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Marco Ligabue: una chiacchierata tra Emilia e … blue jeans

Marco Ligabue

In occasione del concerto a Roma al Sessantotto Village (il 27 luglio) abbiamo incontrato Marco Ligabue per raccontarci di sé, della sua musica, dell’impegno nel sociale e molto altro.

Marco Ligabue ha pubblicato a marzo e a giugno 2023 due nuovi singoli, rispettivamente nel “Metaverso con te” e “Sempre tutto bene” – un omaggio alla sua terra – che dà anche il nome al tour con cui sta girando l’Italia, alternandolo alla presentazione-show del suo libro “Salutami tuo fratello”, in collaborazione con Andrea Barbi, conduttore e autore TV.

Un anno intenso il 2023, pieno di musica, scrittura, spettacolo, attività e impegni di cu abbiamo voluto parlare con il protagonista in occasione del suo concerto a Roma nell’ambito delle manifestazioni del Sessantotto Village. E siamo partiti dalle origini …

Quando è scoccata la scintilla, l’amore per la chitarra? Come ti ha conquistato questa donna dalle curve sinuose?

«L’amore per la musica, in generale, è nato grazie ai miei genitori, perché avevano una balera nei primi anni ’70. Io sono cresciuto da bambino in questa balera dove si facevano concerti di musica dal vivo e venivo rapito dal palco. Passarono nella balera dei miei genitori l’Equipe ’84, Riccardo Fogli, i Pooh, Mingardi, Guccini, insomma grandi artisti e io rimanevo rapito dai cantanti, dai musicisti, anche se ero piccolo e non capivo.

L’amore vero per la chitarra, poi, è scattato, la grande scintilla a 15 anni. Da diversi anni, tra l’altro, c’erano in giro delle chitarre per casa … evidentemente … le chitarre di Luciano e succede che a un certo punto un giorno decido di prendere in mano una chitarra. Fino a quel momento, sì, mi piacevano, ma non mi sentivo mai stimolato a suonarle. Insomma, la prendo in mano, mi butto sul primo canzoniere che trovo, con il prontuario di accordi, comincio a vedere che in poche ore di studio puoi fare i primi accordi, cominciare quasi a intonare le prime canzoni. E lì è stato proprio amore perché mi sentivo che esercizio dopo esercizio usciva un suono sempre più bello e pensavo “Fra un po’ posso cantare le canzoni con gli amici, davanti alle ragazze …” questa cosa ha scatenato un entusiasmo che ho ancora oggi da quel lontano 1985»

Però, poi hai preso in mano il microfono per dare voce a problemi sociali di grande attualità e con un’attenzione particolare verso i più giovani. Quanto è importante la musica per il sociale e il sociale per la musica?

«Il sociale è sempre stata una cosa che sentivo nella mia vita, in generale. Fin da piccolo facevo parte di associazioni di volontariato. Quando ho cominciato da cantautore – quindi non ero più dietro le quinte, dietro una chitarra a scrivere canzoni, quando ho avuto un microfono davanti, mi sono sentito ancora di più la responsabilità di raccontare delle cose. E penso che un cantautore oltre alla leggerezza, oltre a raccontare di sentimenti comuni come l’amore, l’amicizia, le vicissitudini della nostra vita, debba anche ogni tanto raccontare le difficoltà di certe tematiche sociali e quindi quando mi arrivava una storia che mi toccava, io cercavo di raccontarla in una canzone.

Ho raccontato, per esempio, la storia di un ragazzo che ha denunciato dei brogli di mafia ed è stato emarginato da tutti. Un altro, un commercialista di Mondragone che gli hanno tirato una bomba carta e non è riuscito a ottenere le protezioni e le giuste garanzie e ho voluto raccontare la sua storia. Poi sono diventato donatore e testimonial AVIS.

