Dall’11 aprile 2025 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming, in vinile e in formato cd “Big Bang”, il settimo album di inediti di Joe Barbieri.
A distanza di quasi cinque anni dal suo ultimo album di inediti – e dopo aver celebrato sui palchi di tutto il Paese i suoi oltre trent’anni di carriera e dedicato un disco e un tour alla tradizione musicale con cui è cresciuto, ovvero la Grande Canzone Napoletana (un album che gli è valso la sua seconda nomination alle Targhe Tenco) – Joe Barbieri torna con un nuovo album di inediti.
“Big Bang” è il dodicesimo disco in studio (il settimo di inediti) del musicista partenopeo.
L’album ruota attorno a un’antica passione di Barbieri: l’astronomia, e al concetto che l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo si sfiorano, fino a sovrapporsi. “All’inizio degli anni 2000,” racconta Joe, “ho scritto una canzone che è poi diventata anche il nome della mia etichetta indipendente, con la quale continuo a pubblicare: ‘Microcosmo’. In quella scelta c’era già la percezione che, prendendo in prestito le parole di Kant, il cielo stellato sopra di noi sia in qualche modo intimamente connesso alla costellazione di sentimenti che ci portiamo dentro.
‘Big Bang’ è il racconto, sviluppato attraverso dieci nuove canzoni, di questa convinzione. Ma non solo. Il cielo mi ha sempre insegnato che tutto è in movimento, che nulla, a dispetto delle apparenze, è mai fermo. Così, in ‘Big Bang’ ho voluto seguire quella scintilla capace di dar vita a un nuovo inizio, abbandonandomi a una scrittura e a un suono dal tocco diverso, pur mantenendo il mio stile. Il risultato è che questo album mi sembra il più liberatorio che abbia mai fatto: un album luminoso, da cantare… persino da ballare, da ascoltare con gli occhi chiusi, ma con il quale viaggiare a occhi ben spalancati.”
Abbiamo, così, proseguito la chiacchierata con il musicista…

Joe Barbieri e quasi 35 anni di carriera doverosamente festeggiati, il “vulìo” esaudito di fare un album per omaggiare le proprie origini e la tradizione musicale partenopea. Arriva, ora, un nuovo album “Big Bang” che sembra proprio essere una ripartenza con il … “botto”
Eh sì. Almeno formalmente è così. È un disco che tra le sue pieghe nasconde una certa mia passione per l’astronomia e poiché è ancora un inizio come nella vita spesso siamo chiamati a ricominciare e non sederci su nulla di assodato, Big Bang è appunto l’evento esplosivo a cui si fa risalire tutto quello che conosciamo.
Infatti, si può dire che due sono i fili conduttori di questo nuovo progetto: il tema del viaggio e il cosmo, l’astronomia intercalata all’astrologia.
Sì è vero anche astrologia perché in qualche modo quello che con riusciamo ad afferrare con la logica e la scienza non è detto che non esista, probabilmente ci sono dei piani sensoriali che si intrecciano con la concretezza della fisica e nonostante abbiamo una sensibilità che non la comprenda non significa che non esista.
Scienza e poesia, testi delicati e sferzanti allo stesso tempo, pensando a brani come “Moltiplicato Zero”, “Sì”, “Poco mossi gli altri mari”, quanto contano le contraddizioni nella vita e nella musica?
Beh come dire? La contraddizione è nell’essenza delle cose, non vi è nulla che in qualche modo sfugga a questa legge per la quale non c’è l’oscurità senza luce e viceversa. Ogni elemento ha il suo opposto, il bene e il male, lo ying e lo yang sono facce della stessa medaglia che per natura si accompagnano e quindi la contraddizione è insita in ogni aspetto che incontriamo.
Big bang – per quanto sia un album “nuovo” – contiene a mio avviso molti richiami al miglior cantautorato italiano e ai sofisticati arrangiamenti del passato. L’album sembra essere un volo spaziale, ma mantenendo ben saldi i contatti con Houston per rimanere in metafora: quanto è importante o difficile per Joe Barbieri spaziare nei generi pur rimanendo fedeli a sé stessi
Sì, sì. Aaha sì assolutamente corretto come i rami si spingono verso l’ignoto. Dopo tanti anni di strada nella musica e non solo – ho 51 anni – ho esperienze che sono ben radicate. Il viaggio si compie conoscendo da dove si è partiti e conoscendo il ritmo che si riesce a sostenere. È un viaggio che – per tornare agli opposti che abbiamo appena raccontato – chiede di indagare l’ignoto, di tastare strade non ancora battute, ma con un fardello e un’andatura che possiamo sostenere.
