Recensioni e Interviste

Intervista a Riccardo Fogli: ” Io mi pento sempre di quello che faccio”

Riccardo Fogli nasce a Pontedera il 21 ottobre del 1947 sotto il segno della Bilancia. Sin da piccolo si dimostra predisposto all’arte e alla musica.

Ma arriverà la svolta quando sarà visto dai Pooh e sarà ingaggiato al posto di Gilberto Faggioli, cantante che si troverà sempre più in disaccordo con le scelte artistiche del gruppo e che, infatti, sarà sostituito proprio da Riccardo. Sarà l’inizio di una grande carriera, ma già nel 1973, Fogli debutterà con il proprio album solista, allontanandosi sempre di più dalla band, finché non uscirà definitivamente.

Una scelta che all’inizio si rivelerà rischiosa, ma che lo porterà comunque al successo. Nel 2015 Riccardo, torna per un anno a far parte dei Pooh prima dello scioglimento definitivo della band.

Ecco la nostra intervista in esclusiva.

Come nasce la tua passione per la musica? E quando hai deciso di fare il cantante? E perché hai scelto di suonare il basso, all’epoca in molti suonavano molto la chitarra

La passione per la musica nasce grazie a mia madre chee quando faceva le maglie di lana canticchiava ascoltando la radio, ed io avevo 5/6 anni, anche io canticchiavo bene. Poi ho praticato per circa un mese solfeggio in banda, e poi sono arrivati i Beatles ed è stato amore a prima vista. Il mio insegnante mi disse di imparare a suonare il basso, uno strumento poco impegnativo, (anche se realmente è molto impegnativo) ma con molto impegno avrei potuto suonare e cantare contemporaneamente.

Come sei entrato nei Pooh ?

Suonavo con una band di Piombino, si chiamava The Slenders. Ho fatto il postino a Pontedera all’interno della piazza, ci iscrivemmo ad un concorso ad Ariccia, arrivammo secondi, poi suonammo al festival “Piper di Milano” fummo poi riconfermati per altre serate. I Pooh erano fermi da mesi, si avvicinarono Mauro e Valerio, e mi dissero: sai noi avremmo bisogno di un bassista come te.

Il primo album dei Pooh esce nel 1966 “Per quelli come noi” cosa ricordi di quel periodo?

Ma ricordo poco, perché avevano già inciso dei brani, ricordo che eravamo in sala di incisione (era la mia prima volta) e poi a Giugno facemmo un concerto, ci spostavamo con un camioncino, all’epoca non c’erano molti soldi per gli hotel, tutti i soldi che avevamo li tenevamo in tasca per pagare la benzina e per mangiare un panino con la mortadella. In sala di incisione iniziai a fare i cori (non sapevo di essere bravo con il falsetto), mi sono impegnato e sono diventato un Pooh. Non è facile diventare un Pooh.

Successivamente esce il singolo che ancora oggi è una grandissima hit e che molti ragazzi della nuova generazione conoscono: “Piccola Katy”. Come nasce questo brano?

Piccola Katy se non ricordo male era una poesia di Valerio in rima che diede al fratellone Roby, e quando due geni si incontrano può nascere qualunque cosa, come Piccola Katy.

Nel 1973 lasci i Pooh, nel bel mezzo di un tour, come mai?

Come sai ci sono due versioni la mia e la loro. Io ero fidanzato con una bellissima ragazza, giovane come me, tutto era un segreto, nessuno sapeva niente, tranne i miei fratelli Pooh. Lo venne a sapere un giornalista e uscirono un paio di servizi, anche se non c’erano nostre fotografie insieme, perché ci incontravamo di nascosto. La cosa turbò molto il nostro produttore, e disse che questa situazione ci avrebbe disunito, (anche se una volta chiusa la porta della staza nessuno sapeva con chi stavo e potevo stare con chi mi pareva). Mi misero con le spalle al muro, non bisogna mai mettere un amico con le spalle al muro, perché se va bene fare botte, va male se ci si separa e offende. Ma io in silenzio in punta di piedi dissi loro che a 24 anni non potevo scegliere la donna che volevo e allora capì che non erano miei amici e quindi andai via.

Dopo ti sei pentito di aver lasciato i Pooh?

