Una colonna sonora solitamente è una piacevole cornice in cui collocare la storia che si è scelto di raccontare. È strettamente funzionale alle immagini del film e si limita a suggestionare lo spettatore amplificando le sensazioni suggerite dalle battute degli attori. Solitamente. Non per Curtis Mayfield e non per Superfly.
Già negli anni Sessanta, il giovanissimo Curtis Mayfield si fa subito conoscere come componente del gruppo Impressions. E’ una delle formazioni più rilevanti dell’epoca, fortemente impegnata nella lotta per la rivendicazione dei diritti civili della comunità nera. I loro sono capolavori intrisi di soul, r’n’b e gospel.
Credono fermamente in un’ideale positivo fondato su libertà e speranza: è una vera e propria trasposizione in musica del messaggio di fratellanza universale portato avanti in quegli anni da personalità come Martin Luther King. Alle porte dei 70, però, si allontana dai suoi colleghi e fonda un’etichetta discografica indipendente, la Curtom – che pubblicherà inoltre anche lavori di altri importantissimi gruppi come gli Staples Singers. Porta avanti così una carriera solista di altissima qualità. Decide, sulla scia di Marvin Gaye e Bob Marley, di abbandonare le canzoni d’amore e riempire le sue canzoni di temi politici attualissimi, tuttavia ancora tabù.
I primi anni 70 sono anche celebri per la“blaxploitation”: si tratta di un termine derivante dalla contrazione delle parole black e exploitation – letteralmente sfruttamento. Definisce quel cinema di genere nato negli Stati Uniti come mezzo di propaganda per la rivendicazione dei diritti degli uomini neri. Negli ultimi anni, sono stati “ripescati” grazie anche al successo del cinema “pulp” di Quentin Tarantino.
Solitamente sono film polizieschi girati nei ghetti. Ciò che colpisce è senz’altro la crudezza, la violenza che emerge nella quotidianità delle scene. I protagonisti sono investigatori neri e cattivi e donne nere bellissime e seducenti. Molto spesso questi film sono accompagnati da eccellenti colonne sonore, come nel caso di “Shaft” di Gordon Parks, con musiche di Isaac Hayes.
Nel 1972, un anno dopo Shaft, il produttore Sig Shore incarica Mayfield di comporre la colonna sonora per il film poliziesco “Superfly”.
Curtis allettato dall’idea e decisamente ispirato, scava nei meandri della sua sensibilità artistica. Riesce così a scrivere una soundtrack che verrà riconosciuta come una pietra miliare della storia della musica. Secondo la stampa del tempo addirittura il racconto musicale valeva più di tutto il film. Non si tratta di un semplice commento sonoro alla pellicola.
Curtis Mayfield scrive delle vere e proprie istantanee del ghetto, intrise di lotta e speranza. I suoi testi sono veri e propri fotogrammi.
Racconta, attraverso tutte le tracce, la vita del protagonista, spacciatore in un ghetto dove non vige alcuna legge. E noi, storditi dai suoni della giungla metropolitana, abbiamo davvero la sensazione di essere catapultati improvvisamente sui marciapiedi di Harlem. In un attimo a ritmo di sonorità vorticose e tribali stiamo accompagnando Youngblood Priest ad affrontare Fat Freddie. “Give Me Your love (Love Song)” , pezzo dotato di una carica erotica non convenzionale, è il sottofondo soul-sexy di una scena in cui sono immersi in una vasca da bagno Youngblood e una ragazza. Il tutto accompagnato da una delle più belle voci di sempre.
Nessuno come Curtis Mayfield aveva mai affrontato prima l’argomento tanto intensamente. Con uno sguardo profondo, sensibile, tagliente e speranzoso allo stesso tempo. Inoltre, riesce ad amalgamare brillantemente le più eleganti ed impeccabili armonie soul con il ritmo della strada. Le sue opere straordinarie sono capolavori di musica funk e soul, ma ci offrono anche piccoli spaccati di storia visti dall’occhiello del cuore. Superfly è il concept-soul che ha cambiato la storia della musica nera.