A Maggio 1967 il progetto, dopo essersi sviluppato sino a raggiungere dimensioni ingovernabili, sostanzialmente si arenò.Nel periodo Giugno-Luglio invece si tennero le sedute per salvare e rendere pubblicabile alcuni dei materiali tratto dalle sessioni dei dodici mesi precedenti.
A Settembre – il 18, per l’esattezza – nei negozi uscì Smiley Smile. L’LP era la versione nettamente ridimensionata dell’ambizioso Smile: dopo una lunga e serrata opera di promozione di quello che avrebbe dovuto essere il capolavoro dell’anno (e forse del decennio), il disco che usciva sul finire dell’estate sembrava una mezza debacle, una dichiarazione di resa (nei decenni successivi è stato ampiamente rivalutato, bisogna riconoscerlo).
Nei 37 anni successivi numerosi erano stati i tentativi, seppur parziali, di dare una forma ufficiale a quell’album che avrebbe dovuto essere leggendario e che per lungo tempo era stato atteso invano.Tanto era il tempo che era servito a Brian Wilson per fare i conti con i ricordi, spesso dolorosi, di uno dei più travagliati capitoli della storia del gruppo californiano.
Nel 2004 la tanto attesa svolta, dopo numerose speculazioni, progetti ipotetici, false partenze e qualche “anticipazione” (come nelbox set Good Vibrations: Thirty Years of The Beach Boys, del 1993). Il 28 Settembre di quell’anno uscì Brian Wilson Presents Smile: tramite nuove registrazioni dei brani – e grazie anche alla collaborazione con Van Dyke Parks – finalmente prendeva corpo la più celebre chimera della Storia della Musica. L’opera era strutturata come una sinfonia, dato che era anch’essa suddivisa in movimenti, tre per la precisione. L’importanza del disco in questione risalta anche nel fatto che esso servì, poco più di una decina di anni fa, come modello per la realizzazione del progetto The Smile Sessions, uscito il31 Ottobre 2011.
Il lavoro di raccolta e coordinamento del materiale registrato in studio fu assegnato al produttore nonché ingegnere del suono Mark Linett (curatore dell’edizione 2001 di Pet Sounds, quella in Mono e Stereo, per capirci). Linett non ebbe vita facile, dal momento che dovette districarsi in una massa alquanto eterogenea di materiali, un caleidoscopio di registrazioni in cui le molteplici versioni dei brani – a seconda del rispettivo stadio di realizzazione oppure delle modifiche apportate in modo sperimentale alla loro struttura, in nome della massima libertà compositiva e del tanto agognato avvicinamento all’idea del loro autore – rischiavano seriamente di disorientare e confondere. Solo per dare un’idea di quel che sto dicendo, basti dire che il progetto di realizzare un cofanetto di 3 CD crebbe sino a diventare un box set di 5 CD, 2 LP e 2 singoli da 7’’, più un libro e un poster (alla faccia…). La mastodontica confezione non fu l’unica, in quanto il disco fu pensato anche in formati più abbordabili (es. l’edizione da 2 CD), proprio per accontentare anche i portafogli meno cicciuti.
Il probabile disco originale copre le 19 tracce del CD 1, anche se – come è stato fatto notare – la sua durata (48 minuti) eccederebbe la capacità massima di un vinile (attorno ai 40 minuti). E’ interessante notare come due dei cinque CD dell’edizione super-deluxe siano interamente dedicati alle sessioni di “Heroes And Villains” e “Good Vibrations”: una quantità di materiale che possiamo immaginare sia in grado di fornirci una visione esaustiva e quasi in presa diretta del perfezionismo di Brian all’opera.
Quanto alla ricezione del progetto discografico, possiamo senza dubbio affermare come esso sia stato accolto con plauso unanime (le recensioni degli addetti ai lavori, riportate sulla pagina di Wikipedia, lo confermano). Nel 2013 le Smile Sessions hanno ricevuto il Grammy per il miglior album storico (cioè ricostruito a posteriori, come abbiamo visto).
Dopo 44 anni Brian, avendo fatto pace con i propri fantasmi e le proprie sofferenze, finalmente trionfava con I Beach Boys, ottenendo un riconoscimento che suonava come un Oscar alla carriera. Smile, la cui copertina – disegnata da Frank Holmes, raffigurava un negozio in cui si vendevano sorrisi di tutti i tipi, poteva finalmente occupare il post ad esso riservato, accanto agli altri grandi album di quello straordinario e memorabile anno che fu il 1967.
Massimo Bonomo – Onda Musicale