Recensioni e Interviste

Luca Cassano con “Le rose e il deserto” (intervista)

Luca Cassano con il nuovo singolo estratto da "Le rose e il deserto2

Il tuo nome rappresenta una delle uscite più intense e significative di Le rose e il deserto, progetto musicale di Luca Cassano

Il nuovo singolo di Luca Cassano affronta il tema della perdita e della memoria con delicatezza e profondità, trasformando un’esperienza personale in un racconto universale, capace di parlare a chiunque abbia conosciuto l’assenza di una persona cara. Il brano si fonda sul gesto semplice e potente di pronunciare il nome di chi non c’è più, un atto quasi rituale che restituisce temporaneamente presenza a ciò che sembra perduto e trasmette consolazione anche nei momenti di silenzio. 

Elemento di grande rilievo è la collaborazione con Gnut, cantautore napoletano tra i più apprezzati della scena indipendente italiana. La sua voce calda e profonda si intreccia con quella di Cassano, dando vita a un duetto ricco di sfumature emotive e sonorità che amplificano il significato del testo. L’incontro tra le due voci appare naturale e autentico, capace di donare al brano un respiro ampio e coinvolgente. L’arrangiamento, curato da Cassano insieme ad Alessandro Sicardi, miscela chitarre acustiche, percussioni delicate e il flicorno di Raffaele Kohler, costruendo un paesaggio sonoro sospeso che valorizza sia la parola sia il silenzio. 

Dopo l’EP Cocci sparsi e numerosi concerti in tutta Italia, Il tuo nome anticipa il nuovo album in arrivo, “Chissà com’è”, segnando una tappa importante nel percorso artistico di Le rose e il deserto. Il singolo conferma la capacità di Cassano di trasformare esperienze intime in narrazioni condivise, unendo sensibilità poetica e attenzione al dettaglio musicale. Questa intervista nasce dall’esigenza di approfondire la genesi del brano, il dialogo con Gnut e le prospettive future di un progetto che continua a crescere con autenticità, coerenza stilistica e capacità di emozionare l’ascoltatore. 

Raccontare un’assenza attraverso la musica significa trasformare un dolore in condivisione: cosa significa per te questa operazione artistica? 

Credo che scrivere una canzone su una persona che non c’è più sia un modo per eternarne il ricordo; allo stesso tempo parlarne, cantarne, davanti a degli sconosciuti disposti ad ascoltarti fa si che si crei un legame fra le persone fatto di emozioni condivise e ricordate. Ecco, è per creare questo tipo di legami che scrivo canzoni e salgo sui palchi con la chitarra

Pronunciare un nome come un mantra è un’immagine forte del brano: quando hai capito che poteva diventare il cuore della canzone? 

“Il tuo nome” nasce da un paio di poesie che avevo scritto qualche mese prima di scrivere la canzone. Era il novembre 2023, ed ero proprio a Livorno (non a caso nella canzone dico “partire magari da Livorno”): è lì che ho avuto questa idea legata al far rivivere chi ci manca attraverso il suo nome. 

Con Gnut si percepisce una sintonia naturale: quali sono stati i momenti più significativi del vostro lavoro insieme? 

Ho conosciuto Claudio nel 2018, a Reggio Emilia: io aprivo un suo concerto al Catomes Tot. Ci siamo piaciuti subito: abbiamo percepito di avere una sensibilità molto simile e sono riuscito a strappargli la promessa di cantare, prima o poi, in una mia canzone. Ci abbiamo provato sia con “Io non sono sabbia” che con “Cocci sparsi” senza riuscirci. Poi è arrivata “Il tuo nome”: sapevo che gli sarebbe piaciuta e sapevo che il tema ci univa: è stato molto emozionante ricevere un suo vocale in cui mi diceva che la canzone gli piaceva molto e che sarebbe stato felice di cantarla

L’uso di strumenti come il flicorno e le percussioni rende il pezzo molto suggestivo: come sono nate queste scelte sonore? 

La regola che io e Alessandro Sicardi (co-produttore del brano) ci siamo dati è stata: “Sperimentiamo finché non siamo soddisfatti al cento per cento di quello che stiamo ascoltando”. Per quanto riguarda il flicorno, la cosa è stata più o meno semplice, nel senso che nella versione della canzone chitarra+voce io facevo già un “assolo di trombetta” con la bocca che poi Raffaele Kohler ha di fatto replicato col flicorno. Al contrario, invece, batteria e percussioni sono nate in studio di registrazione, interagendo con Giosuè Consiglio e cercando di tirar fuori le emozioni che a lui faceva venire il testo, e a me ed Alessandro le parti di batteria che di volta in volta Giosuè andava provando. 

Guardando al tuo percorso, dall’EP d’esordio al nuovo singolo, come pensi sia cambiata la tua scrittura? 

Le canzoni che sono finite in “Io non sono sabbia” (l’EP uscito nel 2020) sono state scritte fra il 2017 e il 2019; “Il tuo nome” è stata scritta nel gennaio 2024: nell’arco di questi 7/8 anni spero che la mia scrittura sia riuscita ad arrivare all’osso delle emozioni, senza retorica, senza giri di parole. Credo sia l’unico modo per parlare agli altri pur parlando di se stessi.  

C’è un filo conduttore che lega le tue canzoni, le poesie e le esperienze dal vivo? 

Le emozioni: avere la voglia e il coraggio di farle vedere, per come sono.

— Onda Musicale

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