimi riff – You Really Got Me – e i Rolling Stones si accingevano a farlo. Day Tripper ha un testo equivocabile – parla di pendolari? Una polemica sugli hippie della domenica? Parla di LSD? – ma tutto sommato trascurabile. Meglio la musica e il suo riff, da subito iconico, tanto da essere omaggiato già poco dopo da un giovane Eric Clapton in quella What’d i Say incisa con John Mayall.

6. Black Dog – Led Zeppelin (1971)

I Led Zeppelin sono stati specie nei primi lavori instancabili creatori di riff. Il problema principale è che, quasi tutti, erano basati su plagi di vecchi pezzi blues, come la celebre Whole Lotta Love. Black Dog è, forse con Heartbreaker, il loro riff di chitarra più originale. Fu composto curiosamente dal bassista John Paul Jones, che si avvalse di tempi complessi. Page usò la fedele Gibson Les Paul, utilizzando numerose sovraincisioni. La complessità e il proverbiale botta e risposta tra l’urlo di Robert Plant e la chitarra di Jimmy Page, fanno del riff di Black Dog uno dei più iconici del rock.

5. Paranoid – Black Sabbath (1970)

Quello di Paranoid è uno dei riff più semplici della storia e, al tempo stesso, uno dei più conosciuti, al punto da essere utilizzato anche come colonna sonora di spot televisivi. Non c’è molto da dire sulla canzone. Il testo parla di sociopatia e problemi psicologici, tanto da contribuire in modo decisivo all’immagine cupa che i Black Sabbath andavano costruendosi. Il pezzo era nato più che altro come riempitivo, ma ebbe tale immediata fortuna che finì per dare il titolo al secondo album. Toni Iommi ricorda di aver composto il seminale riff in pochi minuti, mentre il resto della band era in pausa pranzo.

4. In a Gadda da Vida – Iron Butterfly (1968)

La farfalla metallica non volò nei cieli della fama a lungo, forse solo per i mitici 17 minuti del loro brano più famoso, In a Gadda da Vida. Il riff è celeberrimo, fu utilizzato anche in un episodio dei Simpson, ed è entrato giustamente nella storia, sicuramente di più della band stessa che non seppe ripeterne il successo. Il titolo è una storpiatura in slang del biblico Garden Of Eden.

3. Smoke On The Water – Deep Purple (1972)

Croce e delizia di qualsiasi chitarrista alle prime armi, quello di Smoke On The Water è il riff per eccellenza. Semplicissimo da suonare eppure inconfondibile e iconico, ha finito per marchiare a fuoco in modo eccessivo una delle band più importanti nel passaggio tra hard rock e heavy metal. Il titolo si riferisce all’incendio del Casinò di Montreaux, dove stava suonando Frank Zappa coi suoi Mothers Of Invention. I Deep Purple si trovavano in un vicino hotel, da cui videro tutta la scena. Il titolo è attribuito a un’idea del bassista Roger Glover e il testo è una cronaca fedele e senza troppi fronzoli dell’episodio. Ma quello che fa entrare dritta nella storia la canzone, è il riff ideato da Ritchie Blackmore.

2. Sunshine Of Your Love – Cream (1967)

Nei primi anni della sua carriera Eric Clapton era un formidabile creatore di riff. Politician e SWLABR dei Cream ne sono chiari esempi, più in là Layla avrebbe fatto ancora meglio. Eppure l’indimenticabile, pesantissimo, bellissimo riff di Sunshine Of Your Love fu composto al basso da Jack Bruce dopo aver assistito a uno stupefacente live di Jimi Hendrix. Il brano nacque come una sorta di dedica al chitarrista mancino. Clapton ci mise del suo, sia nella composizione che nel suonare un assolo tra i più acidi del periodo. Il pezzo vanta innumerevoli cover e un azzeccato utilizzo da parte di Martin Scorsese in una scena di Quei Bravi Ragazzi. Soprattutto il riff, però, è rimasto nella storia col suo inconfondibile attacco.

1. (I Can’t Get No) Satisfaction – The Rolling Stones (1965)

Ed eccoci arrivati al primo posto: Satisfaction dei Rolling Stones è sicuramente il loro pezzo che più è entrato nel mito; quello più immediatamente associato alla loro musica. Il riff è di una semplicità sorprendente, eppure, una volta uscito nel giugno del 1965 avrebbe cambiato per sempre il rock. La storia della sua composizione ricorda tante altre, quella di Yesterday soprattutto: Keith Richards racconta che, svegliatosi brevemente durante il sonno, ebbe l’ispirazione e registrò il riff con una chitarra acustica, per poi rimettersi a dormire dimentico dell’accaduto. La mattina si svegliò e si accorse che il registratore portatile era rimasto in funzione: trovò due minuti di quella che sarebbe diventata la sua creatura più celebre, Satisfaction appunto, seguita da 40 minuti in cui russava. Il pezzo fu registrato a Chicago, nei mitici Chess Studios, e qui fortunatamente i compagni di band non assecondarono il bizzoso Keith. Pare infatti che Richards non volesse pubblicare il pezzo come singolo e, inoltre, volesse reinciderlo con i fiati che doppiavano il riff, alla maniera del soul di Otis Redding. Per fortuna la band si impose e oggi la frase di chitarra più celebre di sempre può ancora essere ascoltata con tutta la sua distorsione dovuta al fuzzbox, e con la sua dirompente carica eversiva.

— Onda Musicale

Tags: Deep Purple, Black Sabbath, Jimi Hendrix, Jimmy Page
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