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Il cinema dei Pink Floyd – seconda parte

Il cinema dei Pink Floyd - 2^ parte.

Di pari passo con la nascita delle tv musicali, negli anni ’80 del secolo scorso ci fu l’avvento del videoclip quale espansione in immagini della composizione musicale.

L’obiettivo era soprattutto promozionale del prodotto musicale, ma segnò anche la definitiva saldatura tra linguaggio musicale e linguaggio cinematografico. In moltissimi casi i videoclip erano autentici cortometraggi con propria ed elevata dignità artistica. Forse perché antesignani nella cura della parte visuale della loro arte e, dunque, già avanti nella integrazione tra musica e immagini, i Pink Floyd non cavalcarono l’onda dei video. Secondo alcuni detrattori, tuttavia, Pink Floyd The Wall sarebbe un unico lungo videoclip; altri, invece, sostengono che il regista Alan Parker sarebbe stato magistrale con quel film nella coniugazione tra musica e immagini. D’altronde, Parker era reduce da un altro film pieno di musica come “Saranno famosi” (1980).

Roger Waters & Sean Evans

Nel rapporto Pink Floyd – cinema, un’ulteriore evoluzione è rappresentata dal film “Roger Waters The Wall” (2015) che chiude l’ultratrentennale ciclo intellettuale (e personale dell’Autore) di costruzione e decostruzione del Muro, con le sue molteplici chiavi di lettura. Presentata in anteprima al Toronto International Film Festival del 2014, la pellicola è anche l’atto conclusivo dell’ennesimo grandioso progetto ideato da Roger Waters che riportò The Wall sulle scene per 219 repliche sui palchi di tutto il mondo, dal 2010 al 2013.

Questo film costituisce un’evoluzione nel rapporto Floyd – cinema per due ragioni. Anzitutto vede il passaggio alla regia dell’autore dell’opera: Roger Waters dirige il film a quattro mani con Sean Evans. E qui l’altra novità: il newyorkese Evans è il direttore artistico dei progetti di Waters; dalla ripresa di “The Wall” nel 2010 fino ad oggi, cura la realizzazione di tutti gli aspetti visivi e grafici delle idee del genio creativo dei Pink Floyd. Infatti, nel 2019 la coppia Waters-Evans firma la regia anche “Roger Waters Us + Them”, il film che chiude il ciclo dell’omonima grandiosa tournée. A suggellarne la dignità cinematografica, la pellicola viene presentata alla 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

E come Sean Evans sta a Roger Waters, così Gavin Elder sta a David Gilmour.

David Gilmour & Gavin Elder

Sì, perché anche Gilmour ha il suo curatore delle immagini. Gavin Elder aveva cominciato a dirigere videoclip e lungometraggi della chitarra e voce dei Pink Floyd già nel 2006, firmando la regia del corto di On an Island; due anni dopo è il regista di “Live In Gdańsk”, il film che documenta il grande concerto del 26 agosto 2006 nella città polacca di Danzica. Nato in Gran Bretagna ma cresciuto professionalmente in Sudafrica, Elder firma la regia anche di “Live at Pompeii” (2017) che immortala il ritorno di Gilmour nella città dissepolta, per quelli che nel 2016 furono i primi concerti aperti al pubblico nell’Anfiteatro Romano “duemila anni dopo gli spettacoli dei gladiatori”, rinnovando il mito e le suggestioni del concerto senza pubblico tenuto nello stesso luogo dai Pink Floyd nel 1971 per il film di Adrian Maben. Venendo ad oggi, Gavin Elder sta curando i filmati promozionali di “A Theatre for Dreamers”, il romanzo della moglie-scrittrice Polly Samson con musiche di David Gilmour.

David Gilmour & Danny Madden

In merito al rapporto del chitarrista tra la sua musica e il mezzo cinematografico, vanno menzionate due piccole perle racchiuse nel DVD/BluRay di Rattle That Lock. In quello che per ora è l’ultimo disco di studio del musicista (2015) ci sono i brani “In Any Tongue” e “The Girl in the Yellow Dress”. Le due canzoni sono raccontate per immagini da due cortometraggi di animazione di pregevolissima fattura tecnica e di potente impatto visivo. Danny Madden è l’autore del corto “Confusion Through Sand” che è stato rieditato per la canzone. I 6500 frame del film sono stati tutti disegnati a mano su carta riciclata, poi retroilluminata per suscitare l’impressione visiva della tempesta di sabbia. Le scene si fondono e si mescolano l’una nell’altra suggerendo l’idea dell’incubo. L’incubo che vive il soldato che si trova in territorio nemico di cui parla la canzone.

Madden è il regista anche del corto della ‘Ragazza dal vestito giallo’; realizzato con la stessa tecnica, il video è fatto di circa 9000 frame di animazione che sono stati ritoccati da diverse mani per ottenere i contorni stratificati, colori vibranti e l’esagerato design del carattere dei vecchi manifesti litografici francesi.

Le descrizioni così dettagliate dei due corti rendono bene l’idea della saldatura creativa tra lingua musicale e lingua cinematografica anche in quello che è soprattutto uno straordinario performer come Gilmour.

E come Sean Evans sta a Roger Waters e Gavin Elder sta a David Gilmour, così Aubrey Powell sta ai Pink Floyd.

Pink Floyd & Aubrey Powell

Con la morte dell’artista grafico Storm Thorgerson nel 2013, David Gilmour e Nick Mason affidano la direzione artistica del catalogo Pink Floyd a Aubrey ‘Po’ Powell. Già socio di Storm nella Hipgnosis, lo studio grafico che ha (quasi) sempre curato gli aspetti visuali dell’opera PinkFloydiana, Powell sovrintende e coordina tutti i successivi progetti artistici legati all’immenso catalogo Pink Floyd. E, dunque, cura personalmente la regia dei video di “Louder Than Words” (2014), il “canto del cigno” della band, di “Marooned” per l’edizione XX anniversario dell’album The Division Bell” nello stesso anno. Dirige il certosino restauro del film Delicate Sound of Thunder per il box “The Later Years” (2019) e che sarebbe dovuto uscire nelle sale cinematografiche nel 2020; progetto che purtroppo non ha avuto attuazione causa pandemia.

The Show Must Go On

L’opera omnia Pink Floyd è smisurata quanto può esserlo oltre un cinquantennio di produzione artistica e performativa e per quante ne sono state tutte le declinazioni e coniugazioni. La produzione artistica Pink Floyd, in tutte le sue incarnazioni, non è ancora conclusa; lo testimoniano la menzionata produzione di “Delicate Sound of Thunder” ma anche il film-concerto “Live at the Roundhouse” , produzione 2020, che immortala il ritorno di Nick Mason con i suoi Saucerful of Secrets nella storica sala da concerti londinese nel 2019.

Penché Roger Waters, David Gilmour e Nick Mason siano entità ancora creative, pur se in misura e modi differenti, tuttavia oltre cinquant’anni costituiscono un arco temporale sufficiente per storicizzare il rapporto tra Pink Floyd e cinema; per sostenere che è stato un rapporto fecondo; per affermare che il cinema dei Pink Floyd ha una propria elevata dignità artistica ed è consegnato alla storia dell’arte contemporanea con autonomo valore e non quale mera appendice del prodotto musicale.

Qui la prima parte de “Il cinema dei Pink Floyd”.

— Onda Musicale

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