Insomma ho cercato in ogni modo – grazie alle canzoni e al microfono – di raccontare il sociale. Ad esempio, questa sera per il concerto – lo faccio sempre – un brano l’ho tradotto in lingua LIS e mi piace raccontare alla gente la lingua LIS per far fare una riflessione sul fatto che le persone sorde non possono godere della musica o per lo meno ne godono in altre forme, ma non con il suono e con il testo come ci arriva dritto a noi.

La musica sicuramente ha una grande potenza. La musica nel sociale è potente ma è anche difficoltosa perché quando fai una cosa sul sociale sei dimenticato dalla radio, dalle TV, dai giornali perché la gente vuole la “canzonetta” da cantare o non vuole sentire di tematiche sociali. Oggi come oggi. Una volta era diverso. Quindi, è una sfida. Però io penso che la musica ti dà ampiezza di diffusione ed è l’ampiezza del mezzo emotivo. La musica è un mezzo emotivo. Anziché il bel discorso di un docente è molto più immediato e tocca delle corde emotive probabilmente diverse, no? E quindi la musica ha questa potenza nel comunicare il sociale.

Per quanto riguarda, invece, il contrario, il sociale per la musica, credo sia importante soprattutto per chi ha una sensibilità. Tanti che fanno solo la canzonetta o il tormentone estivo penso che le due cose non si sfiorano a vicenda. Per chi come me e tantissimi altri cantautori, ma anche gruppi impegnati e che sentono questo bisogno di condividere messaggi sociali da associare o trasformare in canzoni e messaggi sul palco è sicuramente un allargamento delle proprie vedute anche dal punto di vista della musica.

Marco Ligabue
Immagino, hai sentito della scomparsa di Sinead O’Connor …

«Sì, sì, ne sono rimasto molto colpito»

… anche lei era una cantautrice e una combattente per il sociale, ma secondo te, credi che la “ribellione” sia un dovere della tua generazione?

«Non lo so, io penso che la ribellione forse più che un dovere era un bisogno soprattutto di generazioni precedenti. Io sono nato nel 1970, ma soprattutto chi è nato nel 1960 – ’50, quelli che hanno vissuto i ’70 con quello spirito ribelle di ragazzi, quando hai la forza di andare in piazza a fermare un carro armato, roba che oggi vorrei vedere, chi è che ha questa forza? … forse Greta Thunberg, in modi diversi, senza dire se giusto o sbagliato, ma con quell’impeto, chi c’è?

Ci sono state solo due, tre generazioni che hanno avuto questo impeto e questo bisogno in qualche modo di comunicare, di impegnarsi nel sociale e di cogliere tutti i segnali e di ribellarsi anche dove non trovavano cose che ritenevano giuste. Oggi, c’è da dire che abbiamo molti più canali di comunicazione, di diffusione, è più facile veicolare certi messaggi.

Prendi l’omofobia, fino a qualche anno fa era forse un discorso da bar, tendenzialmente, difficilmente se ne parlava anche in un TG. Oggi, invece, ci sono mille manifestazioni, poi che ci siano ancora degli omofobi … io nei concerti questa estate, per esempio mi soffermo con una canzone sul “femminicidio” perché io sono scioccato dal fatto che nel 2023 con Tg che ne parlano tutti i giorni, i social che ne parlano, quasi ogni giorno senti un caso di femminicidio, se non uno al giorno tre a settimana, cioè, oggi nel 2023 mi sembra una cosa che non possa più succedere, ma succede ancora e io su questo sento di dover fare una riflessione durante il concerto».

Immagino che incontri tanti giovani dentro e fuori i concerti, quante soddisfazioni ti danno i giovani?

«Guarda! i giovani …. è difficile fare una categoria “i giovani” … però devo dirti una cosa, l’esperienza nelle scuole è stata un’avventura fantastica. Ho girato più di 100 scuole a parlare di sociale. È stato un viaggio fantastico perché riuscire a parlare ed entrare in sintonia con i ragazzi che hanno tra i 14 e i 15 anni è difficilissimo e se ci riesci ti riempiono il cuore perché ti ascoltano, ascoltano i tuoi discorsi e quello che provi a trasmettere, quel briciolo di esperienza e storia cha hai vissuto in più o di riflessioni che tu non hai ancora fatto è un viaggio bellissimo.

