Campo di addestramento dei Marines di Parris Island, Carolina del Sud, un nuovo carico di reclute è arrivato al campo per ricevere l’addestramento ed andare a combattere in Vietnam, una delle più sanguinose e discusse sconfitte americane, per una guerra lunga quasi 20 anni.
Tra i tanti giovani ragazzi, immediatamente rasati come previsto nel codice militare, spiccano subito dei giovani soldati a cui vengono subito dati dei soprannomi e con tali verranno, quasi, sempre chiamati nel corso della pellicola.
Tra di loro c’è “Joker” (Matthew Modine) chiamato così per le battute come quella famosa su John Wayne, “Cowboy” (Arliss Howard) chiamato così perché texano e “Palla di Lardo” (Vincent D’Onofrio) perché sovrappeso.
Come loro, tante altre giovani reclute sono comandate dal severissimo Sergente Maggiore Hartman (Ronald Lee Ermey), “vostro capo istruttore”, che li umilia per tutto il tempo con soprannomi, marce canzonatorie e varie punizioni.
Vittima prediletta è, ovviamente, il soldato “Palla di Lardo” perché grasso e con un lieve ritardo mentale, ma non c’è posto per la pietà o la comprensione in caserma.
Quest’ultimo viene preso di mira anche dalle altre reclute che, una notte, lo picchiano selvaggiamente con le saponette avvolte negli asciugamani visto che erano state tutte punite per colpa sua.
Ma come ha detto “Joker” “il corpo dei marines non vuole dei robot, il corpo dei marines vuole dei killer” e quindi si deve andare avanti sempre e comunque, ma a che costo? Il costo è la saluta mentale, già traballante, di “Palla di Lardo”.
Una notte infatti, mentre “Joker” sorvegliava i dormitori, si sentono degli strani rumori provenire dal bagno. Lì "Joker" trova “Palla di Lardo” intento a caricare una carabina con dei proiettili incamiciati.
“7 e 62, blindatissime, Full Metal Jacket”, queste le parole intrise di follia pronunciate dal soldato che, in un raptus, uccide il Sergente Hartman e poi sé stesso sotto gli occhi attoniti ed impotenti di “Joker”.
Dopo l’incidente i soldati possono partire per il Vietnam e lì “Joker” si occupa di giornalismo militare assieme al fotografo Rafterman (Kevyn Major Howard) per la rivista “Stars and Stripes”, ovvero “stelle e strisce”.
Va qui ricordato che l’abbigliamento stesso di “Joker” diventa l’icona del film. Una spilla della pace sulla giacca e la scritta “Born to Kill” (“Nato per uccidere” come il romanzo di Gustav Hasford da cui il film è tratto)sull’elmetto a prova di una teoria jungiana sulla dualità dell’individuo.
Durante la sua permanenza nelle retrovie “Joker” vede il vero volto marcio della guerra. Superiori tronfi ed ignoranti, civili massacrati dai Vietcong e dagli americani, ma soprattutto la perdita totale di qualsivoglia forma di innocenza e ragione umana.
Ad ogni modo, dopo l’attacco alla loro base, prima vera e propria azione di guerra dopo circa un’ora di film, i due chiedono di essere trasferiti al fronte perché annoiati dalle retrovie e desiderosi di vedere un po’ di azione.
Vengono quindi spediti come rinforzi in una piccola cittadina assediata dagli americani. Qui “Joker” incontra rincontra “Cowboy”, ma c’è ben poco da festeggiare dato che il nemico è ancora presente e ha intenzione di vendere cara la pelle.
All’interno di una palazzina in rovina, infatti, è appostato un cecchino che uccide “Cowboy” ed altri soldati scatenando il panico tra le linee americane perché non riescono ad individuare il tiratore.
Dopo un’azione di copertura, però, la truppa di “Joker” riesce a capire dove si trova e si precipitano tutti nella palazzina decisi ad ucciderlo per vendicare i compagni morti.
Una volta dentro i soldati scoprono che il misterioso cecchino è una giovane ragazza vietnamita, con tanto di trecce, ma viene comunque crivellata di colpi dagli altri soldati. Alla fine “Joker” le dà il colpo di grazia con la pistola mentre lei, agonizzante, pregava e chiedeva un po’ d’acqua.
È la fine della presunta innocenza anche per il soldato “Joker” ora che ha ucciso la sua prima vittima ed è ufficialmente “un duro”? Detto questo la truppa si allontana dalla cittadina in fiamme cantando la marcia di Topolino.
Questa è la trama di uno dei capolavori di Stanley Kubrick del 1987, “Arancia Meccanica”, “Shining”, “Orizzonti di gloria”, “2001: Odissea nello spazio” e tanti altri classici del cinema, che è riuscito a sconvolgere l’America gettandole in faccia l’orrore in cui essa stessa era stata invischiata per 20 anni.
Per quanto riguarda la colonna sonora vanno ricordati subito i temi principali e secondari, come l’attacco, composti dalla figlia di Kubrick (Vivian Kubrick sotto lo pseudonimo di Abigail Mead) e le canzoni del periodo, motivetto de “Il Club di Topolino” compreso.
Tra le canzoni ricordiamo subito l’iniziale “Hello Vietnam” di Johnnie Wright che ci fa subito respirare il clima delle reclute, rasate e sbattute in un campo di addestramento, o come “Chapel of Love” delle Dixie Cups che evocano la spensieratezza di allora accanto all’orrore della guerra.
Dalle radio, inoltre, si sentono altre canzoni a cavallo tra rhythm n’ blues e rock come la scatenata “Wooly Bully” di Sam The Sam & The Pharaohs, la sensuale “These Boots Are Made For Walkin’” di Nancy Sinatra oppure la blueseggiante “I Like It Like That” di Chris Kenner.
Altre due canzoni che sono diventate dei veri classici sono la finale “Paint It Black” dei Rolling Stones, inserita dopo i crediti e la marcetta, e la delirante “Surfin’ Bird” dei Trashmen.
Quest’ultima parte immediatamente dopo una sventagliata di M16 contro dei nemici in corsa e fa da sottofondo ai marines che occupano le rovine di una città mentre un’impaurita troupe televisiva riprende il tutto
“Se può essere scritto, o pensato, può essere filmato” diceva Stanley Kubrick e ci è riuscito. L’orrore della guerra in tutta la sua crudeltà nonostante una sorta di umorismo per alleggerire il tutto.
Film diviso essenzialmente in due parti, l’addestramento e la guerra, “Full Metal Jacket” è uno dei film cult sulla guerra del Vietnam accanto ad altre pellicole come “Apocalypse Now” (film del 1979 diretto da Francis Ford Coppola) e “Platoon” (film del 1987 diretto da Oliver Stone).
Un cult da vedere e rivedere le cui battute hanno fatto storia. Consigliato sia per gli amanti del cinema sia ai neofiti di questo grande regista. "Capito bene luridissimi vermi?!"
Vanni Versini – Onda Musicale