Soundtrack

American Beauty: non è mai troppo tardi per tornare indietro.

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Gusci d'uovo e Miracolo Flora” questo il segreto per avere rose bellissime secondo Carolyn Burnham. Di che film stiamo parlando? Ovviamente di American Beauty. Il titolo della nostra pellicola si riferisce proprio al nome delle rose coltivate dal personaggio sopracitato, ma andiamo con ordine.

Il film del 1999 è l'opera prima di Sam Mendes, (che ha diretto in seguito anche Jarhead e Revolutionary Road) accolta dalla critica molto positivamente, vincendo ben 5 premi Oscar, 6 Bafta e tre Golden Globe.

La vicenda viene narrata direttamente dal protagonista, Lester Burnham (interpretato da Kevin Spacey) che senza troppi giri di parole ci annuncia che presto sarà morto, (scelta narrativa che già venne usata in Sunset Boulevard di Billy Wilder) ma nel frattempo, fa un passo indietro introducendoci a quella che è stata la sua vita.

Una storia come ce ne sono tante: la tipica famiglia della middle – class americana , che vive in una villetta con giardino, dove come avevo preannunciato, Carolyn (Annette Bening) – moglie e madre in carriera ossessionata dal “proiettare sempre un'immagine di successo” – si prende cura delle sue belle e invidiabili rose. Poi c'è il nostro narratore, e marito della donna, Lester, un quarantaduenne frustrato, un fallito agli occhi della sua stessa famiglia, incastrato in un lavoro che non lo soddisfa e che trova il massimo dell'estasi giornaliera masturbandosi sotto la doccia.

A chiudere questo idilliaco quadretto famigliare c'è Jane (Thora Birch) la figlia della coppia, adolescente in crisi col proprio corpo e coi genitori. Fanno da collante ai loro “rapporti” finzione, superficialità, monotonia e frigidità sentimentale. Ma il grigiore delle loro esistenze – che ben si intona con i colori spenti degli abiti, indossati nella prima parte del film – creerà un contrasto fortissimo con il tono che farà da padrone: il rosso. La presenza di questo colore – rappresentata dalle rose sopratutto – servirà invece a descrivere il risveglio dal torpore e la passione che i nostri personaggi riscopriranno dentro di loro. Ma a questo ci arriveremo.

Le vite di un'altra famiglia si intrecciano poi con quelle dei Burnham, parliamo dei Fitts – nuovi del vicinato composti dal figlio Ricky (Wes Bentley) diciottenne con un passato difficile, spacciatore di marijuana, curioso e sensibile, che con la sua videocamera cerca di cogliere la bellezza del mondo; dal padre, il colonnello Frank (Chris Cooper) del corpo dei Marines, neo nazista homo-fobico fissato con la disciplina, e dalla madre Barbara (Allison Janney) che vive la maggior parte del tempo in uno stato semi catatonico.

Non passerà molto tempo perchè Lester e Ricky si conoscano e il giovane diventi oltre che il ragazzo di sua figlia, anche il suo spacciatore di fiducia. Ma non è certo un po' d'erba a costringere il protagonista a dare una scossa alla sua vita, eh no. Il punto di svolta è l'incontro del nostro “eroe” con Angela Hayes, (Mena Suvari) amica di Jane, classica bellezza americana, (bionda, occhi azzurri) con l'ossessione per il “non sembrare una donnetta qualunque”, ne rispecchia invece appieno tutte le caratteristiche.

Dopo aver fatto la conoscenza di questa Lolita le fantasie di Lester si risvegliano, fantasie dove Angela e petali di rosa sono sempre i protagonisti. Il suo desiderio nei confronti della sedicenne lo risveglia da 20 anni di “coma” e lo porta a “prendere in mano” le redini della sua infelice esistenza : si licenzia, cerca un lavoro col “minor carico di responsabilità” in un Fast Food, vende la sua macchina e compra quella dei suoi sogni adolescenziali – una Pontiac Firebird del 70, ovviamente rossa fiammante – e inizia a rimettersi in forma. Come si dice, “non è mai troppo tardi per tornare indietro”,  no?

Anche Carolyn nel frattempo ha ritrovato la sua gioia perduta, intrecciando una relazione con Buddy Kane (Peter Gallagher) il Re dell'immobiliare. Tutto sembra andare per il meglio. Sembra. Si perchè siamo arrivati alla resa dei conti, il nostro Lester del resto ci aveva avvisato della sua dipartita.