Per quanto riguarda, invece, il viaggio musicale è un punto interrogativo, perché io faccio tanti concerti nelle piazze, ieri sera [26 luglio n.d.r] ero a Benevento e a me stupisce che a volte si fermano anche ragazzi di 15 anni. Mi stupisce perché oramai a quell’età ascoltano tutti trap, hip-hop, c’è tutto un nuovo tipo di musica. Io vedo anche mia figlia e tutti i suoi amici ascoltano solo la trap, non è che ascoltano un po’ il rock, il pop, il folk o altri generi di musica, mediamente – generalizzando le nuove generazioni – e quindi vedere ai miei concerti ragazzi tra i 15 e i 20 anni apprezzare il concerto, apprezzare il suono dal vivo della band, capire che dietro a un musicista ci sono ore di lavoro, di studio, di passione …

… fa venir loro la passione

«Sì, provar a far venire loro la passione per me è come cercare di tramandare delle cose. Io lo posso fare nell’ambito della musica perché è il mio ambito e questa è una cosa bella …»

Marco Ligabue
Marco Ligabue e l’Emilia Romagna…

«Un gran binomio!»

Quanto è importante la tua terra, come influenza la tua musica? e … poi recentemente è una regione ferita …

«Io tengo tantissimo alle mie radici emiliano romagnole, la mia Correggio. I motivi sono tanti perché arrivi da una terra che ti dà un carattere, che è anche quello della tua famiglia, dei tuoi vicini di casa, delle persone che hai vicino, quello forma il tuo carattere anche no? E il carattere degli emiliani è un carattere di cui io vado orgogliosissimo perché è un carattere solare, all’apparenza goliardico, ma molto tenace, il carattere di chi non molla mai, anzi addirittura nelle difficoltà trova degli artigli inaspettati. È gente che non molla che affronta la vita lavorando tanto.

Per noi la parola lavoro è importantissima, lavoriamo tanto, ma lo facciamo anche con il sorriso, anche rispetto a tante altre zone dove sono molto produttivi, ma noi abbiamo in più questa spensieratezza che ci fa da compagnia anche nei momenti più difficili del lavoro o della vita.

La cosa che mi rende davvero orgoglioso è che Bonaccini – il Presidente di Regione – a proposito di questo mio spettacolo “Salutami mio fratello” insieme ad Andrea Barbi – ci ha chiamato in Regione e ci ha nominati ambasciatori delle DOP, IGP e delle eccellenze gastronomiche dell’Emilia Romagna e facciamo quindi anche uno spettacolo per conto dell’Emilia Romagna, andando in qualche modo a raccontare il “verbo” delle nostre eccellenze. Per me è un motivo di vanto perché sono legato alla mia terra.

Diciamo poi una cosa: ho la fortuna di girare tantissimo con i concerti e a volte il fatto di vedere altri posti che ti piacciono … però il gusto del ritorno spesso te lo fa apprezzare ancora di più il tuo posto.

Andiamo alle collaborazioni. Ne hai fatte già diverse, c’è una collaborazione che consideri come un sogno nel cassetto?

«Ce ne sono tantissime (ride).

Ma io ogni giorno farei una collaborazione diversa. Io negli ultimi anni mi sono messo a scrivere con i ragazzi più giovani di me perché mi piace capire il loro modo di comporre e di vedere le cose, il loro modo di scrivere i testi … guarda, in Italia o all’estero ne farei centomila di collaborazioni.