Questo album, un po’ per l’età, un po’ per trascorsi musicali e passioni musicali antiche, è vecchia maniera, l’esprimersi attraverso i “singoli” non è la mia tazza di tè, ho bisogno della distanza di un album per completare un pensiero, per attraversare stanze anche molto diverse tra loro, senza timore dell’eterogeneità. I fili rossi sono diversi, da quello produttivo, lessicale, sonoro, i testi sono tutto sommato – e credo che si capisca – che vengano da una mano comune, per cui evviva la differenza ed evviva la coerenza.
Dopo una prima data il 7 maggio a Napoli, dal 22 giugno parte anche il tour. Unica data all’estero, per il momento, è Askeby in Danimarca il 23 agosto. Dopo aver girato tanto il mondo, c’è più voglia di Italia da parte tua o l’Italia pensi che abbia più voglia della tua musica?
Il 28 è la prima data, perché il 22 è stata spostata al 29 di agosto. Un po’ marzulliana, ma la risposta la so. Torniamo al discorso delle apparenti contraddizioni, di astronomia e di cielo. Dieci anni fa ho pubblicato un disco che si chiama “Cosmonauta da appartamento”, quindi questo è un tema che torna e che mi è caro in qualche modo in questo disco c’è tanto di questa indole tra la voglia di andare quando sono qui e di tornare quando sono altrove. La voglia di spingermi oltre le Colonne d’Ercole non si affievolisce nel tempo, ma anche il ritrovare la propria gente, il proprio paese è forte. Non so quale delle tue tendenze sia la più forte ma sono vive entrambe.
Tra le tante collaborazioni internazionali e italiane, quale vorresti ripetere e quale ancora ti manca e desidereresti?
Aah da aggiungere ce ne sono tante, soprattutto artisti messicani, una tra tante per esempio si chiama Natalia Lafourcade. Da ripetere tutte perché sono stati tutti artisti che amo tuttora. Più che ripetere una collaborazione vorrei, ecco, anche se ho lavorato con questo artista, ma non ho mai avuto il piacere di condividere un palco ed è il mio mentore Pino Daniele, ecco se potessi recuperare, andrei in quella direzione.
Ciò che domina e si percepisce nei 10 brani di Big Bang è la ricerca dell’essenziale nella produzione musicale, pochi strumenti, accordi basilari, a contrastare testi sì poetici, ma anche filosofici, simbolici. È una contrapposizione ricercata o nasce spontanea?
È una scelta voluta io sono sempre stato dell’avviso che l’assioma “meno è più” è un dato di fatto. Arrangiare musica e lasciare gli spazi come João Gilberto diceva: “il silenzio è la nota zero”. Il silenzio fa parte del ventaglio delle opportunità che il musicista ha con la musica: la pausa, appunto, il silenzio per rafforzare il prima e il dopo. Questo va contro le leggi della produzione contemporanea, dove le cose sono prodotte e sovraprodotte. dov’è lo spazio per chi ascolta per aggiungere e immaginare? Non si sa, è importante lasciare gli spazi, gli intervalli, i silenzi per chi ascolta.
È ancora troppo presto per fare dei bilanci, ma vedi all’orizzonte un nuovo Joe Barbieri, un giovane che ha voglia e coraggio di uscire dal mainstream e dall’autotune per spaziare davvero nella musica?
Aaaha mi auguro di no, per lui. Se parliamo di giovani appassionati, che conoscono la musica ce ne sono, sì ci sono. Io ho avuto, poi, la fortuna di lavorare da una decina d’anni con un ente che si chiama Officina Pasolini, un ente pubblico gratuito istituito dalla Regione Lazio e insieme a colleghi di peso come Niccolò Fabi, Daniele Silvestri lavoriamo per trasferire le esperienze a giovani artisti. Ogni anno incontro giovani musicisti e tanti sono disposti al sacrificio molto più di quanto un certo tipo di gioventù viene dipinta, un po’ come degli “sdraiati” per citare Michele Serra. Quindi, vedo onestà nonostante i tempi difficili in qualunque ambito, vedo però che c’è una liquidità di opportunità e una scarsità di certezze in ogni ambito: è difficile essere giovani oggi.
A proposito della difficoltà dei tempi, cosa auguri a te stesso e al mondo in questo periodo di rumore, di frastuono delle armi e di intimidazioni verbali e non, di conflitti interiori con sé stessi e guerre reali e cruente …
A parte la risposta ovvia della pace, questo baratro che si respira non mi piace non solo per noi, ma per chi lo sta vivendo in primissima linea. Quindi, a parte la risposta ovvia, auguro di riuscire ad avere uno sguardo fiducioso … sto cercando una buona risposta, ma non saprei, mi cogli in un momento di preoccupazione per i massimi sistemi del mondo e non mi piace per niente come si sta delineando però … voglio sperare che ci sia occasione per riflettere, una via di uscita.
Grazie per la disponibilità e buon tour
Grazie anche a te
