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Pink Floyd, esce la riedizione in vinile di “The Piper at the Gates of Dawn” in versione mono

foto cover

Ancora una ristampa dal prezioso catalogo della band inglese; stavolta tocca all’album d’esordio del 1967.

“The Piper” mono version 2018 e 2022: le differenze

Annunciata via social media il 10 gennaio scorso, il 4 marzo 2022 esce la versione mono in vinile 180 grammi di The Piper at the Gates of Dawn. Ma non è una novità assoluta; la mono version dell’album “barrettiano” dei Pink Floyd era già uscita nel 2018 in tiratura limitata in occasione del Record Store Day. Dunque, l’edizione 2022 si differenzia – e forse si giustifica – per la tiratura, che non è limitata.

Altra differenza è nella grafica di copertina. Bellissima ed originale quella 2018, con un innovativo packaging; invece la nuovissima stampa 2022 presenta l’artwork originale dell’album.

La copertina del 1967 presenta uno scatto del fotografo Vic Singh, realizzato attraverso una lente prismatica che gli aveva regalato George Harrison dei Beatles. Quell’obiettivo è stato esposto a “Their Mortal Remains”, la mostra itinerante sui Pink Floyd di recente chiusa a Los Angeles.

Edizione mono 2018 di “The Piper at the Gates of Dawn”
Vic Singh

Nato in India, negli anni Sessanta Vic Singh (leggi la nostra intervista) fu al centro della vibrante scena musicale inglese, lavorando per la Island Records, per i Pink Floyd di “The Piper” e per i Beatles di Sgt. Peppers Lonely Heart’s Club Band.

Il fotografo Vic Singh negli anni Sessanta.
Pink Floyd Records

Benché contengano la stessa versione mono, la Pink Floyd Records ha catalogato in maniera distinta le due edizioni in vinile del “Pifferaio alle soglie dell’alba”. Ma con una particolarità: l’edizione 2022 sull’adesivo di copertina presenta il catalogue number PFRLP38, mentre l’etichetta del disco reca PFRLP26, ovvero lo stesso codice catalogo dell’edizione 2018. Quisquilie da collezionisti incalliti…

Invece non è una quisquilia ma un reale successo imprenditoriale il risultato conseguito nei mesi scorsi dalla Pink Floyd Records: dal suo lancio nel giugno del 2016 l’etichetta ha raggiunto vendite globali di oltre 1 milione di dischi in vinile.

Producing 1967, remastering 2017

Nel 1967 “The Piper at the Gates of Dawn” fu prodotto da Norman ‘Hurricane’ Smith, “imposto” ai Pink Floyd dalla casa discografica EMI dopo la sottoscrizione del contratto. La band avrebbe voluto lavorare all’album con Joe Boyd, produttore dei primi due singoli “Arnold Layne” e “See Emily Play”; ma dovette cedere al diktat della EMI.

E così il 21 febbraio 1967, nello studio 3 degli Abbey Road Studios, i Pink Floyd cominciarono le registrazioni dell’album d’esordio lavorando sotto le direzione di ‘Hurricane’ Smith sul brano “Matilda Mother”. Contemporaneamente nelle altre sale, i Beatles incidevano “Fixing a Hole” (per “Sgt. Pepper’s”) e i Pretty Things lavoravano a “S.F. Sorrow”, il primo concept album della storia del rock.

Nel 2017, James Guthrie, Joel Plante e Bernie Grundman rimasterizzarono “The Piper at the Gates of Dawn” direttamente dai nastri analogici originali mono. Quel lavoro vide la luce nella edizione limitata del Record Store Day 2018, come già detto, e torna a nuova vita discografica con l’edizione 2022.

Pink Floyd in studio nel 1967
“The Piper” mono per audiofili

Dal 4 marzo 2022, dunque, la versione mono di The Piper at the Gates of Dawn torna nella disponibilità degli audiofili. Tra chi lo ha già ascoltato nell’edizione 2018, c’è chi sostiene che su alcuni dettagli il mono rende più diretto il suono; qualcun altro addirittura ritiene che sia comunque da preferire alla versione stereo perché quest’ultima talvolta scaturiva dalla mera scomposizione di voci e strumenti, messi cacofonicamente tutti a destra oppure tutti a sinistra… Quisquilie da audiofili.

— Onda Musicale

Tags: Arnold Layne, Pink Floyd
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