Guarda io mi pento sempre di quello che faccio, si perdono degli amici cari. Penso che anche loro guardandosi allo specchio si saranno detti “perché abbiamo fatto male ad un fratello, lo abbiamo costretto a dirci che lui non è che sceglie l’amore, non l’amicizia e non la musica, però tu non puoi rompere le balle a un tuo fratello solo perché è fidanzato con Nicoletta.

Dopo anni, tra vari festival e concorsi, nel 1976 pubblichi Mondo, un brano eccezionale. Come nasce quest’opera?

Insieme a Giancarlo Lucariello avevamo creato uno staff per lavorare alla mia vita, e quindi con il genio di Luigi Lopez con la magnifica scrittrice Carla Vistarini, e intorno a me, i miei dolori alla mia vita, perché alla fine quando finisce una storia d’amore qualcuno ride e qualcuno piange. E quindi partire dalla mia sofferenza per gli amici e per l’amore, Carla scrisse: “sono un uomo che ha vissuto, che ha sbagliato ed ha pagato e sul mio viso leggi cosa soffro” un pò una preghiera all’amore. Devi sapere ragazzo che noi uomini abbiamo tanto da farci perdonare dalle donne (ridendo).

Nel 1982 partecipi al Festival di Sanremo con “Storie di tutti i giorni” che risulterà vincitrice della 32 esima edizione del Festival.

Questa canzone parte da lontano, perché doveva essere nell’album che precedeva Sanremo, però quando Maurizio mise le mani sul piano, ci sembrava una cosa molto forte, la mettemmo da parte e insieme a Guido Morra, un grande genio, la mia fortuna – ragazzo caro – e che io ho incontrato gente geniale con il quale mi sono contaminato, quindi ho imparato a leggere. E ci siamo visti con Gino, all’inizio il brano si chiamava “Un giorno in più che se ne va” poi abbiamo capito che stavamo raccontando una storia che trasversalmente entrava negli spazi e diventava una “Storia di tutti i giorni” a volte triste e a volte allegra, a alla fine erano storie.
La presentai a Sanremo e vinsi.

Il 6 Novembre 2020 ci ha lasciato il motore dei Pooh, Stefano. Io non ho avuto modo di conoscerlo, cosa puoi raccontarci di lui ? Hai qualche aneddoto particolare?

È un genio, non so se per entrare nei Pooh devi essere un genio, oppure lo diventi un genio, questo ancora devo scoprirlo. Però insieme a Valerio era un ragazzo molto intelligente, aveva studiato, apparteneva ad una famiglia borghese, era un grande batterista, organizzatore, lui ci è mancato tanto, le sue battute ma anche la sua capacità di suonare. E poi un amico che va via e non sai quando lo rivedrai, ti provoca dolore.

Quale canzone per te è stata più significativa ed importante dei Pooh nel periodo in cui hai collaborato con loro?

Da Piccola Katy a Tanta Voglia di Lei, In Silenzio, ma alla fine non c’è una canzone, tu ami un periodo e hai un ricordo bello di fratellanza, di amicizia, di chilometri, sudore, concerti, successo, quindi tutto il pacchetto.

So che questo è un sogno di molti fan: ci sarà una Reunion dei Pooh in onore di Stefano?

Non è facile, abbiamo tutti il capelli bianchi, Stefano è sempre nel nostro cuore, ogni volta che parliamo di Stefano i nostri occhi si inumidiscono. È il sogno di tutti mettere insieme gli ultimi quattro rimasti dei Pooh, per fare un omaggio a Stefano, io spero di si, ma non sarà facile.

Hai progetti futuri Riccardo?

Guarda appena finiamo l’intervista mi faccio un caffè (ridendo) veramente ho mille idee. Ho un album in uscita, che si chiama “Predestinato” perché io sono un predestinato metalmeccanico, perché nasco da una famiglia di metalmeccanici, infatti il sogno di mio padre era che io diventassi metalmeccanico, ma non della mia mamma. Infatti dai 15 ai 17 anni li ho trascorsi in fabbrica studiando e cantando sempre, senza andare a giocare a pallone ahimè.

Ti ringrazio Riccardo. A presto.

Grazie a te ragazzo, in bocca al lupo per tutto. A presto.


— Onda Musicale

Sponsorizzato
Leggi anche
“Apophenia” è la nuova canzone degli storici The Crooks, la nostra intervista
Amesua – intervista esclusiva per Onda Musicale