In primo piano

David Gilmour e i suoi disperati omaggi all’amico Syd Barrett

Come in ogni grande band di lungo corso, anche nei grandissimi Pink Floyd, ogni membro, anche il più apparentemente defilato, ha offerto un contributo essenziale al sound e al songwriting di una delle bandi più amate diu tutti i tempi.

La formazione “base” dei Pink Floyd è stata per molti anni la stessa di “The Dark Side of the Moon” (1973), il loro album più celebre, nonché uno dei più belli di sempre: Roger Waters (basso e voce), David Gilmour (chitarre e voce), Rick Wright (tastiere), Nick Mason (percussioni). Con l’abbandono di Roger Waters, avvenuto nel 1984 dopo la pubblicazione del disco “The Final Cut“, la band di ritrova, ancora una volta, senza un grande leader carismatico e dalla forte personalità. Inizia quindi l’era Gilmour, in cui il chitarrista, finalmente, può esprimere tutta la sua classe e la sua sensibilità musicale. Ma lo spirito di un altro membro fondamentale dei Pink Floyd aleggia nei sette splendidi album precedenti a quello storico successo: quello di Syd Barrett.

Syd  fondò il gruppo e ne inventò il nome. È stato un personaggio unico, geniale anche se molto fragile: aveva un’immaginazione musicale eccentrica e un modo di suonare la chitarra del tutto personale. Queste sue caratteristiche le riversò nel primo album dei Pink Floyd, “The Piper at the Gates of Dawn“, di cui è quasi l’unico autore, e in due album solisti, “The Madcap Laughs e “”Barrett” (entrambi del 1970), la cui influenza nella storia della musica successiva è praticamente incalcolabile. Poi, letteralmente, sparì. I Pink Floyd nella prima leggendaria formazione con Syd Barrett (e senza David Gilmour) erano una band underground di Londra che suonava una psichedelia dilatata e dissonante. I pezzi stralunati di Syd, l’anima del gruppo, erano i più ispirati: in una canzone di 2 minuti potevano fondersi filastrocche infantili e musica cosmica, come in “Flaming”

Tuttavia, subito dopo il primo album, Barrett, anche a causa dell’abuso di sostanze psicotrope che facevano emergere i sintomi di una malattia mentale, (leggi l’articolo) precipitò in uno stato di improduttivo stordimento che metteva in difficoltà il gruppo. Gli altri Floyd cercarono di includerlo comunque come songwriter, tentando di farne una sorta di Brian Wilson, ma il suo processo di autoemarginazione pareva irreversibile. Perciò, nel 1968, con una decisione sofferta, Syd fu sostituito da David Gilmour. Ma Barrett non si allontanò mai davvero dalla coscienza degli altri quattro Floyd, occasionalmente visitati, come ammette lo stesso Gilmour, da sensi di colpa per un allontanamento comunque inevitabile. Waters Gilmour arrangiarono e produssero gli album solisti dell’amico, e l’esistenza di “Shine on You Crazy Diamond”, struggente suite dell’album “Wish You Were Here”, dedicata proprio a Barrett, è la più chiara testimonianza del legame fra loro. 

Proprio Gilmour, in particolare, ha cercato di mantenere vivo questo legame fino ai giorni nostri, tanto da eseguire spesso oggi nei suoi live, come tributo, canzoni di Barrett (morto nel 2006). Talvolta con ospiti d’eccezione, come David Bowie.  Ma David Gilmour ha spesso ricordato l’amico Syd nella sua musica. Iniziamo dalla delicata e lunare “Dominoes”. Gilmour per l’occasione è accompagnato da Richard Wright, che suonava l’organo e il piano elettrico Rhodes anche nell’originale di Barrett, incluso nel suo secondo, omonimo album solista. (guarda il video) Proseguiamo con la sognante e acida “Terrapin”, prima traccia di The Madcap Laughs. Il brano riflette la passione di Barrett per il blues (tra l’altro, era un grande fan di Jimi Hendrix).

Nell’originale l’arrangiamento è di sole chitarre. Fedelmente Gilmour la esegue in un’intima versione unplugged. (guarda il video) Anche la bellissima “Dark Globe” si trova nel primo album solista di Barrett. Surreale e malinconica poesia sulla tenuta dei legami di amicizia, nell’originale è eseguita in modo idiosincratico da Barrett. Un Gilmour visibilmente emozionato che l’ha cantata nel 2006 come tributo in seguito alla morte dell’ex-Floyd, la trasforma in una tenue ballata. (guarda il video)

Qui sotto invece il documento della più unica che rara occasione in cui Gilmour e David Bowie—e c’era anche Wright alle tastiere—hanno realizzato una cover del primo singolo dei Pink Floyd, “Arnold Layne“. Il pezzo ovviamente è di Syd Barrett. 

 Concludiamo con un video in cui Gilmour e Wright suonano “Astronomy Domine“—forse il brano più emblematico della presenza di Barrett nei Pink Floyd—negli studi di Abbey Road.

 Proprio dove, nel 1975, durante le registrazioni di “Shine on You Crazy Diamond“, i due l’avevano incontrato per l’ultima volta. Syd entrò negli studios con un sacchetto della spesa in mano, visibilmente ingrassato, senza capelli e con le sopracciglia completamente rasate. I Floyd si guiardarono e si chiesero chi fosse.

Dopo alcuni istanti Waters scoppiò a piangere e disse: “Ragazzi…. è Syd…” (leggi l’articolo)

— Onda Musicale

Tags: Shine on you crazy diamond, David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright, Nick Mason, David Bowie, Syd Barrett, The Madcap Laughs, Pink Floyd
Sponsorizzato
Leggi anche
Scorpions: com’è avere Mikkey Dee dei Motörhead nella band
Phil Collins: “non volevo essere il cantante dei Genesis”