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“Maramao” è più vivo che mai: intervista a Matteo Ferrari

Maramao

Il giovane interprete conduce l’ascoltatore in un appassionante viaggio nella musica italiana degli anni ’30 e ’40 del secolo scorso.

Il singolo “Ma l’amore no”, uscito nello scorso dicembre, aveva stupito. Ora Matteo Ferrari ci riprova pubblicando il suo primo album intitolato “Maramao” (Bluebelldisc Music). Si tratta di una raccolta di quattordici classici della musica italiana, composti negli anni ’30 e ’40 del secolo scorso, riarrangiati da Riccardo Barba e ricantati da Ferrari. Proprio qui sta la bellezza del progetto, nel fatto che le canzoni siano state svecchiate ma senza tradirle, facendo perdere loro quel suono da “marcetta” e puntando tutto sulla melodia e sulla voce del giovane interprete.

Nella raccolta troviamo canzoni come “Ti parlerò d’amore” e “Tu, musica divina” che in questa versione potrebbero tranquillamente essere inserite nelle programmazioni radiofoniche. Altre ancora risultano emozionanti, quali “Mamma” e “Lili Marlen”. Troviamo inoltre dei brani reinterpretati in maniera spiritosa come “Vivere” e “Mille lire al mese”. Spendiamo qualche parola in più su “A Zonzo” e “Il pinguino innamorato”. Matteo ha reso il primo brano molto cinematografico: alternando il canto alla voce parlata lui interpreta un uomo che cerca il famoso paese di Zonzo, che la canzone descrive come idilliaco, trasformandola in un piccolo film sonoro. Il secondo brano diventa invece una meta-canzone, in cui Matteo si ribella alla sorte del pinguino prevista dal testo originale, e gli regala un lieto fine con la sua amata.

Con questo album per il cantante trentino si aprono anche le porte della musica internazionale: l’etichetta PS Classics distribuirà digitalmente “Maramao” anche negli Stati Uniti e Canada. Davvero un ottimo esordio!

Abbiamo intervistato Matteo Ferrari in occasione dell’uscita dell’album

Come hai scelto le canzoni che compongono “Maramao”?

Ho seguito sia criteri musicali, che narrativi. Innanzitutto volevo mantenere la struttura dell’album il più simile possibile a quella del concerto da cui è tratto, Maramao, canzoni tra le guerre. Le repliche del concerto che ho avuto la possibilità di fare prima e dopo la pandemia e l’interazione che ho avuto con i diversi tipi di pubblico mi hanno permesso di definire bene il programma e di alternare brani comici come “A Zonzo” a brani drammatici come “Lili Marlen” con in mezzo qualche canzone più neutra, come “Tu, musica divina” oppure “Cerco una ragazza”. Anche musicalmente parlando ho cercato di alternare le ballad alle uptempo per non stancare e variare il più possibile, tanto da arrivare al brano “Tornerai” in cui ho volutamente tolto tutti gli strumenti e lasciato che la mia voce e quella della mia amica e collega Sara D’Angelo s’intrecciassero in un groviglio di nostalgia. Ho lavorato benissimo con Riccardo Barba, il mio direttore musicale, che ha arrangiato l’album secondo una logica ben precisa anche per quanto riguarda l’organico musicale. Abbiamo ascoltato svariate registrazioni dell’epoca annotando quali fossero gli strumenti tipici; volevamo che l’ascoltatore venisse immediatamente trasportato nel passato senza, però, togliere nulla alla contemporaneità di questo repertorio.

Perché nella tracklist manca proprio “Maramao perché sei morto?” che dà il titolo all’album?

Perché così la gente ne parla! Scherzi a parte, derivando dall’omonimo concerto, mi pareva ovvio chiamarlo nello stesso modo.

Come mai hai voluto cambiare il finale de “Il pinguino innamorato”?

Perché tutti hanno il diritto di essere amati e nessuno può morire d’amore, nemmeno un pinguino. Devo avere una forte motivazione per cantare o recitare un testo. Dopo aver studiato a fondo la versione originale ho deciso di elaborarlo e portarlo verso un lieto fine, cercando di non snaturare la ricerca linguistica di Nino Rastelli. Spero di esserci riuscito!

Pensi che queste canzoni possano interessare i tuoi coetanei?

Secondo me sì. La forza di questo repertorio sta nell’immediatezza della loro comprensione e, allo stesso tempo, della loro ricchezza armonica; dunque possono destare interesse alle orecchie di tutti, più giovani e meno giovani.

È prevista l’uscita di un secondo singolo? Se sì mi piacerebbe che fosse realizzato il video di “A Zonzo”, perché nella tua versione è molto cinematografica.

Chi lo sa… Sicuramente “A Zonzo” è una canzone che offre diversi spunti. Sapere che il pubblico avrebbe solamente ascoltato la mia voce senza vedermi di persona, come succede a teatro, mi ha obbligato ad andare ancora più in profondità nell’interpretazione di ogni brano. “A Zonzo”, come dici tu, è diventata quasi un cartone animato. Adesso che ho ricominciato a eseguire questo programma in concerto, mi sto rendendo conto quanto l’esperienza dell’album abbia arricchito quella teatrale.

Alcuni testi dell’epoca oggi non supererebbero la scure del “politically correct” (mi riferisco in particolare a “Cerco una ragazza”). Cosa ne pensi? 

“Cerco una ragazza” è stato scritto da Alfredo Bracchi nel 1939: io penso che il pubblico abbia la maturità per contestualizzare un testo scritto più di ottant’anni fa. A me piace leggerlo e interpretarlo come un invito, sempre attuale anzi forse ancor più nel nostro tempo, a non inseguire l’omologazione ai modelli imposti dal mondo del costume, dello spettacolo o dello sport, privilegiando invece l’autenticità e la semplicità piuttosto che l’apparenza. Ogni volta che lo canto, mi sembra di riferirmi alle poser o ai poser che su Instagram, Facebook ecc, per apparire più belli, si mettono appunto in posa scimmiottando dive o divi del momento. Ecco il motivo per cui questa canzone mi colpisce molto per la sua attualità e ogni volta che la eseguo dal vivo noto che anche il pubblico ne rimane sorpreso.

“Maramao” online:

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— Onda Musicale

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