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Recensione: “FolkBluesTechno’n’Roll… e altre musiche primitive per domani” dei NiggaRadio

Vi avevamo già anticipato qualcosa di FolkBluesTechno'n'Roll… e altre musiche primitive per domani” dei NiggaRadio (leggi qui), ma è arrivato, giustamente, il momento di approfondire meglio l’ultimo lavoro della band sicula.

Una sirena antiaerea fa da apripista alla traccia iniziale, U me dirittu, ed al suo blues arrabbiato e dal carattere anthemico.

“È il mio diritto e lo voglio ora”, questa la parola d’ordine sorretta dai ritmi tribali e psichedelici che ricordano, a tratti, i Black Sabbath dei primi tempi.

Un testo importante che ci ricorda come i diritti, sia del lavoratore che dell’uomo, sembrano venire meno in un tempo che invece proclama uguaglianza e libertà.

Segue Messinregola la cui slide riporta subito alla mente le sponde del Mississippi ed il delta blues, almeno all’inizio. Infatti poi si riparte con il ritmo scatenato udibile già dalla prima traccia. Interessanti gli intrecci elettronici verso la fine.

Altre slide e giri laconici di batteria portano a Rema e sulle direzioni che la vita, e le sue situazioni, mettono davanti. Lente ed inesorabili.

’U Balcuni ‘i l’incantu sembra più un carillon scordato che si accorda ad una piccola orchestra, altrettanto scordata, ma è interessante, ipnotico e coinvolgente.

Dopo questo intermezzo entrano in gioco le elettriche ed il basso che, verso la fine, sembrano gridare come la sei corde di Tom Morello dei Rage Against The Machine. Le ultime parole, avvolte nel silenzio sonoro, chiudono in bellezza il brano.

Cantò canta appunto delle terre che sorgono e muoiono nel corso dei secoli. L’influenza e l’eco dei Led Zeppelin si sente appieno, soprattutto nelle parti strumentali, per cui alzate il volume e godetevela!

’A fera è invece un interessantissimo brano strumentale che ha il potere di creare nella mente l’immagine del mercato. Il caos, le persone, gli odori, i suoni ed i sapori, tutto questo in neanche tre minuti. Il vociare degli ultimi secondi rende il tutto ancora più realistico.

In Senza il basso è più distorto e ronzante, le voci più robotiche e le chitarre più elettroniche per un crescendo sonoro pazzesco. Il blues sembra quasi mischiarsi all’industrial o alle sonorità dei Phish e dei Primus.

Nananàe la sua ritmica da canzonetta per bambini descrive perfettamente, sia dal punto di vista del sound e delle parole, dell’infantile follia di continuare a comprare cose con i “soldi che non ho”. Triste specchio di una società odierna sull’orlo del baratro.

’U pullman pa’ Germania ha una intro tipicamente mediterranea che mantiene solo per pochi secondi e che ripropone per altrettanti. Il pullman per la Germania è lì per andarsene.

Qui che c’è? Il blues, la sfortuna e quant’altro. Un’opportunità che, in un certo senso, sembra più una costrizione con tanto di pistola alla tempia. Direzione Francoforte e “valigie di cartone”. Ritengo che i miei coetanei la sentiranno più loro proprio per la tematica e la fuga dei cervelli all’estero.

Il sound del delta blues ritorna alla grande in Signuri con la sua quasi preghiera, o comunque invocazione disperata.

Chiude le danze Dimmi unni si, pezzo sussurrato le cui armoniche e chitarre riportano indietro fino al blues degli anni ’30 per chiudere in bellezza il disco.

In conclusione, che dire di questo disco? Molto interessante sia dal punto di vista sonoro che testuale. I testi ragionati ed irriverenti porteranno a non poche riflessioni sul mondo e la modernità senza logica. Più che consigliato!

L’unica pecca è che vorrei sapere meglio il dialetto siciliano per poterlo capire meglio, ma per il resto va più che bene!

 

Vanni Versini – Onda Musicale

— Onda Musicale

Tags: Black Sabbath, Tom Morello, Rage Against the Machine, Vanni Versini, Primus, Led Zeppelin
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