Nella giornata che si concluderà con la sua morte, l'uomo scopre il tradimento della moglie, – senza per altro prendersela minimamente – comportando la fine della relazione extra coniugale e il crollo nervoso della donna. Riky viene cacciato di casa dal padre che, per una serie di fraintendimenti, è convinto che il figlio abbia una storia omosessuale con Lester; il ragazzo coglie l'occasione per andarsene e invitare poi Jane a seguirlo a New York quella notte. Ma i colpi di scena non finiscono: Frank con aria stravolta si dirige a casa del nostro protagonista ed equivocando la situazione lo bacia, – svelando così la sua omosessualità repressa- ottenendo però, un rifiuto.

La serata è movimentata, ma non è ancora giunta al termine. Angela e Lester si ritrovano in salotto, finalmente l'uomo ha l'oggetto del suo desiderio a portata di mano. Ma quando sembra arrivato il momento culminante di tutti i suoi sogni erotici, la ragazza, che per tutto il film si atteggiava ad esperta del sesso, si scopre vergine. L'uomo non se la sente più a questo punto, (originariamente un rapporto tra i due era previsto, ma si è poi optato per una scelta più puritana) e dopo averla consolata, resta solo e, malgrado tutto, felice a contemplare la foto della sua bella famiglia. E…Boom. Un colpo di pistola sporca con il sangue del nostro narratore il muro candido della cucina. Dalle inquadrature seguenti capiamo chi è l'assassino: il colonnello Fitts, che dopo essersi esposto in merito ai suoi reali gusti sessuali, ha certo pensato in preda alla vergogna di fare sparire l'unico testimone. Ma il nostro narratore prende la sua fine con filosofia: c'è così tanta bellezza nel mondo, che non vale la pena restare incazzati.

Ecco, è il momento di passare all'analisi della ricca e variopinta Soundtrack. Oltre alle tracce realizzate da Thomas Newman, (che ha composto ad esempio le colonne sonore anche per Il Miglio Verde, Era Mio Padre e Skyfall) come Dead Already – che sentiamo praticamente ogni volta che Lester sogna Angela – e Any Other Name, le musiche spaziano dal rock al neo-melodico, ma non solo.

Pezzi anni 60-70 come Dont Rain on My Parade di Bobby Darin – cantato in auto dalla moglie di Les mentre torna a casa dal poligono – e All Right Now dei Free che scaturisce come un'esplosione da un grido lanciato a pieni polmoni da Carolyn; e ancora Use Me di Bill Withers, e gli assoli coinvolgenti di canzoni come The Seeker dei The Who e American Woman dei The Guess Who – traccia che Lester canta a squarciagola in auto.

Tra i pezzi ascoltati dal nostro protagonista compare anche All Along the Watchtower di Bob Dylan, “sparata" a tutto volume in garage durante i suoi allenamenti e Don't Let it Bring You Down di Neil Young – qui cantata da Annie Lennox – la sera in cui Lester morirà, mentre è in salotto con Angela.

La nostra colonna sonora ci offre anche le sonorità distorte di Cancer For the Cure degli Eels e musiche da “camera” – definite così nel film da Jane – che nella pellicola vengono ascoltate dalla signora Burnham durante le loro “gioiose” cene di famiglia, come Open the Door di Betty Carter e Bali Ha'i di Peggy Lee . Ma la scalata dei generi non è finita, troviamo infatti anche pezzi indie-rock come We Haven't Turn Around dei Gomez e Free To Go dei Folk Implosion. Ultimo ma non ultimo, in chiusura la cover Because dei Beatles realizzata da Ellioth Smith che ci presenta i titoli di coda. Una Soundtrack davvero per tutti i gusti, dove musica e scene si completano a vicenda.

Un crescendo di melodie, di colori, di emozioni intrecciati in una pellicola che malgrado abbia ricevuto anche qualche critica, ritengo possa dare degli spunti di riflessione interessanti in merito alla superficialità con la quale a volte si vive la propria esistenza, finendo poi col dimenticarsi cosa significhi veramente vivere. Consigliato agli amareggiati, agli speranzosi, e a quelli che si lamentano senza però avere mai il coraggio di cambiare le cose.

E, citando Lester Burnham: “ricordate quei poster con la scritta oggi è il primo giorno del resto della tua vita? Questo è vero per tutti i giorni tranne uno: quello in cui muori.

Quindi meglio non perdere tempo.

 

Giada Guerini – Onda Musicale

 

— Onda Musicale

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