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Sognare l’America in mezzo al caos: il 1968 dei Rolling Stones [Parte Prima]

Agli Stones è sempre piaciuto essere controcorrenteNegli anni Sessanta la loro intelligenza si era presa gioco dei giornalisti, inventori della tanto celebre – quanto infondata – contrapposizione con i Beatles.

Calcando con malizia su quella loro immagine di cattivi e poco raccomandabili ragazzi che la stampa aveva loro appioppato, ben presto l’avevano trasformata in una sorta di maschera con cui presentarsi al mondo. Dal punto di vista dello stile musicale, la loro fama si era costruita soprattutto suonando un blues grezzo e sporco, aspetto che contribuiva a rafforzare quella parte da tipi loschi che essi amavano recitare.

Nel biennio 1966-1967, catturando mode e tendenze dominanti nella sperimentazione artistica – principalmente gli influssi barocco e psichedelico – avevano prodotto tre album, caratterizzati da una fama non universalmente condivisa.

Parlo di Aftermath, Between The Buttons e Their Satanic Majesties Request. La moda segnò il suo tempo: con il tramonto del 1967 il parlare di pace e amore – anche grazie all’LSD – sembrava essere rapidamente divenuto argomento obsoleto.

Nel 1968 la delicatezza e la dolcezza dell’utopia erano state squarciate da nuove tensioni: l’assassinio di Martin Luther King sembrava vanificare gli sforzi fatti sino a quel momento per raggiungere l’effettiva parità di diritti tra neri e bianchi; la violenza si scatenava in Cecoslovacchia e nel Vietnam, da un lato vanificando i tentativi di riforma di Dubček, dall’altro spingendo la guerra verso la sua fase più cruda e pesante.

Gli album, in parallelo a quanto accadeva nel mondo, sembravano condensare questo caos nelle loro canzoni, dimostrando di saper stare al passo con i tempi, oltretutto dandone una personale lettura.

I Rolling Stones, a questo proposito, avevano colto la palla al balzo. Accantonando dulcimer, mellotron e archi, avevano ripreso in mano il controllo di uno stile musicale che riprendeva il loro suono delle origini, modificandolo però: nella loro tavolozza si riaffacciava il blues, riportato ad un livello di purezza addirittura maggiore rispetto a quello che proponevano nelle cover.

ConBeggars Banquet il gruppo inglese finalmente dichiarava apertamente il proprio debito creativo nonché il proprio amore nei confronti dell’America. Evidentemente l’essere solamente inglesi non bastava più. Il panorama delle tradizioni musicali britanniche probabilmente era percepito come ristretto e limitante. Appropriandosi della cultura di Zio Sam significava allargare i propri orizzonti a dismisura.

Particolarmente diverso rispetto al resto del disco è il pezzo d’apertura, “Sympathy For The Devil”, forse uno dei brani più famosi degli Stones. Con il ritmo di una samba che cattura l’ascoltatore in una spirale di percussioni africane quasi tribali, il narratore racconta alcuni dei più tremendi crimini dell’umanità, dal sacrificio di Cristo alla morte dei Kennedy (Robert era stato assassinato nel Giugno 1968, nemmeno cinque anni dopo il fratello John), passando per le guerre tra ugonotti e cattolici (nel Cinquecento), l’esecuzione dei Romanov (cui è connessa la Rivoluzione Bolscevica) e la Seconda Guerra Mondiale.

Dietro a questa storia che gronda sangue – ciò che lo ricorda è il taglio quasi metallico della chitarra suonata da Richards – c’è lui, il Diavolo, il più grande e perverso regista delle vicende umane. Pare che tra le ispirazioni all’origine della canzone vi sia il celeberrimo romanzo di Bulgakov “Il Maestro e Margherita, edito per la prima volta nel 1967.

Parlare di violenza in un clima difficile come quello del 1968 poteva innescare feroci polemiche, tutt’altro che attutite dalla scelta di un narratore così scomodo come il Diavolo (figura che attirava sul gruppo i sospetti di un satanismo neanche troppo celato). Altro pezzo che scuoteva le coscienze era quella cannonata di “Street Fighting Man”.

Una canzone dal suono straordinariamente moderno, che non sembra essere invecchiata nemmeno dal punto di vista del testo, dato che è un’efficace descrizione delle tensioni sociali di fine decennio, malumori che spesso trovavano una valvola di sfogo nei tafferugli con la polizia per le strade delle grandi città europee.

(continua nella prossima puntata)

 

— Onda Musicale

Tags: Martin Luther King, Beggars Banquet, The Rolling Stones
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