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Un disco per il week end: “Arbeit macht frei” degli Area

Siamo in Italia nei primi anni ’70 dove si odono ancora gli echi della rabbia e delle innovazioni sociali portate dai movimenti operai e studenteschi del ’68.

La sperimentazione si applica a tutti i livelli, soprattutto nella musica e nella cultura, ed è dalle ceneri dei Ribelli che nasce il verbo degli Area. L’idea del giovane batterista Giulio Capiozzo è di creare infatti un nuovo progetto libero dagli schemi tradizionali tipici della musica beat, blues e così via. Creare, insomma, qualcosa di nuovo con un grande ideale dietro. Grazie alle magnifiche doti vocali e di scrittura di Demetrio Stratos, alle eleganti tastiere di Patrizio Fariselli, al basso del futuro PFM Patrick Djivas e la chitarra di Paolo Tofani gli Area si preparano a stupire il pubblico italiano ed europeo.

Dopo il classico periodo di gavetta riescono finalmente, nel 1973, a pubblicare il loro primo folle disco intitolato Arbeit macht frei. Diamo dunque un’occhiata alle sue tracce:

Luglio, agosto, settembre (nero): una voce di ragazza palestinese rivolge un messaggio di pace al suo amato in arabo in cui lo invita a gettare le armi per abbracciare la pace. In seguito la voce di Stratos emerge dal profondo accompagnata da una versione jazz prog di una melodia macedone dove possiamo sentire un incrocio di ben tre tastiere e sintetizzatori diversi suonati, rispettivamente, da Stratos, Fariselli e Tofani.

Come facilmente intuibile la canzone è decisamente politica, il Settembre nero è stato sia un periodo di repressione delle rivolte palestinesi nonché di una loro guerriglia, ed è lo stesso Stratos a dichiarare di essere incappato in non poche censure radiofoniche proprio per il titolo.

Arbeit macht frei: le rullate di Capiozzo, sempre più veloci e frenetiche, aprono le danze di questo secondo brano decisamente all’insegna della sperimentazione sonora. Si possono infatti udire steel drum, cinguettii e sassofoni facendo ricordare non poco i primi King Crimson (leggi qui l’articolo).

Nella seconda parte è la voce di Stratos a farla da padrone con le sue cacofonie mai sentite prime che hanno reso gli Area un gruppo unico nel suo genere. Imperdibile poi, sempre a livello strumentale, il torrente in piena di note che scaturisce dalle geniali menti di Fariselli e Tofani. Naturalmente il titolo della canzone, e del disco, allude proprio a quello che state pensando, la scritta sui cancelli dei campi nazisti.

Consapevolezza: un tappeto di sintetizzatori e mellotron caratterizza l’apertura di questo brano, intervallato da momenti tipicamente jazz firmati Capiozzo e Djivas, che incoraggia all’elevazione mentale dell’individuo dalla mediocrità tipica della società in cui egli è inserito.

Le labbra del tempo: cavalcate strumentali ed un Demetrio in stato di grazia sorreggono l’intero brano. Scatenato, ostico, rabbioso e irresistibile e non lascia scampo all’ascoltatore lasciandolo alle sue elucubrazioni.

240 chilometri da Smirne: uno splendido strumentale di chiara matrice jazz prog da ascoltare a tutto volume per cogliere appieno ogni singola sfumatura, nota distorta ed ispirazione.

L’abbattimento dello Zeppelin: altro inizio sperimentale, qui con suoni decisamente più spaziali e distorti, che narra del famoso schianto del dirigibile Zeppelin 129 Hindenburg (6 maggio del 1937) usato anche dai Led Zeppelin come copertina del loro primo album (leggi qui l’articolo).

Inquietante e sinistro il celebre velivolo viene descritto come ubriaco di un grande poteredalla voce di Stratos che si cimenta in un frenetico saliscendi alternato da tetri silenzi seguiti poi, a loro volta, da folli e tortuosi torrenti sonori. Una conclusione più che azzeccata per un grande disco d’esordio!

Giudizio sintetico

Assolutamente innovativo per l’epoca questo album è uno dei tasselli fondamentali, oltre che per la discografia del gruppo, dell’intero progressive rock italiano

Copertina: un’inquietante figura simil – umana è intrappolata da un lucchetto mentre una scritta in corsivo su sfondo nero recita le fatidiche parole “Arbeit macht frei”

Etichetta: Cramps
Line up: Demetrio Stratos (voce, Hammond e steel drum), Paolo Tofani (chitarra elettrica, sintetizzatori e flauto), Patrick Djivas (basso e contrabbasso), Patrizio Fariselli (pianoforte, sintetizzatori e tastiere), Giulio Capiozzo (batteria e percussioni) e Victor Edouard Busnello (sassofono e clarinetto)

— Onda Musicale

Tags: Area, Demetrio Stratos, Patrick Djivas
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