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Mick Ronson: il comune denominatore tra Bowie, Dylan, Battisti e Baglioni

Mick Ronson: il comune denominatore tra Bowie, Dylan, Battisti e Baglioni. Già vi vedo che sgranate gli occhi, ma leggete e ascoltate: potreste ricredervi.

Questi nomi, ognuno dei quali è un must del proprio genere, hanno in comune uno dei più grandi chitarristi rock, che nel 1974 finì sul podio dei migliori chitarristi dell’anno secondo la rivista Creem, tra Jimmy Page ed Eric Clapton. Lui è Mick Ronson.

Nato e cresciuto a Hull in Inghilterra, Ronson è anche polistrumentista, arrangiatore e produttore; la sua formazione musicale è di stampo classico (piano, flauto, violino, organo) e il suo sogno da ragazzo era di diventare un violoncellista, ma fu grazie a Duane Eddy che si avvicinò alla chitarra.

Dopo qualche anno di gavetta nelle band locali The Mariners, The Crestas and The Voice, Ronson approdò nei The Rats e intanto lavorava come giardiniere.

Nel frattempo Michael Chapman stava registrando il suo secondo album. Dopo aver ascoltato qualche chitarrista con cui la casa discografica lo aveva messo in contatto, Chapman disse “il giardiniere del mio paese suona meglio di questi” e reclutò Mick, il cui contributo in “Fully qualified survivor” gettò le basi per quello che divenne il “suo” sound negli anni a venire.

Fu però John Cambridge, ex batterista dei Rats, a cambiare la vita di Ronson: fu lui a raccomandarlo a David Bowie, che lasciò nelle mani di Mick Ronson e Tony Visconti gli arrangiamenti della maggior parte dei pezzi di “The man who sold the world”.

Anche Elton John volle il tocco di Ronson nel suo brano “Madman across the water”; purtroppo però questa versione venne pubblicata solo nel 1992 con l’album “Rare masters”.

Seguì la lunga collaborazione con Bowie, che in veste di Ziggy Stardust sul palco si inginocchiava davanti a Ronson condividendo con lui le luci della ribalta. Anche Lou Reed si avvalse della collaborazione di Ronson in “Transformer”: oltre a delegargli chitarra e piano in alcuni brani, gli affidò anche diversi arrangiamenti tra cui quello di “Walk on the wild side”.

Siamo nel 1972 e parliamo di artisti che hanno letteralmente scritto alcuni capitoli fondamentali della storia della musica.

L’anno successivo però, a sorpresa, Bowie annunciò la fine dei Ragni di Marte e Ronson tentò la carriera solista. Dopo “Slaughter on 10th Avenue” e una breve collaborazione finita male con Ian Hunter, Bob Dylan volle Ronson per il tour di Rolling Thunder Revue. In questo periodo Mick conobbe Roger McGuinn: con il doppio ruolo di musicista e produttore, diede un contributo inconfondibile in “Cardiff Rose” guadagnandosi l’ammirazione anche del mondo punk.

Nel frattempo Ronson aveva pubblicato il suo secondo album, “Play don’t worry”.

Ecco cosa c’entrano Battisti e Baglioni con tutti questi grandi artisti del mondo del rock: Ronson aveva un debole per la musica italiana, al punto che chiese a Bowie di adattare il testo di “Io vorrei… non vorrei… ma se vuoi”, che divenne “Music is lethal” ed è contenuta nel suo primo album, mentre nel secondo album scelse di omaggiare “Io me ne andrei”, adattata in “The empty bed”.

Altra grande collaborazione fu quella con Morissey in “Your arsenal”, prima dell’ultima grande esibizione insieme a Bowie durante il tributo a Freddie Mercury nel 1992. Un anno dopo infatti Mick Ronson è venuto a mancare per via di un cancro al fegato.

Diversi album solisti furono pubblicati postumi (“Heaven and Hull”, il cui titolo sembrerebbe un simpatico gioco di parole volto a omaggiare sia Ronnie James Dio che la sua città natale, “Just like this”, “Showtime” e “Indian summer”).

Il chitarrista storico di David Bowie quindi non era solo questo, ma un grande musicista sperimentatore e innamorato della musica nelle sue mille sfaccettature, non interessato ai ruoli da primo piano, al quale la sua città natale ha dedicato diversi ringraziamenti: il Mick Ronson Memorial Stage costruito nei Queen’s Gardens, una statua da 2,40 metri a East Park dove lavorava come giardiniere, uno show intitolato “Turn And Face The Strange” che ha collezionato ben sei tutto esaurito ad agosto 2017 e altrettanti a febbraio 2018 e un murales a Bilton Grange.

Dei tre figli di Mick Ronson, Lisa è stata vocalist per i The Secret History. Buon sangue non mente.

— Onda Musicale

Tags: Lucio Battisti, Lou Reed, Bob Dylan, Elton John, Jimmy Page, Eric Clapton
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