Recensioni e Interviste

I Lokomorf: quando la passione diventa progetto. L’intervista

Con 36AM, i Lokomorf firmano un debutto che sorprende per solidità, coerenza e personalità. Il progetto nasce dall’iniziativa di Rod Catani, bassista e autore con una lunga esperienza internazionale che attraversa l’Italia, il Regno Unito e la Spagna.

Dopo gli anni londinesi con i TheShook e numerose collaborazioni nel panorama indipendente europeo, Catani approda a Valencia, dove fonda i Lokomorf insieme al chitarrista e produttore Luis Martinez Marco, al batterista Jose Marco e alla cantante Ana Felip Vidal.

Registrato nei Little Canyon Studios e completamente autoprodotto, 36AM è un album che intreccia energia rock, atmosfere psichedeliche e incursioni più introspettive. Otto brani che raccontano la necessità di esprimersi senza compromessi: dalle tensioni grunge di Holefatto alla furia ironica di Komplexo di Superiorità, dalle sonorità più delicate di Cose Sbagliate alle visioni spaziali di Ode to Gagarin, passando per la sperimentazione di MTTLPPOSTO! e la sospensione strumentale di Suite Islandia.

Al centro c’è la ricerca di un linguaggio personale, lontano dalle mode e vicino alla verità emotiva. Nonostante le inevitabili imperfezioni di una produzione indipendente, il disco rivela una band capace di costruire un immaginario sonoro riconoscibile e sincero. 36AM è una dichiarazione d’intenti: un punto di partenza maturo, animato da passione, curiosità e desiderio di crescita.

Abbiamo incontrato i Lokomorf per parlare di questo esordio, della loro visione artistica e delle sfide di un progetto che sceglie la libertà come bussola creativa.

Il disco è stato descritto come un lavoro fatto con amore e senza compromessi. Quali sono state le scelte più difficili da prendere per mantenere questa libertà creativa?

Il disco è stato registrato in piena libertà e per puro piacere quindi senza nessun tipo di condizionamento esterno: in studio Luis e io ci siamo mossi esclusivamente  in funzione dei nostri gusti, cosa che ha reso il lavoro stimolante e piacevole; la parte piú difficile è stata semmai navigare in questa libertà assoluta senza perdere la rotta e terminare il disco essendo soddisfatti del risultato, obiettivo che – per quanto riguarda noi – abbiamo raggiunto. 

Brani come Suite Islandia mostrano un lato più intimo e quasi contemplativo, mentre altri esplodono di rabbia e ironia. Quanto conta per te alternare registri così diversi?

Si tratta non di una scelta ma di una necessitá legata ai differenti stati d’animo e alle situazioni attraverso cui mi muovo e all’interno delle quali ciascun brano nasce e prende forma. Sono una persona che cambia umore con una certa frequenza e le mie composizioni riflettono questa varietà emozionale anche all’interno dello stesso brano; questo è specialmente vero in 36AM i cui brani provengono da epoche e situazioni molto diverse fra loro. 

In “36AM” ci sono episodi nati da registrazioni spontanee, come MTTLPosto!. Quanto spazio lasci all’improvvisazione e al caso nel tuo processo creativo?

Citando il sommo Perozzi direi che MTTLPosto! viene da una combinazione di intuizione, decisione e velocità di esecuzione, una zingarata in piena regola… L’intuizione piú che il caso è alla base del mio processo creativo che inizia captando e registrando rapidamente un impulso (linea di basso, melodia, testo…) per non perderlo. A partire da lì si tratta di lavorare sull’idea e renderla un pezzo musicale affidandosi a tecnica, fantasia e gusti personali. 

Le linee di basso sono molto presenti e riconoscibili. Ti senti più compositore, bassista o produttore quando lavori a un nuovo brano?

Certamente la mia predilezione ed attenzione vanno alla creazione di linee di basso originali che siano efficaci dentro la sezione ritmica e funzionino come spunto/ai fini di comporre e trasportare una canzone, strumento espressivo fra i miei prediletti anche in versione strumentale; detto questo non mancano nel mio repertorio brani composti a partire da sequenze di accordi alla chitarra o idee di testi/melodie.

Nei testi affronti spesso fragilità e contraddizioni, dalle paure più intime alle pressioni della società. Pensi che la musica debba avere sempre una funzione catartica?

Non penso che la musica debba per forza avere sempre alcuna funzione specifica, le fonti di ispirazione e le personalità degli autori sono talmente variegate che c’è posto per tutto e tutti; detto questo, nel mio caso la musica ha certamente una funzione catartica di fondo e in un certo modo terapeutica.

Guardando al futuro dei Lokomorf, pensi che continuerete a mantenere questo equilibrio tra indipendenza e collaborazione con una label, o immagini un percorso diverso?

Faremo il possibile per mantenere questa situazione dinamica ideale in cui il gruppo è totalmente in controllo della parte creativa e Level Up ci sostiene e promuove; la parola indipendente si presta a interpretazioni distinte, nel nostro caso indica che siamo indipendenti da logiche di mercato proprie di majors e artisti da prima serata e ci muoviamo in base ai nostri gusti. La nostra ambizione è riuscire a raggiungere il pubblico affine più vasto possibile mantenendo questa autonomia e forgiando brano dopo brano, concerto dopo concerto un legame solido e duraturo basato sui contenuti e lo scambio emozionale.

— Onda Musicale

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