Io sono nato con i grandi cantautori italiani per lo più per quanto riguarda i testi e con le grandi band inglesi e americane per quanto riguarda il suono. Son sempre rimasto affascinato dai Police, Dire Straits, U2, Bruce Springsteen, insomma le grandi band rock, ecco con chiunque di questi sarebbe grande, ma sono sogni inarrivabili, però va beh tanto vale sognare in grande se bisogna sognare. In Italia sarebbe bello fare di pezzi con qualcuno che ha scritto canzoni che per me sono state magiche, di grandi cantautori …

Abbiamo detto che sei nel pieno di un lungo tour e stai anche portando in giro il tuo spettacolo “Salutami tuo fratello”. A marzo è uscito “Nel metaverso con Te” e a giugno la dedica alla tua terra, appunto, “Sempre tutto bene”. Quando trovi lo spazio per la scrittura di nuova musica? Qualche altra anticipazione?

«Per me in estate è quasi impossibile scrivere. Raccolgo spunti, ispirazione, ma essendo sempre in viaggio, in giro diventa difficilissimo trovare dei momenti perché tra viaggi, hotel, un po’ fare le prove, a cena con gli organizzatori, le giornate non sono solo le due ore di concerto, c’è tutto un contorno …»

Riesci a visitare i posti in cui fai i concerti?

«A volte sì, quando gli spostamenti sono brevi, sì, soprattutto in estate mi piace buttarmi in mare. È una delle cose che mi rilassa di più. L’altro giorno eravamo a Salerno dopo Trani in provincia di Bari tre ore di macchina, siam partiti la mattina e il pomeriggio ci siamo ricavati due o tre ore di mare. Ci siamo rilassati…»

Ultima domanda: a proposito di tuo fratello … tra Marco e Luciano chi è il più ingombrante tra i due, alla fine?

«Ma no, guarda, io penso che siamo una famiglia atipica perché siamo molto uniti, siamo uno la spalla dell’altro. Io Luciano non l’ho mai visto come un ingombro e neanche lui penso … è più un’idea che si fanno gli altri … in realtà, io nel concerto canto dei pezzi di Luciano perché sono cresciuto con i cantautori, ma anche con le canzoni di mio fratello che avevo in casa e di cui ero un fan, sono un fan, per me è un onore e un piacere avere un fratello così, poi ogni tanto questa cosa crea pregiudizi, qualche ostacolo, si sa, è inutile non dirlo, però per me è un piacere e non lo vedrò mai come un ingombro.»

Bene! Grazie mille per la disponibilità!

«È stato un piacere!»

Marco Ligabue
Biografia

Marco Ligabue è nato a Correggio (Reggio Emilia) il 16 maggio 1970. Cantautore emiliano, già chitarrista ed autore di testi e musiche de i RIO e Little Taver & His Crazy Alligators, ha iniziato la carriera solista nel 2013.

Marco, che conta oltre 60 mila followers su Instagram e 550 live all’attivo, è reduce da sette anni pieni di soddisfazioni: il suo album d’esordio, “Mare Dentro”, è arrivato subito al 16esimo posto in classifica FIMI a cui sono seguiti gli album “L.U.C.I. (Le Uniche Cose Importanti)” e “Il mistero del DNA”. Sempre con il suo sorriso aperto porta avanti tematiche importati sia nella musica che nelle scuole: legalità e bullismo. È terzino sinistro di Nazionale Italiana Cantanti, e oltre all’attività di musicista e cantautore è, dal 1991, fondatore, responsabile e coordinatore di Ligachannel e BarMario, rispettivamente sito e fan club ufficiali di Luciano Ligabue.

Ad Aprile 2021 esce il suo primo libro “Salutami tuo fratello”, dal quale è nato lo showcase con il conduttore e autore tv emiliano Andrea Barbi che è arrivato ad oltre 100 repliche in giro per l’Italia e la collaborazione con l’Assessorato all’Agricoltura, da un’idea del Presidente Stefano Bonaccini per valorizzare le eccellenze locali.

A giugno 2023 è uscito “Sempre tutto bene”, il nuovo singolo dopo il successo di “Nel Metaverso co te”.

— Onda Musicale

Tags: Ligabue
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